Evasione fiscale: il 60% è recidivo per oltre 10 anni, si tratta di 13 milioni di contribuenti

L’Agenzia delle Entrate-Riscossione fornisce nuovi dettagli sulla mole di debiti che il Fisco non è ancora riuscito a riscuotere.

Roma – “Gran parte” del magazzino fiscale è “formato da recidivi”: il 60%, cioè oltre 13 milioni di contribuenti, è recidivo in almeno 10 differenti annualità, quindi “non è che ha 10 cartelle ma potrebbe avere 10 cartelle per anno”. Inoltre, guardando ai circa 10 milioni di contribuenti destinatari ogni anno di cartelle di pagamento, avvisi di addebito o accertamento esecutivo, è recidivo oltre il 77%, che risulta avere già avuto iscrizioni a ruolo nei 3 anni precedenti. L’Agenzia delle Entrate-Riscossione fornisce nuovi dettagli sulla mole di debiti che il Fisco non è ancora riuscito a riscuotere: un carico contabile residuo che sfiora i 1.280 miliardi e coinvolge circa 22,3 milioni di contribuenti. Una fotografia fornita dal direttore dell’Agenzia, Vincenzo Carbone, in audizione nei giorni scorsi al Senato.

“Complessivamente – aveva sottolineato l’Agenzia – il carico contabile residuo dei ruoli affidati dai diversi enti creditori, prima ai concessionari privati, poi a Equitalia e infine all’Agenzia delle entrate-Riscossione, nel periodo primo gennaio 2000 al 31 gennaio 2025, ammonta a 1.279,8 miliardi di euro, dei quali 1.272,9 miliardi relativi a carichi affidati dal primo gennaio 2000 al 31 dicembre 2024 – comprensivi anche dei carichi relativi agli ambiti provinciali della Regione Siciliana affidati fino al 30 settembre 2021 a Riscossione Sicilia S.p.A”. Dai dati emerge che solo il 20% degli atti notificati annualmente viene regolarizzato nel periodo immediatamente successivo alla notifica. Un ulteriore 25% trova definizione nei successivi 4/5 anni, solo dopo l’avvio di procedure di recupero, ovvero a seguito di rateizzazione. Mentre oltre il quinto anno successivo alla notifica le percentuali degli atti che vengono regolarizzati risultano “decrescenti e marginali”.

Negli ultimi anni le rottamazioni che si sono succedute con l’obiettivo di un progressivo smaltimento del magazzino “non hanno inciso significativamente” sulla sua riduzione. Con la quater tuttora in corso sono stati riscossi 12,2 miliardi al 31 dicembre 2024: se i contribuenti con piani rateali proseguiranno a pagare regolarmente l’impatto sul magazzino è stimato in un massimo di circa 38,5 miliardi. “È bene precisare fin da subito – aveva spiegato Carbone – che i crediti residui appaiono per circa il 40% del loro importo di difficile recuperabilità per le condizioni soggettive del contribuente”, infatti 149 miliardi di euro sono dovuti da soggetti interessati da procedure concorsuali, 224,4 miliardi di euro da persone decedute e imprese cessate, 138,9 miliardi da soggetti che, in base ai dati presenti nell’Anagrafe Tributaria, risultano nullatenenti”. 

“Ulteriore parte dei crediti residui, per un controvalore di circa 50,9 miliardi di euro – ha proseguito Carbone – risulta interessata da specifici provvedimenti di sospensione, in essere alla data del 31 gennaio 2025, che inibiscono l’attività di recupero. Si tratta, in particolare, di provvedimenti emessi dagli enti creditori o disposti dall’Autorità Giudiziaria, per un importo di 28,4 miliardi di euro, e delle sospensioni disposte a seguito di adesione alla cosiddetta Rottamazione-quater” per un importo “di 22,5 miliardi”. “Della restante parte –aveva detto – un importo pari a 580,8 miliardi di euro è relativo a contribuenti nei confronti dei quali l’agente della riscossione ha già svolto negli anni azioni esecutive e/o cautelari”. Carbone ha quindi evidenziato che “nel magazzino residuo sono presenti anche crediti interessati da rateizzazioni in corso per un valore pari a 34,7 miliardi di euro”.

Un peso non indifferente ce l’ha il settore della mobilità. Secondo quanto riporta Il Sole 24 Ore – che ha analizzato i dati della memoria depositata in commissione Finanze al Senato -, si parla di 10,8 milioni di cartelle all’anno per un totale di 4,4 miliardi di euro divisi fra multe e bolli auto non pagati. Nel caso dei bolli si tratta di 6,8 milioni all’anno, per un valore che ogni 12 mesi si attesta in media a 1,75 miliardi. Guardando alla nuova rottamazione oggetto del ddl della Lega all’esame del Senato, anche l’Agenzia delle Entrate conferma i dubbi sollevati già da Corte dei Conti, Upb e Dipartimento Finanze del Mef. Nel mirino c’è l’anomalia del meccanismo che consente di non pagare fino a 7 rate senza incorrere nella ‘decadenza’: “Potrebbe determinare, a breve e medio termine, effetti finanziari negativi”, ha avvertito Carbone, che vede anche “il rischio di un utilizzo strumentale” della misura da parte dei debitori e l’aumento dei “già elevati tassi di ‘decadenza’” registrati nelle precedenti rottamazioni.

La Corte dei Conti invece ha fornito un’analisi alla Commissione parlamentare sul Federalismo fiscale relativa alle entrate dei principali tributi comunali che, nell’ultimo triennio, mostrano una situazione di sostanziale stabilità. Ma la capacità di riscossione da parte dei Comuni non è sempre adeguata e soprattutto non è uniforme sul territorio nazionale, mostrando differenze notevoli tra Nord e Sud, che diventano gap quasi incolmabili se quelli da incassare non sono crediti immediati ma relativi ad anni precedenti.

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