Il Garante Carla Garlatti lancia un appello alla politica: “Pensare ai minori nelle scelte di bilancio, rimuovere le disparità”.
Roma – “Nelle scelte di bilancio siano privilegiati i minorenni”. E’ un appello alla politica quello lanciato dall’Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Carla Garlatti nelle conclusioni del convegno promosso da Agia nella Capitale dal titolo “Senza distinzioni. Perché tutti i minorenni abbiano le stesse opportunità”. L’occasione è la Giornata mondiale dell’infanzia che si celebra domani, 20 novembre. “L’Italia vive storicamente – ha detto – una situazione complicata sotto il piano delle finanze pubbliche, ci si trova quindi a dover fare delle scelte difficili in termini di politiche di bilancio. Tuttavia, è necessario che proprio in questa fase il perseguimento del superiore interesse del minore costituisca il criterio prevalente”.
Per Garlatti, “è vero che le disparità riguardano anche gli adulti ma è vero anche che quelle che interessano bambini e ragazzi minano fortemente il loro diritto a un livello di vita sufficiente per consentire il loro sviluppo, fisico, mentale, spirituale morale e sociale. Un diritto, questo, sancito dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”. Proprio per questo, sottolinea “a differenti situazioni occorre dare differenti risposte. Questo vale a maggior ragione per i livelli essenziali delle prestazioni. Non è sufficiente definirli, vanno adeguatamente finanziati e, soprattutto, ne va assicurata la declinazione concreta in ogni singolo territorio“. Garlatti ha ricordato come l’Italia negli ultimi anni non sia rimasta ferma e abbia adottato importanti iniziative: “Penso al Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, al Quinto Piano nazionale di azione e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età evolutiva, al Piano di azione nazionale della Garanzia Infanzia, all’Agenda Sud e all’Agenda Nord. Questo però non basta: occorre uno sforzo ulteriore, mobilitando le risorse di tutti”.
Come Autorità garante, ha aggiunto, “pur se non siamo un’amministrazione attiva e pur disponendo di risorse economiche limitate, abbiamo messo in atto per la prima volta interventi concreti, finanziando progetti che promuovono l’inclusione e la pratica sportiva tra minorenni nei comuni sotto 15 mila abitanti e attivando in sei grandi città iniziative per il contrasto alla dispersione scolastica”. “Oggi in Italia la povertà si lega molto alla mancanza di studio perché tanti giovani si accontentano di un qualsiasi lavoro pur di contribuire alla vita della famiglia“. A sottolinearlo è don Marco Pagniello, direttore della Caritas italiana, nell’ambito dell’evento organizzato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza.
“Sono circa 1 milione e 300mila i bambini e i ragazzi che oggi in Italia vivono in povertà assoluta e oltre 2 milioni quelli in povertà relativa. Questo su un totale di 9 milioni e 400mila minori nel nostro Paese”, ha sottolineato Marco Rossi Doria, presidente di Con i bambini – impresa sociale, soggetto attuatore del Fondo di contrasto della povertà educativa minorile nel corso dell’evento. “Non è solo la povertà materiale che fa sì che un bambino parta male nella vita- ha detto ancora Rossi Doria- ma è anche la mancanza di altre occasioni come la mancanza di centri di aggregazione, parchi pubblici, il fatto di vivere in abitazioni piccole e spesso malsane, l’impossibilità di andare in vacanza”.
Molti di questi bambini “mangiano male e quindi c’è una relazione diretta tra povertà e obesità. Bisogna fare una rivoluzione in termini di impianto di welfare che non può essere solo offerta di servizi standard, perché così si continuano a non raggiungere le persone, ci vuole un welfare di prossimità fondato sulla relazione”, ha evidenziato Rossi Doria. Nel corso della tavola rotonda sulle disparità che interessano i minorenni, Mario De Curtis, professore di Pediatria della Sapienza – Università di Roma, ha evidenziato poi l’importanza di investimenti e finanziamenti sui primi mille giorni di vita dei bambini “perché è questo il periodo più importante per la futura vita adulta”. La conversazione è stata condotta dalla giornalista Rai Federica De Vizia.
La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, Convention on the Rights of the Child – CRC, è stata approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la Legge n. 176. Dal 1989, è divenuta il trattato in materia di diritti umani con il più alto numero di ratifiche: oggi sono 196 gli Stati che si sono vincolati giuridicamente al rispetto dei diritti in essa riconosciuti. Il documento è stato elaborato armonizzando differenti esperienze culturali e giuridiche, dopo quasi un decennio di lavori preparatori. I quattro principi fondamentali sono la non discriminazione, (art.2) di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino-adolescente o dei genitori. Il superiore interesse (art. 3): in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica l’interesse del bambino-adolescente deve avere la priorità.
E ancora, il diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino e dell’adolescente (art. 6): gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione internazionale; e ascolto delle opinioni del minore (art. 12): prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni. Tutti principi portanti, ma la situazione generale per l’infanzia e l’adolescenza è drammatica. Vale la pena citare gli ultimi report che fotografano la realtà. Come quello di Save the Childern, “Domani (Im)possibili”. Un dossier che ha svelato come in Italia più di 100mila ragazze e ragazzi tra i 15 e i 16 anni, quasi uno su 10 (9,4%), vivono in condizioni di povertà.
Il 67,4% di loro, dice il report, teme che il futuro lavoro non gli permetterà di uscirne contro il 25,9% degli adolescenti che non vive condizioni di deprivazione, mentre più di uno su quattro pensa che non concluderà la scuola a fronte dell’8,9% dei coetanei. L’indagine mostra come in Italia siano i giovani ad essere maggiormente colpiti dalla povertà, a causa di una grave ingiustizia generazionale. Le testimonianze dei ragazzi intervistati durante l’indagine, mettono in luce che questa condizione di privazione non solo influisce sul loro presente, ma limita anche le loro prospettive per il futuro. All’interno, anche una ricerca curata insieme all’Ufficio studi di Caritas Italiana, sui nuclei familiari con bambini tra 0 e 3 anni in condizione di povertà assistiti dalla rete. Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2023 erano 1,3 milioni i minorenni in povertà assoluta in Italia, pari ad un bambino su 7. Ad integrare questi dati, si inserisce l’indagine di Save the Children, appunto.
E ancora i recenti dati inediti relativi al 2023 dell’Atlante dell’Infanzia (a rischio) di Save The Children, che ha dedicato la XV edizione del volume ai primi anni di vita dei bambini. Ebbene, il report svela che in Italia duecentomila bambini tra 0 e 5 anni di età vivono in povertà alimentare, ovvero in famiglie che non riescono a garantire almeno un pasto proteico ogni due giorni. Rappresentano l’8,5% del totale e oltre la metà risiede al Sud e nelle isole, dove la percentuale sale al 12.9%, contro il 6,7% del Centro e il 6,1% del Nord. Quasi un bambino su 10 della stessa fascia d’età, pari al 9,7%, ha sperimentato la povertà energetica cioè ha vissuto in una casa non adeguatamente riscaldata in inverno.
Infine, la fotografia scattata dal 28° Rapporto sulla povertà di Caritas “Fili d’erba nelle crepe. Risposte di speranza” è il titolo scelto per il volume, che dà spazio non solo ai dati sui bisogni, ma anche alle risposte della società civile. Qui si evidenzia la povertà “ereditaria” In Italia più che nel resto d’Europa le difficoltà economiche sembrano destinate a perpetuarsi di generazione in generazione. Chi è cresciuto in famiglie svantaggiate tende a trovarsi, da adulto, in condizioni finanziarie precarie. Un circolo vizioso che colpisce il 20% degli adulti europei tra i 25 e i 59 anni che, a 14 anni, vivevano in una situazione economica difficile. In Italia, il dato sale al 34%, segno di un’eredità che pesa sul futuro. Valori più alti di povertà ereditaria si raggiungono solo in Romania e Bulgaria (Eurostat).
Minori poveri e lavoratori poveri Caritas lancia l’allarme poi sui numeri della povertà minorile, oggi ai massimi storici: il 13,8%, ovvero il valore più alto della serie ricostruita da Istat (era 13,4% nel 2022) e di tutte le altre fasce d’età. Complessivamente si contano 1milione 295mila bambini poveri: quasi un indigente su quattro è dunque un minore. Preoccupa poi il dato sull’intensità della povertà: i nuclei dove sono presenti bambini appaiono i più poveri dei poveri (avendo livelli di spesa molto inferiori alla soglia di povertà).