Nordio sul caso Almasri: “Mandato di arresto Cpi completamente sballato”

Il Guardasigilli risponde con l’informativa in Aula alla Camera. Poi parla Piantedosi. Tensione con le opposizioni che ribattono dai banchi.

Roma –  La comunicazione al ministero della Giustizia “è arrivata ad arresto avvenuto”, afferma il Guardasigilli sul caso Almasri. E’ il giorno dell’informativa alla Camera dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi sulla vicenda che ha tenuto banco per giorni e creato la paralisi del Parlamento. Non c’è la premier Giorgia Meloni. “Meloni continua a scappare” dall’Aula, continua la polemica delle opposizioni. Il primo a parlare è il ministro della Giustizia Nordio, contestato in diversi passaggi.

“Il 18 gennaio la Cpi emetteva un mandato di arresto internazionale nei confronti di Almasri per una serie di reati. Il mandato di arresto – afferma Nordio – è arrivato domenica 10 gennaio alle ore 9.30 con una notizia informale e l’arresto trasmessa via email da un funzionario Interpol alle ore 12.37, sempre domenica: una comunicazione assolutamente informale, priva di dati identificativi e priva del provvedimento in oggetto e delle ragioni sottese. Non era nemmeno allegata la richiesta di estradizione”, ha spiegato. Il mandato d’arresto della Corte dell’Aja nei confronti di Osama Njeem Almasri “è arrivato in lingua inglese, senza traduzione, e c’erano criticità sulla richiesta di appello. Si dava atto che il 2 ottobre 2024 l’accusa aveva richiesto un mandato di arresto per delitti contro l’umanità avvenuti a Mitiga e commessi a partire dal febbraio 2015, e c’erano incertezza assoluta sulla data dei delitti commessi: si oscillava dal 2011 al 2015, non è una cosa di poco conto trattandosi di un reato continuato”. 

Il caso Almasri

“La Corte si riunisce 5 giorni dopo per dire che il primo mandato di arresto era completamente sballato perchè aveva sbagliato niente meno che la data del commesso reato e noi ce ne eravamo accorti. Se non ce ne fossimo accorti e l’avessimo inviata alla corte d’appello italiana ce l’avrebbe mandata indietro dicendo che quel mandato di arresto era completamente contraddittorio. E questo ce lo dice la stessa corte che ha fatto una riunione apposta per cambiare la data dei delitti dal 2011 al 2015. Quattro anni di resto continuato non sono cosa da poco”, ha rafforzato il suo intervento il ministro.

“Ho dimostrato subito disponibilità ad essere ascoltato il prima possibile – ha proseguito – su una vicenda su cui ci sono state tantissime incertezze e inesattezze, e anche talune grossolane contraddizioni da parte di vari uffici”. In un altro passaggio dell’informativa, Nordio ha aggiunto: “Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste: è un organo politico che deve meditare sul contenuto di queste richieste in funzione di un eventuale contatto con altri ministeri e funzioni organo dello Stato. Non faccio da passacarte, ho il potere di interloquire con altri organi dello Stato in caso di necessità e questa necessità si presentava eccome. Inoltre serve valutare la coerenza delle conclusioni cui perviene la decisione della Cpi. Questa coerenza manca completamente e quell’atto era nullo, in lingua inglese senza essere tradotto e con vari allegati in lingua araba”.

“Quello che mi ha un pò deluso, – ha rilevato ancora il Guardasigilli – anche se non è arrivato inaspettato, è stato l’atteggiamento di una certa parte della magistratura. Parte della magistratura che si è permessa di sindacare l’operato del ministro senza aver letto le carte. Cosa che può anche essere perdonata ai politici, ma non può essere perdonata a chi per mestiere per prudenza le carte le dovrebbe leggere”. Nessun rallentamento per le riforme sulla giustizia, ha detto Nordio concludendo la sua informativa sul caso Almasri. “L’altro giorno un magistrato, ironicamente, ha ringraziato il ministro perché finalmente aveva compattato la magistratura. Adesso la magistratura ha compattato la maggioranza. Andremo avanti, andremo avanti senza esitazioni”.

Dopo questo passaggio – “L’atto è arrivato in lingua inglese senza essere tradotto” – le opposizioni in Aula hanno rumoreggiato per contestare questa sottolineatura. Poi è il turno del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che nella sua informativa alla Camera sottolinea come “l’espulsione di Almasri è da inquadrare (per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione) nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell’ordine pubblico, che il Governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell’interesse nazionale che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi nell’obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini”.

Matteo Piantedosi

“E’ solo alle 22,55 del 18 gennaio (cioe’ tre giorni dopo il controllo del 15, nella notte tra sabato e domenica) che la Corte penale internazionale – prosegue – chiedeva al Segretariato generale Interpol di Lione di sostituire la nota di diffusione ‘blu’ (sola richiesta di informazioni, ndr) con una nota di diffusione ‘rossa’ (ovvero contenente indicazioni per l’arresto) rivolta, solo a questo punto, anche all’Italia, unitamente agli altri Paesi che al contrario erano stati gia’ in precedenza investiti”. E ancora, “sempre nella notte tra sabato e domenica, e precisamente alle 2,33 del 19 gennaio – ha proseguito il titolare del Viminale – il segretario generale Interpol validava la nota di diffusione rossa per l’arresto provvisorio e la successiva consegna alla Corte penale internazionale del cittadino libico”.

A “tale flusso informativo, tutto concentrato in poche ore, ha fatto seguito la tempestiva attività delle articolazioni centrali e territoriali della Polizia di Stato. La notevole professionalità e la spiccata capacità operativa del personale impegnato, che ringrazio, hanno consentito il rapido rintraccio e l’arresto di Almasri”, ha detto ancora Piantedosi. “Il cittadino libico noto come Almasri non è mai stato un interlocutore del Governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio”, ha detto ancora il ministro che ha poi “smentito, nella maniera più categorica, che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il Governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni. Al contrario, ogni decisione è stata assunta, come sempre, solo in base a valutazioni compiute su fatti e situazioni (anche in chiave prognostica) nell’esclusiva prospettiva della tutela di interessi del nostro Paese”. 

L’attacco di Schelin e Conte

Dopo l’informativa dei ministri, i gruppi hanno avuto dieci minuti a testa per gli interventi. A intervenire alla Camera per il Pd è la segretaria Elly Schlein e per M5s il leader Giuseppe Conte. A parlare per Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli, per FI Giorgio Mulè, per Iv Maria Elena Boschi e Maurizio Lupi per Noi Moderati. “Questo arresto non c’entra niente con la vicenda dell’immigrazione. Ma sempre a chi vuole dare lezioni di moralità sull’accoglienza, – ha sottolineato il deputato e responsabile organizzazione di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli – voglio far presente che il termine immigrazione è ben presente negli atti giudiziari dell’arresto del tesoriere del Partito Democratico in Campania, Nicola Salvati, confermato nel ruolo di tesoriere del Partito Democratico”.

Per Giuseppe Conte, leader del M5S, questa “pagina non verrà cancellata, è una vergogna nazionale e internazionale, ed è ben chiaro a tutti gli italiani che questa vicenda è figlia del fallimento delle politiche migratorie. A Cutro Meloni disse che avrebbe combattuto le mafie del mare in tutto il globo terracqueo, poi ha ideato il progetto fallimentare dell’Albania, con un miliardo buttato e 300 agenti bloccati li, e il Piano Mattei vuoto di idee e contenuti, un completo fallimento”. Sui social, Davide Faraone, presidente dei deputati di Italia Viva sottolinea: “Due informative di due ministri dello stesso governo che hanno detto uno il contrario dell’altro. Per Nordio, Almasri è un santo, al punto che invece di un  ministro sembrava piuttosto il suo avvocato difensore. Per Piantedosi invece, Almasri era talmente pericoloso che andava rimpatriato, per la sicurezza nazionale, il più in fretta possibile. Vengono in Parlamento e non si preoccupano nemmeno di concordare le posizioni. Se non fosse tragico sarebbe ridicolo”.

Nordio difende l’operato del governo

All’attacco la segretaria del Pd Elly Schlein intervenendo nell’aula della Camera dopo l’informativa dei ministri: “Proponete leggi per trasformare la vostra immunità in impunità. La differenza è che noi abbiamo rimosso e sospeso il tesoriere, mentre voi avete una ministra rinviata a giudizio per truffa allo Stato e Meloni non riesce a farla dimettere”. Questo “attacco frontale alla magistratura è fumo negli occhi per punire il merito della vostra scelta politica”, ha aggiunto. “Meloni patriota in fuga”. Recitano così intanto i cartelli esposti dai deputati Pd al termine dell’intervento della segretaria dem.

“Io ringrazio che ci siano persone come i ministri” Carlo Nordio e Matteo Piantedosi. “Vi ringraziamo per la vostra informativa. Il mio partito non può altro che fare un invito a continuare così”. Lo ha detto il deputato della Lega, Davide Bellomo, intervenendo alla Camera in occasione dell’informativa urgente del governo in merito alla richiesta di arresto della Corte penale internazionale e successiva espulsione del cittadino libico Najeem Osema Almasri Habish. “Io non posso arrestare qualcuno solo perché lo ritengo colpevole di alcuni delitti, ma se noi non garantiamo il rispetto delle regole per gli ultimi non è uno Stato di diritto”, ha aggiunto. 

Giorgio Mulè, deputato di Forza Italia e vicepresidente della Camera, fa notare che con l’informativa di oggi il “Governo ha assolto pienamente al compito di fornire al Parlamento, come ha fatto fin dal primo momento, tutti gli elementi necessari per chiarire i fatti accaduti intorno al caso Almasri. Sono state dette parole chiare, anzi chiarissime, per le orecchie che hanno voluto ascoltare in nome del principio di trasparenza e di verità. Il Governo per quanto ci riguarda esce da questa vicenda con la ferma consapevolezza di aver fatto il proprio dovere rispettando le regole”. 

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa