Roma, confiscato il patrimonio di un membro della cosca di Gioia Tauro

Viveva nei Castelli Romani. Nei guai anche un romano, che negli anni ’70 operava per conto della malavita organizzata e della Banda della Magliana.

Roma – Unità immobiliari, disponibilità finanziarie giacenti su un conto corrente e due zanne di avorio elefantino: questo il “bottino” confiscato dagli agenti della Polizia di Stato della Divisione Anticrimine – Sezione Misure di Prevenzione Patrimoniali – della Questura di Roma.

L’attività arriva alla fine dell’operazione “Ragnatela”, che per tre anni ha tenuto sott’occhio due persone e i rispettivi nuclei familiari , ricostruendo la carriera criminale e analizzando la posizione economico-patrimoniale. Il primo è un calabrese insediatosi nella zona dei Castelli Romani, legato alla ‘ndrangheta operante nel mandamento tirrenico, affiliato a una famiglia di Gioia Tauro. L’uomo aveva investito i proventi di reati come la bancarotta fraudolenta e intestazioni fittizie di beni in complessi immobiliari. L’altro indagato, un romano, era attivo fin dagli anni ’70 in usura e riciclaggio di capitali illeciti per conto della ‘Ndrangheta, Camorra, Cosa Nostra e la famigerata Banda della Magliana.

Il Tribunale, su proposta del Questore di Roma, aveva disposto il sequestro a marzo 2021 e, successivamente, la confisca a maggio 2023, di un compendio patrimoniale del valore di oltre 3 milioni di euro, riconducibile ai due indagati. La Corte d’Appello, con provvedimento del 9 maggio scorso, ha confermato la confisca, che è divenuta definitiva il 24 settembre per il calabrese, mentre l’altro ha ricorso in Cassazione.

La misura definitiva certifica la sproporzione tra le fonti di reddito lecite e i beni posseduti dal calabrese, esponente di una nota cosca di Castellace di Oppido Mamertina e legato a Rocco Molè, boss ucciso nel 2008, e ad altre figure di spicco della ‘Ndrangheta. Inoltre, l’operazione “Propaggine” ha evidenziato rapporti d’affari tra la famiglia calabrese e un altro nucleo familiare di Sinopoli.

I beni confiscati, che entreranno a far parte del patrimonio dello Stato, includono tre unità immobiliari a Gioia Tauro, disponibilità finanziarie e due zanne di avorio elefantino, per un valore complessivo di oltre 160mila euro.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa