La donna chiede al giudice di Trieste di ordinare all’Asugi di conformarsi alla sentenza costituzionale, riconoscendo il suo diritto di accedere alla morte assistita.
Trieste – Martina Oppelli, tramite i suoi legali coordinati dall’avvocato Filomena Gallo, Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni, ha impugnato il nuovo diniego del Tribunale chiedendo al giudice di Trieste di ordinare all’Asugi di conformarsi alla sentenza costituzionale, riconoscendo il suo diritto di accedere alla morte assistita. Il Tribunale ha però rigettato le richieste, prendendo atto di una valutazione effettuata da medici specializzati. “Non sono una giurista – dichiara la donna – ma trovo offensiva sia nei miei confronti che in quegli degli Enti pubblici che mi erogano i sussidi necessari e indispensabili per coprire le spese assistenziali, la parte in cui (nella decisione di Trieste ndr) si asserisce che l’assistenza è finalizzata alla mera cura della persona”.
Avendo una “invalidità certificata del 100% con gravità riconosciuta ai sensi della legge 104, mi chiedo dunque se le commissioni esaminatrici non si siano sbagliate. Come faccio io, totalmente immobile, a mangiare, a bere, ad assumere farmaci nelle 24 ore, poiché necessito di antiepilettici anche la notte? Chi mi schiaccia la pancia fino a frullarla per riuscire ad espletare i bisogni fisiologici? Chi mi lava? Chi mi cambia i presidi per l’incontinenza? Chi si spezza la schiena per riuscire a piegarmi anche solo una gamba o per mettermi a letto o a sistemarmi sulla carrozzina? Chi mi accende il computer per poter accendere i comandi vocali indispensabili per lavorare? Evidentemente io sono qui a pettinare le bambole’, citando Bersani”.

Martina, architetta triestina di 49 anni, affetta da sclerosi multipla progressiva, aveva presentato un esposto alla Procura di Trieste per rifiuto di atti d’ufficio e tortura nei confronti dei medici dell’Asugi, l’azienda sanitaria universitaria giuliano isontina. L’annuncio è stato dato ad agosto scorso durante un incontro con l’associazione Luca Coscioni. Completamente dipendente da macchinari, farmaci e assistenza continua per le sue funzioni vitali, Martina aveva visto nuovamente respinta la sua richiesta di assistenza per il suicidio assistito da parte di Asugi. “I medici di Asugi – aveva detto l’avvocato Gallo – arrivano a mettere in dubbio che Martina Oppelli necessiti realmente della macchina della tosse che essi stessi, tramite il Ssn le avevano prescritto; in questo modo danno una falsa rappresentazione della sua condizione di malattia e soprattutto dei supporti medici e farmacologici che la tengono in vita”.
Il “rifiuto fondato su tali argomentazioni risulta arbitrario e quindi censurabile ai sensi del reato di rifiuto di atti d’ufficio. Inoltre, la violenza e la crudeltà che caratterizzano il trattamento degradante subito da Martina, che si trova in una condizione di evidente minorata difesa ad avviso del collegio legale che segue Martina integrano gli estremi del reato di tortura. Abbiamo chiesto alla Procura di Trieste di verificare tali condotte e impugneremo il diniego di Asugi in ogni suo punto e in ogni sede”, aveva concluso.