Nell’agosto del 1987 Gabriella Bisi, architetto ed arredatrice di Milano, scompare dalla sua casa di Rapallo. Una telefonata anonima indirizza i carabinieri al rinvenimento del suo cadavere.
RAPALLO (Genova) Le chiare rocce del golfo del Tigullio splendono sotto la luce estiva di quel 13 agosto 1987. Sono luoghi dove chi va in vacanza respira ancora un’aria aristocratica guardando dagli strapiombi il luccichio delle onde mentre quest’ultime s’increspano sotto la luce del sole. Dietro alcune di quelle rocce aguzze, tra Rapallo e Chiavari, c’è una collinetta ricoperta da un grande prato verde. Quell’altura dalla folta vegetazione è la Collina delle Grazie. Un luogo appartato, trascurato ed è conosciuto dagli abitanti della zona come ritrovo per coppiette. Giovedì 13 agosto intorno alle 11.30 c’è un uomo che sta percorrendo i tortuosi gradini in pietra che portano alla facciata della collina. Quell’uomo non avrà mai un volto, ma quello che sappiamo di lui è che quella mattina vede qualcosa di strano giacere tra le sterpaglie. E’ un corpo femminile in avanzato stato di decomposizione. Il cadavere è supino, le braccia stese sopra la testa e una folta chioma di riccioli fulvi si adagia sulla pelle abbronzata. Quella donna si chiama Gabriella Bisi, ha 35 anni e qualcuno l’ha ammazzata strangolandola.
Vita da riviera
Le spiagge del golfo del Tigullio attirano la Milano bene durante i week-end e le festività. La ricca borghesia meneghina si riversa nelle piccole cittadine della riviera ligure rendendole sofisticate e caotiche. Tra la gente che brulica in quei bucolici formicai umani c’è un’architetta di 35 anni con una folta chioma di capelli rossi. Quella donna elegante e dal sorriso simpatico si chiama Gabriella Bisi e raggiunge la sua abitazione a Rapallo in via dei Pini 8 il primo di agosto del 1987. Gabriella è giovane ma nella sua breve vita ha già affrontato la morte del marito, Sergio Princivaldi, deceduto in un incidente stradale, con il quale è rimasta sposata dal 1974 al 1978, anno della sua morte. Quell’ architetta dai folti capelli fulvi è una donna forte, nonostante tutto, ed ha una carriera brillante. E’ conosciuta e benvoluta nella sua cerchia borghese e si trova a Rapallo per rilassarsi e staccare la spina dal lavoro e dalla bollente afa lombarda.
La Bisi parcheggia la sua Fiat 127 grigio metallizzato a pochi passi dalla sua abitazione. I programmi per la serata sono presto fatti: Gabriella si vedrà con Mauro Gandini, un imprenditore immobiliare 37enne noto in tutta la riviera. I due usciranno a cena e poi, nonostante Gandini fosse sposato, passeranno la notte insieme. Intorno alle ore 11 di domenica 2 agosto, Mauro Gandini accompagna l’amante a casa di un’amica a San Lorenzo in Costa, perla sulle alture di Santa Margherita Ligure. L’amica si chiama Cristina Patrini. La professionista passa l’intero pomeriggio con Cristina, la madre di lei e un’altra amica, Paola Rovedi. Le tre hanno in programma di partire per Ponza nei giorni successivi. Durante quel pomeriggio di ultimi preparativi la Bisi riceve due chiamate da parte di Gandini, le amiche testimonieranno in seguito che nella prima l’amante annullerà un appuntamento per la serata e nella seconda si scuserà del mancato incontro.
L’appuntamento è saltato e ora Gabriella ha la serata libera, serata che decide di passare fuori a cena con le amiche. L’architetta decide di farsi una doccia in casa della Patrini prima di tornare a Rapallo per cambiarsi. L’appuntamento è per le 21, al ristorante. Patrini offre un passaggio all’amica, ma succede qualcosa di strano: Bisi rifiuta il passaggio, dicendo che tornerà a casa in autobus o in autostop. Decisamente strana quella decisione, a sentire le amiche. Sono le 21 e al ristorante le Rovedi e Patrini aspettano invano la loro commensale. Aspettano sino alle 22 ma la Bisi non arriva. Non arriverà mai. Perchè a donna è sparita nel nulla.
La scomparsa e le indagini
Una pesante atmosfera grava sulla tavola imbandita, le due amiche non ricevono risposta alle numerose chiamate al telefono di via dei Pini numero 8. In cuor loro sanno che a Gabriella deve essere successo qualcosa, e di brutto. Per non avvisare. La notte passa, infinita e ansiogena, e il mattino seguente Patrini e Rovedi decidono di chiamare Mauro Gandini per chiedergli se sapesse qualcosa o meno dell’amica. La risposta non fa che allarmare ancora di più le due amiche. L’imprenditore, infatti, sostiene che la loro amica è partita per Corniglia dove avrebbe trascorso alcuni giorni in barca in compagnia di amici milanesi. Alle due donne il fatto di non essere state avvisate del cambio di programma suona decisamente inconsueto, Gabriella non l’avrebbe mai fatto.
Passano ancora tre interminabili giorni, e la Bisi a casa non c’è. Il citofono continua a suonare a vuoto, Le due amiche, con la collaborazione di Gandini, decidono di denunciare la scomparsa ai carabinieri. E’ giovedì 6 agosto. I militari della Compagnia di Rapallo entrano nella casa della professionista scomparsa. L’abitazione è chiusa ma non a chiave, all’ingresso la finestra è aperta, sulla tavola della cucina una tazza di caffè finita a metà e bene in vista sul mobile del tinello ci sono 2 milioni di lire in contanti presumibilmente per il viaggio a Ponza.
Gli elementi suggeriscono agli investigatori dell’Arma che la donna potrebbe essere uscita di fretta e che non c’è stato alcun tentativo di rapina, infatti oltre il denaro anche l’automobile è dove la Bisi l’aveva lasciata. I carabinieri brancolano nel buio per una settimana. Ma il 13 di quell’agosto bollente una telefonata anonima segnala ai carabinieri della presenza di un cadavere femminile in zona Collina delle Grazie, tra S. Margherita e Rapallo.
Sul luogo si dirigono Salvatore Presenti, vice questore dirigente del Commissariato di Chiavari, Elisabetta Schiappacassa, medico legale e Aniello Sciavicco, dirigente del Commissariato di Rapallo. Giunti sul posto ai tre si presenta una scena davvero macabra. La salma giace supina, le gambe leggermente divaricate e un braccio alzato sopra la testa. Il caldo torrido ha distrutto i tessuti della vittima, tanto che gli investigatori, sulle prime, pensano che ilcorpo sia stato dato alle fiamme.
La morte è avvenuta per strangolamento, infatti una scura lividura copre l’intera circonferenza del collo del cadavere. L’arma del delitto e uno slip da bagno nero trovato accanto al corpo, lo stesso che la vittima indossava il 2 agosto prima di sparire. L’indumento intimo è stato stretto attorno al collo usando un ramo di Robinia per trasformato in garrota. La presenza di una folta chioma fulva stesa sul quel prato della Collina delle Grazie lascia poco margine di dubbio riguardo l’identità del corpo. Quel cadavere, o quel che ne rimane, appartiene a Gabriella Bisi.
Le analisi di laboratorio accerteranno che sulla donna non vi è alcun segno di violenza sessuale, infatti anche gli slip con cui la Bisi è stata strangolata sarebbero stati sfilati senza violenza. Gli inquirenti sentono le amiche e decidono di avviare le indagini cominciando dalle persone che erano più vicine alla vittima.
I sospetti e i buchi nell’acqua
Gabriella Bisi non è finita vittima di uno sconosciuto che si è offerto di darle un passaggio a Rapallo. Quell’esile corpo aggredito dalla calura e dagli insetti suggerisce immediatamente agli investigatori che dietro quel decesso c’è veemenza, c’è passione. La prima persona a cui gli inquirenti volgono la loro attenzione è naturalmente l’amante, Mauro Gandini. Oltre alla storia d’amore tormentata tra i due agli investigatori non torna la prima versione dei fatti riferita dall’imprenditore. In specie quando racconta ai poliziotti che fine poteva aver fatto la donna. Gandini però ha un alibi di ferro. La sera del 2 agosto si trovava ad una festa con la moglie e diversi testimoni lo confermavano, esattamente come riferiva alla Bisi lo stesso pomeriggio al telefono quando il loro puntamento era saltato.
Viene anche battuta la strada dell’amico che avrebbe dovuto ospitare la vittima a Corniglia. Quell’uomo si chiama Roberto Leoni e, interrogato dai carabinieri, dichiara di avere incontrato poche settimane prima la vittima a Milano. I due non avevano fissato alcun incontro ma solo ipotizzato di rivedersi in riviera, senza alcun impegno. Diversi testimoni confermeranno la versione dell’uomo. A rendere più complicata l’inchiesta è stata l’impossibilità di determinare l’ora esatta della morte della donna, a causa del grave stato di decomposizione del corpo. Senza un orario anche orientativo gli alibi dei possibili sospetti dovevano essere presi per buoni, o presunti tali.
Il caso verrà chiuso e riaperto per tre anni successivi. Si seguirà la pista di un altro spasimante che la Bisi avrebbe avuto a Milano e di un altro omicidio, del tutto simile, avvenuto nel varesotto, ma nulla di nulla. Nel 1990 l’omicidio dell’architetta si trasformerà in cold-case e verrà definitivamente archiviato.
Si dice che le indagini siano state superficiali. Si dice che una vita come quella di Gabriella, da donna tenace e indipendente, sia stato il più importante fattore di rischio. Sulla vicenda si sono dette tante altre cose, forse un po’ vere o forse no. L’unica certezza che abbiamo è che l’assassino di quella giovane e brillante donna in carriera dai folti ricci fulvi non avrà mai un volto. E sino ad oggi l’ha fatta franca.