Il ministro risponde all’interrogazione di Più Europa sull’affettività dei detenuti: “In 157 hanno dichiarato di non avere aree idonee”.
Roma – Il diritto all’affettività delle persone detenute e le ‘stanze dell’amore’ finiscono ancora nel question time. “Ci stiamo lavorando intensamente. Però il fatto che sia necessario coniugare questo sacrosanto diritto sancito dalla Corte costituzionale con le esigenze di sicurezza, di compatibilità edilizia, di compatibilità con il personale ha creato e crea dei problemi che non sono solvibili in tempi rapidissimi”, ma “è stato costituito” un “gruppo di studio multidisciplinare. Dal monitoraggio è emerso che dei 189 istituti penitenziari, solo 32 hanno confermato l’esistenza di uno spazio idoneo allo scopo, previa la preventiva attuazione di ingenti e corposi interventi strutturali, gli altri 157 istituti hanno dichiarato di non avere a disposizione spazi adeguati”, ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio sull’interrogazione presentata da +Europa.
“Stiamo intervenendo su questo, ci stiamo lavorando al massimo ma miracoli non ne possiamo fare”, ha aggiunto. “Ricordo bene – ha sottolineato – la questione posta varie volte in questa sede. Umanamente parlando e anche giuridicamente, condivido le vostre perplessità. E’ una sentenza storica, che si allinea anche con una normativa più evoluta della nostra che è orientata al principio dell’umanizzazione della pena, però nello stesso tempo è una sentenza che non prende atto di una realtà che non può essere modificata in pochissimo tempo”.

“Qui non si tratta di aderire o meno a una sensibilità umana o giuridica: quando si hanno responsabilità di governo, come nel caso del Ministro Nordio, si tratta di dare attuazione alle cose. Nel caso dell’affettività in carcere, si tratta di dare attuazione a una sentenza della Cassazione”, ha affermato il segretario di Più Europa Riccardo Magi nella replica al ministro. “E io non posso pensare – ha proseguito – che non esista almeno un carcere per regione in Italia che abbia già le condizioni di ambienti e di spazi per cominciare a garantire quello che la Corte Costituzionale ha riconosciuto essere un diritto soggettivo”. “Tra l’altro, la corte non ha detto che serve una legge ma si è rivolta direttamente all’amministrazione penitenziaria e ai magistrati di sorveglianza”.
“Sappiamo tra l’altro che recentemente, in un incontro con i garanti al ministero, è stata annunciata una circolare di imminente emanazione: che fine ha fatto? Secondo noi non ci sarà alcuna umanizzazione con gli interventi di edilizia carceraria se il commissario nominato dal governo non inizia a lavorare a partire da queste cose, che sono piccole ma che modificano completamente la qualità della vita delle persone e rendono la pena meno crudele e afflittiva”, ha concluso Magi.
La Corte Costituzionale, con una sentenza storica, nel gennaio 2024 aveva sdoganato il diritto all’amore dietro le sbarre, dando il via libera alle cosiddette ‘camere dell’amore’. A fare da apripista, due carceri italiane, Parma e Terni, dove è stato riconosciuto il diritto ad avere momenti di intimità con i propri partner dietro le sbarre. Nel caso umbro a stabilirlo è stata una sentenza del Tribunale di Sorveglianza che ha autorizzato un detenuto a colloqui intimi in assenza del personale di polizia penitenziaria.