Migranti: rientrano in Italia gli operatori dei centri per il rimpatrio in Albania

Resta a presidio un contingente di 7 persone per l’amministrazione e la formazione del personale albanese in attesa della Cassazione.

Roma – Tutti gli operatori sociali di ‘Medihospes’, l’ente gestore dei Centri italiani in Albania per il rimpatrio dei migranti, lasceranno Schengjin e Gjader per rientrare in Italia entro il fine settimana. E a quanto si apprende non sarebbero previsti ricambi. Ma dal Viminale trapela che i centri restano comunque operativi e vigilati: attualmente, sottolineano fonti del ministero dell’Interno, il personale è stato ridotto e varia in base alle esigenze del momento.

La scorsa settimana gli agenti in trasferta, che a pieno regime dovrebbero essere 295, erano stati ridotti quasi di un quarto: da 220 a 170. Resta adesso a presidio un piccolo contingente di 7 persone per l’amministrazione e la necessaria formazione del personale albanese in attesa del 4 dicembre, quando la Cassazione si pronuncerà sulla questione dei “Paesi sicuri” e sui ricorsi del Viminale contro i decreti dei magistrati di Roma che a metà ottobre avevano inviato in Italia i primi 12 richiedenti.

Da registrare anche la mozione della Federazione degli Ordini dei Medici e degli Odontoiatri che, rispondendo alle segnalazioni di organizzazioni umanitarie tra le quali Emergency e Medici senza Frontiere sulle modalità per la selezione delle persone non vulnerabili da trasferire nei centri in Albania, sottolinea: “La selezione dei migranti a fini amministrativi non è un processo di cura”. Il medico ha un solo fine: curare senza alcuna discriminazione e “dovrà essere perseguito in tutti i percorsi del protocollo Italia-Albania che coinvolgono i medici”. Nei percorsi che coinvolgono i medici serve “prevedere la presenza di figure adeguatamente formate”. 

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