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Indagini serrate sulla truffa a nome di Crosetto: tra i contattati Armani e Bertelli

Indagini a tutto campo della Procura di Milano: sarebbero arrivate telefonate anche a Della Valle, Tronchetti Provera e alla famiglia Moratti.

Roma – Ci sarebbero Giorgio Armani e Patrizio Bertelli tra i facoltosi imprenditori contattati dai truffatori che si presentano con il nome o a nome del ministro della Difesa, Guido Crosetto, chiedendo ingenti somme di denaro per liberare soldati e giornalisti detenuti dall’arresto. Da quanto si apprende sull’inchiesta per truffa aggravata aperta dalla Procura di Milano, né lo stilista fondatore dell’omonimo brand di moda, né il presidente di Prada e marito di Miuccia Prada sarebbero tuttavia l’imprenditore che ha pagato circa un milione di euro su un conto estero in Europa dopo essere stato raggiunto da un soggetto che si presentava come Crosetto e poi da un “credibile” generale delle forze armate.

A quanto risulta all’Adnkronos tra le persone che sono state contattate dal gruppo di truffatori, ma che non sarebbero cadute nel tranello, figurano appunto lo stilista Giorgio Armani, un esponente della famiglia Moratti, ma anche Marco Tronchetti Provera, l’amministratore delegato di Tod’s Diego Della Valle, Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada e presidente del gruppo. Gli investigatori, coordinati dal Procuratore di Milano, Marcello Viola, e dal sostituto Giovanni Tarzia stanno per ricevere altre due denunce presentate in Procure diverse da quella di Milano. Sale a 3 il numero dei denuncianti ufficiali, ma sarebbero almeno 7 i casi su cui sono a lavoro gli inquirenti, tutti personaggi danarosi o appartenenti a dinastie imprenditoriale.

Le indagini coordinate dal procuratore Marcello Viola

Richieste di decine di migliaia di euro a imprenditori o professionisti di un certo calibro, a nome del ministro della Difesa, Guido Crosetto, o del suo staff. Crosetto ha confermato tutto e in un post su X ha scritto: “Preferisco rendere pubblici i fatti affinché nessuno corra il rischio di cadere nella trappola”. E ha ricostruito la vicenda, nata martedì scorso con la chiamata di un amico, grande imprenditore, “che mi chiede perché la mia segreteria avesse chiamato la sua per avere il suo cellulare”. Da quel momento è scattato l’allarme. Dalle prime analisi i truffatori utilizzerebbero un sistema per mascherare numeri di telefono da cui partono le chiamate e, in almeno un’occasione, sarebbe stato realmente simulato un numero appartenente alla ‘batteria’ del ministro della Difesa.

Per provare a bloccare il denaro e identificare gli utilizzatori dei conti correnti esteri – uno in particolare quello attenzionato – sono stati attivati tutti i canali di cooperazione giudiziaria internazionale, anche attraverso Banca d’Italia, con ordini di investigazione europea e sfruttando gli strumenti del regolamento europeo 1805 del 2018 sul riconoscimento e l’esecuzione dei provvedimenti di congelamento e confisca disposti dalle autorità di uno Stato membro Ue in uno diverso. Gli episodi, tra truffe messe a segno e tentate sono diversi, ma la vittima caduta nella rete del gruppo – capace di utilizzare tantissimi numeri “clonati”, uno con prefisso di Roma, ma anche dello staff del ministro Crosetto – è solo una. Alla richiesta di fantomatici riscatti da pagare per persone – giornalisti in particolare – rapite in Medio Oriente, solo una vittima ha versato denaro, in due diversi momenti. Sul suo nome il riserbo è massimo, anche per ragioni investigative.

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