Folla ai funerali della 22enne trucidata dal collega di facoltà che non accettava il suo rifiuto. Il messaggio dell’arcivescovo Lorefice: “L’amore non uccide”.
Misilmeri – “L’amore non uccide”. Con queste parole, pronunciate con voce commossa, l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, ha aperto l’omelia durante i funerali di Sara Campanella, la studentessa 22enne uccisa a Messina il 31 marzo da Stefano Argentino, un collega di facoltà che non accettava il suo rifiuto. La chiesa madre di Misilmeri, paese natale di Sara, si è riempita di silenzio e lacrime per dare l’ultimo saluto alla giovane, il cui feretro è stato accolto da un lungo applauso e da un mare di fiori bianchi.

La morte di Sara Campanella: il dolore e la fede
“È assurdo”, ha proseguito Lorefice, davanti ai genitori di Sara, straziati dal dolore, e a una folla di amici, compagni universitari e cittadini. “Nel corpo di Sara piangiamo il destino dell’umanità quando essa sceglie la violenza, la morte. Non ci sono parole per consolare il vostro strazio, cari genitori. Siamo in silenzio con voi. E vi doniamo le nostre lacrime”. L’arcivescovo ha poi alzato lo sguardo verso il crocifisso, simbolo di sofferenza e redenzione: “L’intera famiglia umana oggi piange Sara. E noi qui, stamattina, anzitutto la consegniamo a un Corpo che è stato anch’esso martoriato e ucciso: il Corpo crocifisso di Gesù di Nazareth. Ucciso con violenza da uomini che non sapevano quello che facevano”.

Le parole di Lorefice, dense di compassione e spiritualità, hanno cercato di dare senso a un dramma che ha scosso non solo Misilmeri, ma l’intera Sicilia. Sara, studentessa di Tecniche di Laboratorio Biomedico all’Università di Messina, è stata colpita da cinque coltellate, una delle quali letale alla giugulare, in un agguato brutale che l’autopsia ha confermato essere durato pochi, terribili minuti.
Una comunità unita nel lutto
La celebrazione, concelebrata da don Giuseppe Di Giovanni, parroco di Misilmeri, è stata un momento di profonda condivisione. Fuori dalla chiesa, striscioni e cartelli con frasi come “Sara vive nei nostri cuori” e “Basta violenza” hanno testimoniato l’indignazione e il cordoglio di una comunità che conosceva Sara come una ragazza solare, dedita agli studi e al volontariato. La madre, maestra d’asilo, e il padre, dipendente comunale, sono stati sostenuti da un abbraccio collettivo, mentre il fidanzato Antonino Fricano, visibilmente distrutto, ha deposto una rosa bianca sul feretro.

Il monito contro la violenza
L’omelia di Lorefice non è stata solo un addio, ma un appello: “L’amore non uccide, e chi uccide in nome di un sentimento distorto non conosce l’amore. Sara ci lascia un compito: costruire un’umanità che rifiuti la violenza”. Un messaggio che riecheggia le proteste di questi giorni a Messina, dove studenti e associazioni hanno chiesto giustizia e maggiore attenzione alla sicurezza delle donne.
Al termine della messa, il feretro di Sara è stato portato al cimitero di Misilmeri, accompagnato da un corteo silenzioso. La giovane, che sognava di salvare vite con il suo lavoro, è stata affidata alla terra e alla fede, mentre il suo ricordo resta un grido contro ogni forma di violenza.