L’intervento del Presidente della Repubblica permette ad Agostina Barbieri, condannata a 6 anni e 4 mesi, di accedere alla libertà assistita e rifarsi una vita, dopo anni di botte e soprusi.
BORGHETTO BORBERA (Alessandria) – Grazia parziale concessa dal presidente della Repubblica per Agostina Barbieri, detta Tina, 63 anni, la donna che strangolò con un laccio il marito violento, Luciano Giacobone, 64 anni, dopo anni di botte e soprusi. La casalinga, madre di un figlio di 30 anni, era stata condannata a 6 anni e 4 mesi in Corte d’Assise e d’Appello, adesso si trova in libertà assistita. Il delitto si era consumato nella casa coniugale di Borghetto la sera dell’11 luglio del 2021. Dopo anni di vessazioni e maltrattamenti rivolti sia alla donna che al figlio, compresa anche l’anziana madre, Tina aveva deciso di fargliela pagare a quell’uomo irascibile e padrone che da anni le aveva reso impossibile la vita.
Negli ultimi tre anni di vita insieme, però, le cose sarebbero peggiorate e la relazione, ormai malata, procedeva fra violenti alterchi e botte da parte dell’uomo e rivolti a tutto il nucleo familiare. Poi il tragico epilogo raccontato agli investigatori dalla stessa protagonista del delitto, rea confessa:
”Stavamo insieme da 45 anni ma ormai ero stanca di subire maltrattamenti. Così come mio figlio e mia madre – precisava Tina agli inquirenti – Abbiamo litigato anche quel giorno e al termine della lite gli ho messo delle gocce di sedativo in un bicchiere. L’ho fatto per tranquillizzarlo. Appena si è addormentato su una sdraio nel terrazzino ho preso un laccio per le scarpe e l’ho strangolato. Non ero più libera nemmeno di uscire di casa se non per lavorare come donna delle pulizie. Non ce la facevo più, eravamo tutti vittime, mio figlio, mia madre…”.
Intorno alle 19.30 la donna avvisava i carabinieri addossandosi sin da subito le proprie responsabilità: ”Ad ucciderlo sono stata io e soltanto io – diceva Tina ai militari, scagionando in primis il figlio – mio figlio non era in casa ed è rientrato quando io l’ho avvisato, prima di telefonare ai carabinieri per costituirmi”. Il giovane aveva litigato di brutto con il padre durante il pranzo domenicale. Oltre a calci e pugni fra i due erano volate anche bottiglie e posate. Padre e figlio chiamavano quasi contemporaneamente i carabinieri mentre Giacobone ricorreva alle cure dei medici per una ferita all’orecchio procuratasi durante la scazzottata con il figlio. Una volta tornato a casa Luciano Giacobone aveva scritto al giovane un messaggio su WhatApp in cui gli intimava di farsi i bagagli e andarsene da casa. Poi, nel pomeriggio, i due coniugi riprendevano a litigare probabilmente per i fatti che avevano animato il precedente alterco fra congiunti. Il figlio della coppia aveva confermato agli investigatori sia la propria estraneità ai fatti, sia il clima di terrore che si viveva in casa.
Le indagini dei carabinieri verificavano l’alibi del giovane trovando riscontri nel racconto della madre. In paese nessuno pare si fosse accorto della gravità della situazione, per altro peggiorata negli ultimi mesi, di quella famiglia solo apparentemente tranquilla. Poi il tragico epilogo a cui seguivano l’arresto e il carcere. La Corte d’Assise e d’Appello di Torino, come dicevamo, aveva condannato Tina Barbieri a 6 anni e 4 mesi di reclusione. La pena era stata il risultato di un concordato tra il suo difensore, l’avvocato Lorenzo Repetti, e la Procura generale che aveva concesso alla donna il riconoscimento dell’attenuante per motivi di particolare valore morale o sociale. Il caso giudiziario finiva anche davanti alla Corte Costituzionale e, infine, la grazia richiesta dal difensore della Barbieri e concessa da Sergio Mattarella.
Il provvedimento ha permesso una riduzione della pena di circa un anno. Questo periodo di detenzione, sommato a quanto la donna aveva già scontato, ha portato la condanna complessiva a meno di 4 anni. In seguito alla recente riforma tale lasso di tempo di reclusione inflitta permette di accedere all’affidamento in prova dunque la pena si espierà in regime di libertà assistita e controllata. Tina Barbieri è adesso una donna libera che assisterà l’anziana madre oltre a svolgere volontariato:” Sono molto soddisfatto perché è stata una lunga battaglia legale – asserisce l’avvocato Lorenzo Repetti – Adesso possiamo finalmente dire che giustizia è stata fatta”.