Bancarotta fraudolenta: a Bergamo 8 sequestri e 4 misure cautelari

Operazione della Gdf nei confronti di una società che aveva ottenuto finanziamenti garantiti dal Fondo per le piccole e medie imprese.

Bergamo – I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza stanno dando esecuzione a un’ordinanza che dispone misure cautelari personali e reali, emessa dal gip del Tribunale della città lombarda, per associazione per delinquere, bancarotta fraudolenta e malversazione ai danni dello Stato. Nel complesso, sono 8 le persone raggiunte dai provvedimenti di sequestro e per 4 di loro è stata anche disposta la custodia cautelare in carcere. L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Bergamo, ha permesso di disvelare una ingente bancarotta fraudolenta, per distrazione e mediante operazioni dolose, posta in essere attraverso complesse operazioni commerciali, di una società operante nella bassa pianura bergamasca che, nel biennio antecedente all’avvio della procedura fallimentare (luglio 2022), aveva, tra l’altro, anche ottenuto finanziamenti garantiti dal Fondo per le piccole e medie imprese.

Il meccanismo fraudolento era particolarmente ingegnoso e prevedeva differenti modalità tra loro complementari, tutte magistralmente gestite da una consorteria criminale operante in territorio orobico. Ad esempio, uno dei finanziamenti garantiti dallo Stato per un ammontare pari a un milione di euro, erogato tra il 2020 e il 2022, che invece di essere utilizzato per sostenere l’attività economica svolta dalla società, è stato trasferito su conti correnti radicati presso istituti di diritto bulgaro, attraverso ingegnose operazioni finanziarie. Le somme sono state poi spese in Italia, dai sodali, attraverso carte di credito emesse dagli istituti finanziari bulgari.

Inoltre, prima del fallimento, la società fallita aveva acquistato, ad un prezzo superiore rispetto al suo reale valore, un capannone ceduto da altre società condotte in modo occulto dagli stessi indagati, in modo da impoverire il proprio patrimonio a danno degli ignari fornitori. In altri casi, tramite fatture false, venivano creati dei crediti commerciali falsi, poi trasferiti a società di factoring per ottenere liquidità. Nel corso delle indagini è emerso anche che uno dei sodali, nominato prima amministratore e poi liquidatore della società fallita, intuendo la gravità delle attività illecite che si stavano svolgendo, ha cercato rifugio all’estero, dove tuttora si nasconde con il sostentamento economico degli altri indagati.

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