I “pirati del mare libero” contro la proroga delle concessioni balneari

L’ultima riforma prevede l’obbligo per i Comuni di avviare le gare entro giugno 2027, con possibilità di anticipare i bandi.

Roma – Le spiagge italiane prese d’assalto dai…pirati del mare libero! Quest’anno, spesso, le spiagge dei nostri litorali sono state invase (per modo di dire) da gruppi di pacifici pirati che armati di striscioni hanno protestato per il libero utilizzo delle spiagge, inteso come bene demianiale pubblico a disposizione della collettività. Meglio questi che quelli veri, quei navigatori che assalgono imbarcazioni di vario genere per saccheggiarne il carico e, spesso, per catturare l’equipaggio e impossessarsi delle navi stesse. Le imprese dei pirati sono state esaltate dalla letteratura per ragazzi, almeno quelli di una volta, il cui eroe era, spesso, il pirata capitano, con un occhio bendato, che con spavalderia e indomito ardore conduceva il galeone, sventolante il classico vessillo con il teschio e le tibie incrociate, a volte accompagnate da clessidre, spade e cuori trafitti.

I pirati, quelli innocui, hanno protestato contro la proroga delle concessioni balneari. Non sembra siano stati creati grossi problemi, almeno, finora, non si è a conoscenza di denunce, querele e lamentele. Tuttavia, il problema esiste, eccome! L’ultima riforma delle concessioni balneari prevede l’obbligo per i Comuni di avviare le gare entro giugno 2027, con possibilità di anticipare i bandi. La bozza prevede anche estensioni delle concessioni e indennizzi per i concessionari uscenti. E’ quanto sarebbe emerso (il condizionale è d’obbligo vista la volatilità delle decisioni politiche italiane) dal vertice di maggioranza del 30 agosto scorso, una sorta di compromesso di democristiana memoria con la Commissione Euuropea. I balneari, nel corso degli anni, sono diventati un gruppo di pressione molte forte, per cui la politica è sempre stata molliccia, non affrontando mai il problema con serietà, spostandolo sine die.

La protesta di agosto dei balneari

D’altronde come si fa a non tenere conto che costituiscono un grande bacino elettorale, a cui la politica è sempre stata sempre sensibile? Come spesso succede nel nostro Paese, il dibattito intorno al tema si è polarizzato, facendo emergere i talebani dell’uno e dell’altro fronte. Sono anni che governi di entrambe le parti politiche dichiarano ai quattro venti di voler affrontare l’ostico tema delle concessioni alle strutture balneari. Ma finora i risultati sono prossimi allo zero. C’è da dire che occupano parti di costa che fanno parte del demanio pubblico, quindi della collettività. Lo Stato non può venderlo, ma solo affittare. Il problema è che li affitta a quattro soldi, dimostrando di non essere in grado di ottimizzare un bene demaniale, regalandolo, di fatto, ai soliti amici degli amici, che nel Belpaese sono numerosi.

Essendo pubbliche, le spiagge, dovrebbero essere assegnate a gare aperte e trasparenti. Invece, finora, le concessioni i sono state tramandate di padre in figlio. In cambio le imprese hanno investite nelle spiagge e nei servizi a favore del turismo e delle loro tasche, altroché! Il tema è talmente sentito che sono sorte numerose associazioni di cittadini che hanno costituito il Comitato Nazionale Mare Libero APS (CoNaMal Associazione di Promozione Sociale), attivi da anni in molti territori italiani, dal litorale romano al Cilento, dalla Versilia alla Riviera romagnola, uniti dal comune intento di liberare il mare e le spiagge e restituirli alla collettività. Una soluzione va trovata con equità, trasparenza e legalità. Ad esempio un’opzione interessante potrebbe essere di proporre nuovi bandi, offrendo una sorta di preferenza a chi ha già avuto una concessione e ha dimostrato di essere in regola con tasse, affitti ed aver investito sui servizi offerti. L’importante è che non vengano date a imprese in odore di malaffare!

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