Terrorismo: Mattarella ricorda Tarantelli, “Un martire della democrazia”

Anche la leader della Cisl Daniela Fumarola racconta di quel tragico 27 marzo 1985, quando la follia omicida delle Br uccise il professore.

Roma – “A quarant’anni dal vile assassinio, la Repubblica ricorda il Professor Ezio Tarantelli, intellettuale fine e appassionato, uomo aperto al confronto, convinto sostenitore di politiche economiche orientate alla giustizia sociale e allo sviluppo dell’occupazione. In questo giorno di ricorrenza, desidero esprimere i sensi della più intensa partecipazione e vicinanza ai familiari, a chi gli era amico, a quanti meritoriamente continuano a valorizzarne l’eredità di studio e di pensiero. Nel loro aberrante fanatismo ideologico, i brigatisti concepirono l’agguato mortale ai danni di una persona indifesa, a causa delle sue idee e del contributo che stava fornendo alle scelte del Paese”. Lo dichiara il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“Tarantelli – ricorda il Capo dello Stato – venne scelto come bersaglio proprio perché raccordo tra società e Istituzioni, convinto com’era che nel confronto potesse scaturire una spinta a uno sviluppo migliore, rafforzando e non indebolendo la coesione sociale”. “Ezio Tarantelli, che si dedicava all’Università e agli studenti, è divenuto così martire della democrazia: nella memoria della Repubblica la sua testimonianza resta indelebile”, conclude Mattarella. Anche la leader della Cisl Daniela Fumarola in un ampio intervento sul
Sole 24 Ore ricordando l’economista assassinato dalle Br 40 anni fa il 27 marzo del 1985. “Sono passati quarant’anni da quel tragico 27 marzo 1985, quando la follia omicida delle Brigate Rosse strappò alla vita Ezio Tarantelli, economista di straordinario talento, intellettuale riformista e protagonista di un’idea di sindacato come motore di trasformazione sociale”.

A Roma all’Auditorium del Lavoro il convegno organizzato dalla Fondazione Tarantelli “Il coraggio delle proposte impopuliste” ha ricordato l’economista assassinato dalle Br. “Quel giorno, nel parcheggio della Facoltà di Economia e Commercio di Roma, – ha ricostruito Fumarola – un agguato premeditato pose fine alla sua esistenza, mentre si accingeva a salire sulla sua Citroen rossa per discutere con Tiziano Treu e Pietro Craveri il manifesto del “No al Referendum” sulla scala mobile. Sul parabrezza dell’auto i brigatisti lasciarono un delirante proclama di settanta pagine, simbolo di un’ideologia cieca che vedeva nel salario una battaglia da difendere “con il fucile”. (…) ”Tarantelli credeva che il sindacato dovesse sedere nella cabina di regia delle decisioni, non limitarsi a minacciare la chiusura del Paese. Oggi, a quarant’anni dal suo barbaro assassinio, il suo insegnamento conserva una straordinaria attualità”.

Tarantelli “scelse la Cisl perché era un vero riformista del lavoro. Uno studioso ed intellettuale come lo erano Massimo D’Antona e Marco Biagi, vittime anche loro del terrorismo. Persone che sono riuscite a rendere concretamente praticabili riforme apparentemente impossibili. Avanzando proposte. Tessendo dialogo. Avendo in mente – ha proseguito – che di fronte alla strenua conservazione dell’esistente, bisogna non avere paura di indicare nuovi possibili equilibri di regolazione dei rapporti tra lavoro e impresa, tra Stato e parti sociali. Tarantelli diceva che il sindacato deve stare lì, perché se ha il potere di chiudere il Paese, allora deve anche essere in grado di costringerlo alle riforme. Se c’è un insegnamento, tra i tanti suoi, che ha un valore e una attualità assolutamente straordinari, è questo: il sindacato non può limitarsi a conservare l’esistente, magari scegliendo la via comoda ma senza veri sbocchi della testimonianza protestataria o peggio del populismo. Il sindacato non può pensare che il suo ruolo sia quello di minacciare la chiusura del Paese, restando sempre e solo in un antagonismo tanto puro e duro, quanto assolutamente sterile”.

Daniela Fumarola

“Noi la vediamo all’opposto”, conclude la leader Cisl: “la nostra forza, vogliamo spenderla per costringere alle riforme. Partecipazione, contrattazione, concertazione: sono questi i tre angoli del perimetro riformista che noi intendiamo abitare. Un terreno che nel segno della corresponsabilità, unisca sindacati, imprese e governo, in piena autonomia reciproca, per disegnare un nuovo modello di relazioni industriali. Tutto questo e’ possibile solo in un modo: con un nuovo “Patto della responsabilità” tra Governo e Parti sociali riformiste. Basta con gli steccati ideologici e le divisioni strumentali. Va aperta una nuova stagione di innovazioni condivise per garantire salari più alti e maggiore produttività, più sicurezza nei luoghi di lavoro, nuove tutele e formazione di qualità, piena occupazione e buona flessibilità”. 

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