Bambino in coma dopo il formaggio: il papà di Mattia Maestri fonda un’associazione

La mission dell’uomo “non di aiuto ma di difesa, con cui entrare nei procedimenti giudiziari come parte offesa, costituendoci parte civile”.

Trento – Da una tragedia può nascere un progetto di grande solidarietà. Lo sa bene Giovanni Battista Maestri, il papà di Mattia, il bambino che dal 2017, quando aveva quattro anni, si trova in stato vegetativo per aver mangiato un formaggio a latte crudo contaminato dal batterio dell’escherichia coli prodotto dal Caseificio sociale di Coredo. Tra poche settimane fonderà un’associazione di consumatori dedicata ai “rischi connessi ai prodotti alimentari intrinsecamente pericolosi”. Maestri lo ha annunciato all’hotel Accademia di Trento, a una settimana dalla decisione della Corte di Cassazione, che ha confermato le condanne per lesioni gravissime a carico dell’ex presidente del caseificio sociale di Coredo Lorenzo Biasi e del casaro Gianluca Fornasari.

“E’ una sentenza storica e che fa scuola, un dispositivo che crea un precedente fondamentale in materia di tutela della salute pubblica“, queste le parole degli avvocati Paolo Chiariello e Monica Cappello, che assistono il padre e la madre di Mattia, il piccolo in stato vegetativo da quando aveva 4 anni. “I genitori hanno condotto una battaglia giudiziaria lungacoraggiosa difficile, ma soprattutto generosa perché si sono messi a disposizione per un unico obiettivo: un caso di questo tipo non può e non deve accadere a qualche altro bambino”.

“Con l’associazione entreremo in tutti i procedimenti simili. Vi assicuro – ha sottolineato – che ci batteremo e lotteremo come ho lottato per il mio bambino anche per gli altri bambini o anziani che dovessero essere uccisi dal formaggio a latte crudo. I soldi della provvisionale li utilizzerò tutti per aiutare gli altri bambini. Quest’associazione sarà gratuita, ed io ci metterò la faccia assistito e aiutato da alcuni consulenti”, ha spiegato Maestri. Il padre del piccolo Mattia è tornato a chiedere il “ritiro immediato del marchio” assegnato da parte dell’Apt Val di Non ad un formaggio prodotto dal Caseificio sociale di Coredo, una “etichettatura seria e non la barzelletta messa in campo finora” per i formaggi a latte crudo e il divieto della distribuzione di questi prodotti “nelle case di riposo, nelle scuole materne e negli asili nido”.

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