Allarme dazi Usa: la premier Meloni si prepara all’incontro con Trump

La data del faccia a faccia a Washington è quella del prossimo 17 aprile. “Proporrò al presidente lo ‘zero per zero’ sui dazi con l’Ue”.

Roma – Il governo italiano si mobilita nella guerra dei dazi Usa. La premier Giorgia Meloni è pronta a volare a Washington nei prossimi giorni per parlare delle tariffe direttamente con il presidente statunitense Donald Trump. Nelle ultime ore si è tenuta una task force ministeriale per discutere della strategia da adottare, poi l’incontro con i rappresentanti delle categorie produttive, sempre nel tentativo di capire come attutire il colpo dei dazi sulla loro competitività. La premier è convinta che si stia aprendo lo spazio per una negoziazione con Trump: la data dell’incontro non è quella del prossimo 17 aprile.

La maggiore preoccupazione è quella di pesanti ricadute delle tariffe su determinati comparti, come ad esempio l’agroalimentare. Anche nel mondo del vino l’allarme dazi è stato al centro del Vinitaly, una delle più grandi kermesse di settore nota a livello internazionale e che fa dell’Italia un’eccellenza. A pochi giorni dall’entrata in vigore dei dazi aggiuntivi del 20% annunciati dal presidente Donald Trump, si registrano già i primi effetti per i produttori di vino italiani, con la richiesta degli importatori statunitensi di abbassare i prezzi per aiutarli a compensare l’aggravio tariffario ed evitare di dover rinunciare alle quote di mercato acquisite. Varie le possibili soluzioni che si stanno vagliando al centro della discussione con le rappresentanze settoriali, comprese le compensazioni sul modello degli aiuti durante il Covid (che andrebbero però concordati con l’Ue).

C’è poi chi suggerisce di rafforzare il fondo per il Made in Italy, mentre al momento resta più scetticismo sulla possibilità di utilizzare parte dei fondi del Pnrr, compresi quelli di Transizione 5.0 suggeriti da Confindustria, perché anche qui ogni modifica di destinazione andrebbe negoziata con Bruxelles. E proprio in seno all’Ue, intanto, Roma ribadisce la richiesta di interventi “sulle regole ideologiche e poco condivisibili del Green Deal” per andare incontro soprattutto alle esigenze dell’automotive. La presidente del Consiglio al tavolo con le imprese ha sottolineato che la “sfida da esplorare è invece quella che l’Italia è stata tra le prime nazioni a promuovere, e che anche la Presidente von der Leyen lo ha ribadito ieri, ovvero la possibilità di azzerare i reciproci dazi sui prodotti industriali esistenti con la formula ‘zero per zero’. In questo mi pare che ci sia da parte della presidente della Commissione e da parte del Commissario al Commercio che sta trattando una disponibilità. È questo il negoziato che deve vederci tutti impegnati e a tutti i livelli, che vede impegnati noi e che impegna me che sarò a Washington il prossimo 17 aprile e ovviamente intendo affrontare anche questa questione con il Presidente degli Stati Uniti”.

Alla task force a Palazzo Chigi hanno partecipato i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, il ministro delle Imprese e made in Italy Adolfo Urso, il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, il ministro degli Affari europei e del Pnrr Tommaso Foti, oltre al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Durante l’incontro è stato ribadito che “una guerra commerciale non avvantaggia nessuno”. Alla fine del vertice, una nota di Palazzo Chigi ha fatto sapere che durante la riunione c’è stato “un approfondimento sul tema dei dazi imposti dagli Stati Uniti e le possibili implicazioni per l’economia italiana”. I ministri, inoltre, “hanno illustrato” alla presidente del Consiglio “le diverse ipotesi allo studio per sostenere le filiere produttive e rilanciare la competitività delle imprese. Proposte che saranno al centro del confronto con le categorie produttive, in programma per domani”. Si è “discusso” anche “degli strumenti necessari per sostenere le imprese, intervenendo sulle regole ideologiche e poco condivisibili del Green Deal e sulla necessità di semplificare il quadro normativo”.

Tra gli effetti dei dazi il Centro studi di Unimpresa ha stimato fino a 100 dollari in più all’anno: questo l’aumento, per ogni famiglia americana che vorrà comprare made in Italy. Unimpresa stima per i consumatori Usa un incremento medio per persona di 15-21 dollari all’anno, ovvero tra 75 e 100 dollari per famiglia. E se si guarda al totale, si arriva fino a 7 miliardi di dollari annui. Ma, per fare una stima dei contraccolpi dell’effetto dazi per le imprese italiane che esportano negli Stati Uniti, bisogna considerare se e quanto i consumatori americani vorranno cambiare abitudini decidendo di rinunciare a comprare italiano e, soprattutto, cosa non comprare più o di meno.

La fetta principale del made in Italy è quella dell’agroalimentare italiano: tra il 2023 e il 2024 – in base ai dati elaborati da Nomisma per Centromarca – l’import negli Usa è cresciuto da 6,8 a 8 miliardi di euro. E nel decennio 2014 – 2024 il fatturato grocery è passato da 3,8 a 9,9 miliardi di euro, con una crescita del +161%. Una ricerca condotta in questi giorni negli Stati Uniti da YouGov, per Centromarca, rileva che solo il 16% dei consumatori afferma di essere disposto a pagare di più per acquistare prodotti grocery italiani, mentre il 48% afferma di essere disposto a spendere la stessa cifra che sborsa per altri prodotti. Il 10% vorrebbe investire di meno, mentre il 26% non ha un’opinione precisa. Tra coloro che consumano prodotti grocery made in Italy, il 47% dice che con l’aumento dovuto ai dazi manterrebbe la quantità di prodotti italiani acquistati, mentre il 30% la ridurrebbe.

Per una lettura più precisa bisogna tenere conto che circa la metà dei consumatori americani utilizza prodotti alimentari italiani: il 14% lo fa ogni settimana, il 25% mensilmente. Tra i prodotti usati abitualmente, nelle prime cinque posizioni troviamo: pasta (50% di citazioni), olio di oliva (46%), formaggi (38%), salse (37%) e vino (33%).

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