Il male di vivere invade il mondo: ogni anno sono 740mila i suicidi, uno ogni 43 secondi

In tre decenni il tasso di mortalità diminuito di quasi il 40%. I numeri impietosi da una ricerca pubblicata su The Lancet Public Health.

Roma – Il male di vivere invade il mondo. I numeri sono impietosi. Ogni anno si verificano circa 740mila decessi per suicidio nel mondo, uno ogni 43 secondi ed ogni minuto quattro uomini e sei donne necessitano di cure ospedaliere per tentativi di suicidio a livello globale. Numeri esorbitanti emersi da una analisi dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) presso la facoltà di medicina dell’Università di Washington a Seattle, pubblicata su The Lancet Public Health, condotta sulla base dei dati del Global Burden of Disease per regione, paese, anno, età, sesso e suicidio con armi da fuoco dal 1990 al 2021.

Tra le cause di morte globali del 2021, il suicidio è stato classificato al 21 posto (più alto dell’HIV/AIDS) per entrambi i sessi combinati e livello regionale, i tassi di mortalità più elevati si sono verificati nell’Europa orientale, nell’Africa subsahariana meridionale e nell’Africa subsahariana centrale. Per gli uomini, il suicidio è stato la 19a causa di morte a livello globale, con l’Europa orientale che ha registrato il tasso di mortalità più elevato, mentre per le donne si è collocato al 27esimo posto a livello mondiale, con tassi più elevati in Asia meridionale. Studi precedenti hanno rilevato che le vittime di violenza, aggressioni sessuali e traumi infantili sono considerate a maggior rischio di suicidio, così come l’accesso a mezzi letali, tra cui armi e pesticidi, povertà e deprivazione sociale.

Gli ultimi dati sottolineano anche una netta differenza tra i due sessi a livello globale, regionale e nazionale: gli uomini mostrerebbero infatti più del doppio delle probabilità di morire di suicidio rispetto alle donne, in cui però si osserva il 49% di probabilità in più di tentarlo. Nel complesso, il tasso di mortalità per suicidio è stato pari a 12,8 ogni 100.000 abitanti per gli uomini e a 5,4 ogni 100.000 abitanti per le donne, mentre l’incidenza dei tentativi di suicidio che richiedevano cure mediche, senza portare a morte, è stata tre volte superiore per le donne rispetto agli uomini, con una differenza più alta nel Nord America ad alto reddito, con uno su 30,7 tentativi che provocavano la morte per le donne e uno su 6,3 tentativi per gli uomini.

A livello globale, gli uomini avevano più di tre volte più probabilità di morire per suicidio usando armi da fuoco rispetto alle donne: il 10% dei suicidi degli uomini era con armi da fuoco, rispetto al 3% delle donne. Gli Stati Uniti restano la nazione con il tasso di suicidi più alto da armi da fuoco al mondo: quasi 22.000 (55%) dei suicidi per gli uomini e oltre 3.000 (quasi il 31%) per le donne, più propense a scegliere mezzi meno fatali, come l’avvelenamento e l’overdose correlate a un tasso di sopravvivenza più elevato. Inoltre è emerso che sia gli uomini che le donne a livello globale muoiono per suicidio in età avanzata con età media al decesso, nel 1990, per gli uomini di 43 anni e per le donne i quasi 42 anni, passata entro 2021 a 47 anni per gli uomini e quasi 47 per le donne.

L’età media più alta di circa 58 anni per gli uomini e 60 anni per le donne, si sono registrate nell’Asia orientale e quella più bassa in Oceania, pari a 36 anni per gli uomini e 34 anni per le donne. Tali dati offrono una opportunità per sviluppare metodi di prevenzione del suicidio più efficaci in tutto il mondo e strategie di intervento più personalizzati per luoghi e popolazioni specifiche.

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