Lega: è il giorno di Pontida, tra i successi dell’autonomia e lo spettro di Open Arms

Orban ospite d’onore di Matteo Salvini, la prima volta di Roberto Vannacci sul pratone. Assente l’alleata storica Marine Le Pen.

Bergamo – La Lega di Matteo Salvini si ritrova oggi a Pontida per l’appuntamento tradizionale. “Non sarà una Pontida come le altre”, ha detto Matteo Salvini, invitando i suoi a non mancare: “Il tuo sostegno mi darà quella forza che mi accompagnerà in tribunale”. Il leader della Lega, sul pratone delle origini, avrà il meteo che sembra sorridergli e un pienone di folla che quest’anno potrebbe essere da record. La testa vola a Palermo, dove il 18 ottobre l’arringa di Giulia Bongiorno proverà a tirar fuori il vicepremier e leader del Carroccio dai guai, visti i 6 anni di carcere chiesti per il sequestro dei migranti dell’Open Arms dell’agosto del 2019.

La Lega quest’anno a Pontida per una volta non ricorda il giuramento omonimo, la nascita della Lega lombarda, del 7 aprile 1167, con il patto contro Federico Barbarossa, ma sceglie invece di commemorare la battaglia di Lepanto, tra cristiani e musulmani, che ricorre proprio in questi giorni. “Abbiamo vinto a Lepanto… Vinceremo ancora… 7 ottobre 1571”, si legge ad esempio su una t-shirt che fa bella mostra sui gazebo dei giovani, che affollano il viale verso il pratone.

Il raduno di Pontida

“Non è reato difendere i confini”: è la scritta a caratteri cubitali scelta per caratterizzare il palco di Pontida 2024. Chi parteciperà alla manifestazione potrà firmare a sostegno di Matteo Salvini, coinvolto nel processo Open Arms, e verranno distribuite gratuitamente le tessere da socio fondatore del ‘Comitato per la Sicurezza dei Confini’. Si tratta di un attestato per confermare la propria vicinanza al leader e la determinazione a difendere i confini. La manifestazione inizierà alle 10 e dovrebbe durare circa tre ore. Dal palco lo stesso leader, che chiuderà la festa, rivendicherà quanto fatto “a difesa dei confini italiani”, spiegando che le 100mila firme finora raccolte sono la prova di avere gli italiani dalla sua parte.

A intervenire, prima del leader, saranno i ministri della Lega, Giancarlo Giorgetti, Roberto Calderoli, Giuseppe Valditara, Alessandra Locatelli; i governatori, Massimiliano Fedriga, Luca Zaia, Attilio Fontana e Donatella Tesei; e i capigruppo di Camera e Senato, Riccardo Molinari e Massimiliano Romeo. A quanto si apprende sono oltre 150 i pullman prenotati per arrivare nella Bergamasca, resta invece in forse la presenza del fondatore della Lega, Umberto Bossi, che di recente ha ricevuto a Gemonio proprio Salvini, dopo le polemiche per il non voto alla Lega del Senatur alle ultime europee.

Il debutto di Roberto Vannacci

Oggi il presidente ungherese Viktor Orban è l’ospite più atteso, assieme alla nuova star ‘indipendente’ del Carroccio, Roberto Vannacci, il generale che dopo aver radunato i suoi nelle scorse settimane a Viterbo, a Pontida cerca la benedizione anche della vecchia guardia leghista. Sul palco sono attesi il capo della delegazione di Vox al Parlamento europeo Jorge Buxadé, l’olandese Geert Wilders, il portoghese André Ventura, la vicepresidente del partito austriaco Fpo, Marlene Svazek, formazione che ha appena trionfato alle elezioni. Assente l’alleata storica di Salvini, la francese Marine Le Pen, che non farà mancare un suo video-messaggio, come farà anche l’ex presidente brasiliano Jair Bolsonaro. New entry, come detto gli americani, con l’avvocato Mark Ivanyo, fondatore dei’ Republicans for National Renewal’, gruppo vicinissimo a Donald Trump. Confermata anche “la presenza del portavoce di Vox, José Antonio Fúster”.

Oltre alla difesa dei confini restano i nodi che preoccupano la vecchia guardia leghista. La più recente è la paura di nuove tasse che, innescata dalle parole di Giancarlo Giorgetti, mette in agitazione soprattutto gli imprenditori del nord. E nonostante il pedigree del ministro dell’Economia, tra i primi a credere al sogno bossiano della Padania contro Roma padrona. Del resto, difficile non notare come alcune battaglie del Carroccio, di due anni fa, siano sparite dai radar: la flat tax per le imprese, Quota 41 per i pensionati o lo stop al canone Rai (“Si può fare”, urlò Salvini dal palco nel 2022). E se questa sarà la Pontida della promessa mantenuta (dal ministro Calderoli in primis) sull’autonomia differenziata, diventata legge a giugno, anche qui non manca la diffidenza. Ci saranno davvero i soldi – è la domanda più frequente tra i militanti padani – perché le Regioni possano gestire le funzioni strappate allo Stato centrale attraverso alcune materie Lep?

L’assenza di Marine Le Pen

Da qui la necessità, per Salvini, di evitare alcune parole tabù come il ponte sullo Stretto, bollato da alcuni come un regalo al sud. O facili ironie sul caos trasporti che ha travolto il suo ministero. Non a caso le opposizioni consigliano maliziosamente ai leghisti di optare sui pullman, anziché treni, per arrivare
in tempo a Pontida. 
E ancora, le spaccature con la vecchia guardia del partito. Una settimana dopo Pontida, invece, domenica 13 ottobre, è in programma “un raduno di ex leghisti a Vimercate (in provincia di Monza e Brianza). Contiamo su una larga partecipazione. Noi abbiamo fondato l’associazione ‘Patto per il Nord’, il 13 ci sarà la presentazione ufficiale”, annuncia l’ex ministro leghista, Roberto Castelli. “Non è che vogliamo fare una contro-Pontida, però – sottolinea a LaPresse – faremo vedere che anche quelli che credono ancora nell’autonomia e nel federalismo si stanno organizzando”.

“È del tutto casuale che sia la settimana dopo Pontida“, sorride. E ancora: “Tutto un mondo che non è d’accordo con Salvini si sta riorganizzando. Finalmente, dopo anni di sforzi, forse riusciamo a riunirci”. Paolo Grimoldi, ex deputato leghista espulso dal Carroccio, dal canto suo, spiega: “Patto per il Nord è un’associazione con un simbolo che parlerà di tutte quelle cose di cui a livello nazionale non parla più nessuno. Le adesioni che per ora abbiamo avuto sono quelle di molti padri fondatori che il 13 ottobre saranno con noi”. “Tra gente che ha smesso di fare politica, gente che non ha rinnovato la tessera, il Veneto dove hanno buttato fuori pure l’ultimo segretario della Liga Veneta Toni Da Re, militanti che sono andati con Giancarlo Pagliarini, con Giuseppe Leoni, con Roberto Castelli, quelli che sono andati in Grande Nord, mi pare evidente – rimarca – che ci sono più leghisti fuori dalla Salvini Premier che dentro”.

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