Oltre 2.700 le imprese confiscate alle mafie: il 95 per cento viene liquidato

I dati dell’ultima Relazione ANBSC al 31 dicembre 2023 e presentati in un quaderno del Cnel. La destinazione ad altro utilizzo aumenta del 34%.

Roma – Nel 2023 sono stati 3.927 i beni immobili sequestrati alla criminalità destinati ad altro utilizzo, registrando un aumento del 34% rispetto al 2022, mentre il 95% delle aziende viene liquidato per “mancanza di capacità patrimoniale autonoma”. La finalizzazione prioritaria si conferma quella del riuso sociale dei beni da parte degli Enti locali presenti nei territori che maggiormente hanno subito gli effetti distorsivi della presenza criminale, per un totale di 2.292 beni nel 2023, pari al 58,37%. Sono alcuni dei dati tratti dall’ultima Relazione dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (ANBSC) al 31 dicembre 2023 e presentati in un quaderno del Cnel.

Riguardo le aziende il numero di quelle confiscate e destinate risulta essere pari a 2.172 distribuite prevalentemente nei settori delle costruzioni e del commercio. Nel complesso risultano attive 130 aziende per un totale di 1826 lavoratori. Sono 2.781 le aziende in gestione dell’Anbsc al 31 dicembre 2023 , di queste 1.908 in confisca definitiva, con prevalenza in Sicilia (594), Campania (369), Lazio (246), Calabria (196), Lombardia (162) e Puglia (95); a seguire le altre Regioni, con numeri molto più bassi. Nel corso di due cicli di
conferenze di servizi di cui l’Anbsc ha fatto ricorso nel 2023 1.914 beni destinati sono stati assegnati, centrando un tasso di finalizzazione pari al 67,2% mentre nel 2024 è emerso l’interesse per 449 beni su 710 proposti.

In una nota del Cnel si legge che è stato siglato un accordo interistituzionale tra il Cnel, il Mimit e l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata (Anbsc). La collaborazione è finalizzata a valorizzare le imprese e i beni aziendali sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, per restituirli al tessuto produttivo sano e alle comunità sociali di riferimento. Si tratta di un impegno, si legge nella nota del Cnel, che “vuole contribuire allo sviluppo dei contesti economici locali e favorire opportunità di lavoro, anche attraverso contratti di rete e piani di rigenerazione del territorio. Si intende, inoltre, sostenere lo sviluppo di sinergie industriali e di scala, per la creazione di reti di filiera e consentire un’adeguata sostenibilità economico-finanziaria delle imprese, assicurando la ripresa dell’attività produttiva.

Rimane “centrale anche la volontà di garantire la piena partecipazione di tutte le forze sociali, economiche, del lavoro e del terzo settore ai processi di recupero e valorizzazione dei beni e delle aziende sottoposte a confisca, allo scopo di verificare in via prioritaria la praticabilità del loro affitto a titolo oneroso a società e ad imprese pubbliche o private, ovvero in comodato senza oneri a carico dello Stato a cooperative di lavoratori dipendenti dell’impresa confiscata, sempre nell’ottica prevalente di un’adeguata garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali“.

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