Le risorse deludono i sindacati dei medici che proclamano lo sciopero il 20 novembre: indennità dottori e infermieri limitata e graduale.
Roma – Il testo della Manovra per il 2025 è stato firmato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, e ora, con il testo depositato in Aula alla Camera si apre l’iter di conversione. Una manovra, rivendica la premier, che si concentra sulle priorità, “lavoro, salari, famiglia e sanità e lo fa senza aumentare le tasse e mantenendo i conti in ordine”. Ma è scontro su pensioni e sanità, anche se aumentano i promessi “sacrifici” a carico di banche e assicurazioni e ci sono i tagli ai ministeri e il tetto agli stipendi dei manager degli enti. Ma è sulla sanità soprattutto che si consuma lo scontro: le risorse deludono i sindacati dei medici che proclamano lo sciopero il 20 novembre. E anche l’aumento delle pensioni minime fa discutere: per gli anziani con l’assegno più basso – calcolano i sindacati – sono 10 centesimi al giorno.
C’è un aumento delle pensioni minime, che dal 2025 salgono del 2,2% a 617,9 euro: tre euro in più dai 614,77 attuali. Ma senza un’intervento sarebbero calate, scese a 604 euro. La Uil pensionati evidenzia che i pensionati si dovranno “accontentare di 10 centesimi al giorno per il 2025 e probabilmente circa 4 centesimi per il 2026″. Duro l’attacco delle opposizioni: “Un’elemosina senza pudore”, la definisce il leader M5s Giuseppe Conte. Ma la stangata arriva anche per la sanità, denunciano le opposizioni. La manovra stanzia 1,3 miliardi per il 2025 e risorse per i contratti. Promettendo assunzioni dal 2026. Per i sindacati dei medici e degli infermieri non basta: si “conferma la riduzione del finanziamento rispetto a quanto annunciato”, denunciano Anaao, Cimo e Nursing Up, che il 20 novembre incroceranno le braccia e scenderanno in piazza.
Nella manovra sul fronte sanità non c’è il piano di assunzioni di medici e infermieri: si parlava di circa 30mila ingressi in tre anni. Ma la misura non compare nell’articolato della legge di bilancio inviato in Parlamento nonostante gli annunci della vigilia anche da parte dello stesso ministro della Salute Orazio Schillaci. Confermati invece gli incentivi per i giovani medici specializzandi al rifinanziamento delle tariffe ospedaliere (i cosiddetti Drg) fino al rialzo del tetto degli acquisti dalla Sanità privata. Passa l’aumento dell’indennità di medici e infermieri, ma sarà limitata e graduale. Anche per questo scattano le proteste di medici e infermieri che saranno in piazza per scioperare contro la manovra. Come era stato anticipato dal Governo subito dopo il primo varo della manovra il fabbisogno sanitario nel 2025 cresce di 1,302 miliardi (a cui si aggiunge il miliardo stanziato dalla manovra di bilancio dell’anno scorso), per poi crescere a 5,078 miliardi per il 2026, 5,780 miliardi per il 2027, 6,663 miliardi per il 2028, 7,725 miliardi per il 2029 e 8,898 miliardi.
Tutti fondi che per una parte come spiegato dalla stessa manovra saranno impiegati per i rinnovi contrattuali del personale sanitario e in parte riservati anche per il “perseguimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilievo nazionale”. E lo scontro sulla spesa sanitaria, con Pd e M5S che contestano lo stanziamento da “record” indicato dalla premier Meloni in riferimento al rialzo del Fondo sanitario nazionale a 136,48 miliardi nel 2025 e 140,6 miliardi nel 2026. “Da quando Meloni è a palazzo Chigi la spesa sanitaria sul Pil sta scendendo ai livelli di prima della pandemia. I numeri che Meloni ha dato dimostrano che con lei arriveremo al minimo storico della spesa sanitaria degli ultimi 15 anni” attacca la segretaria del Pd Elly Schlein. Al fondo sanitario nazionale arriveranno altri “2,3 miliardi, forse anche qualcosa in più”, chiarisce il sottosegretario del Mef, Federico Freni.
Intanto alla Camera l’iter procede. “Chiederemo alla maggioranza di limitare gli emendamenti”, ha fatto sapere il ministro per i rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, che spera di arrivare all’ok definitivo “prima di Natale”. La premier Giorgia Meloni ha confermato che la Legge di Bilancio vale 30 miliardi per il 2025. La presidente del Consiglio è anche tornata ad attaccare il Superbonus, senza il quale “avremmo potuto” ampiamente “aumentare le minime” con “20mila euro per ogni pensionato”, e ha rivendicato: si concentra sulle priorità, “lavoro, salari, famiglia e sanità e lo fa senza aumentare le tasse e mantenendo i conti in ordine”. Meloni ha poi fatto intendere che dal prossimo anno la sfida sarà quella di ridurre gli scaglioni per il ceto medio.