Viaggio nel ddl sicurezza: cosa cambia con i nuovi reati, dalle manifestazioni ai migranti

Tutte le novità approvate alla Camera: c’è anche il reato di resistenza passiva in carcere e Cpr. Passa tra le proteste dell’opposizione.

Roma – Tra le proteste dell’opposizione il ddl sicurezza passa il “tagliando” della Camera: approvato con 162 voti a favore, 91 contrari e tre astenuti, il disegno di legge varato dal governo Meloni passa ora al Senato. Tra misure che prevedono nuovi reati – quelle più discusse – c’è la stretta sulle manifestazioni e sulle proteste, regole più dure e pene inasprite per carceri e migranti, più tutele per le forze di polizia con l’uso delle bodycam. Quest’ultimo punto è passato senza emendamenti: l’articolo 21 del ddl Sicurezza prevede le videocamere per le forze di polizia impegnate nel mantenimento dell’ordine pubblico, anche se non come dotazione obbligatoria.

“Nei luoghi e negli ambienti in cui sono trattenute persone sottoposte a restrizione della libertà personale possono essere utilizzati dispositivi di videosorveglianza”, si legge nell’articolo. Stanziati in tutto oltre 23 milioni in tre anni. Ma niente numeri identificativi sulle divise degli agenti, richiesti da parte dell’opposizione. Diverse le norme che riguardano le forze di polizia. La pena è aumentata per violenze, minacce e resistenza se sono rivolte a un pubblico ufficiale o un agente di polizia giudiziaria. Nasce anche il reato di “lesioni personali a un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza nell’atto o a causa dell’adempimento delle funzioni”, con pena che può andare fino a 16 anni in caso di lesioni gravissime.

Bodycam per la polizia

Per questo reato, anche commesso nel corso di manifestazioni, può scattare l’arresto in flagranza. Arresto che è previsto anche per le aggressioni agli operatori sanitari. Viene poi previsto anche un bonus che può andare fino a 10mila euro in caso di spese legali, per gli agenti che sono imputati per fatti relativi al loro lavoro. Infine, gli agenti di pubblica sicurezza saranno liberi di portare pistole senza licenza anche quando non sono in servizio. E ancora si allargano le “maglie” dell’applicazione del Daspo urbano, ossia il divieto di accedere ad alcune aree urbane, anche per chi è stato solo denunciato o condannato in modo non definitivo negli ultimi cinque anni per una serie di reati, se questi sono avvenuti in stazioni o aeroporti. Il Daspo può essere disposto dal questore se la condotta è reiterata. Sempre in tema di stazioni ferroviarie o metro, giro di vite ai borseggiatori: scatta un’aggravante per i reati commessi in questi spazi.

Tra le misure, compare la stretta sulle manifestazioni. Per il chi danneggia qualcosa in un luogo pubblico (o aperto al pubblico), portando anche violenza o minaccia a una persona, la pena sale. La condanna possibile sarà da 18 mesi a cinque anni di carcere, con una multa fino a 15mila euro. In più, per i reati di violenza e minaccia è prevista un’aggravante nel caso in cui questi siano commessi per impedire la realizzazione di un’opera pubblica o infrastruttura strategica (come il Ponte sullo Stretto di Messina, o la Tav).

Blocco stradale degli ambientalisti

Ma c’è di più: il blocco stradale diventa un illecito penale, mentre fino a oggi è solo amministrativo. Per chi blocca le strade o le ferrovie con il proprio corpo, anche pacificamente – tanto che la norma è stata ribattezzata ‘anti-Gandhi‘ -, scatta fino a un mese di reclusione e una multa fino a 300 euro. Se lo stesso illecito è commesso durante una manifestazione, ovvero da più persone riunite, la pena può salire da sei mesi a due anni di carcere. Inutile non pensare alle incursioni degli ambientalisti dei blitz, che spesso e volentieri hanno bloccato il traffico per protestare. Infatti è stata una norma molto contestata dalle opposizioni che hanno accusato la maggioranza di calpestare un diritto.

Tempi duri anche per i protagonisti delle rivolte in carcere: il ddl introduce una nuova aggravante al reato (che già esiste) di istigazione a disobbedire alle leggi. Se il reato viene commesso dentro un penitenziario, oppure nei confronti di persone detenute, la pena può essere aumentata fino a un terzo. Oggi va da sei mesi a cinque anni. In più nasce il reato di rivolta in carcere, che include non solo gli atti violenti ma anche la “resistenza passiva” agli ordini, punita da uno a cinque anni. Stessa regola per i Cpr dove sono trattenuti i migranti in attesa di espulsione. Un’altra norma riguarda gli stranieri: a loro viene vietato l’acquisto di una sim telefonica, se non hanno un regolare permesso di soggiorno.

Rivolte in carcere

Sempre tra le misure che riguardano il carcere, l’articolo 15 del ddl Sicurezza consente di detenere dietro le sbarre, in un istituto di custodia attenuata, anche le donne incinte, o le madri di figli che hanno meno di un anno. Se il ddl venisse approvato in via definitiva così com’è, andrebbe a modificare il Codice penale che al momento prevede che in questa situazione il giudice è sempre obbligato a rinviare l’esecuzione della pena. Con la modifica il rinvio diventa facoltativo. Una norma che ha visto la levata di scudi dell’opposizione e una spaccatura nella maggioranza per via di Forza Italia che non era in linea con la posizione della coalizione di centrodestra. Alla fine gli azzurri hanno ceduto, con l’accordo che il governo presenti ogni anno una relazione sulle donne incinte e con figli piccoli detenute in carcere.

Nasce poi il reato di occupazione da molti ribattezzato norma “anti-Salis”: l’articolo 10 del ddl punisce chi occupa le abitazioni con il reato di “occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui” (si applica anche alle pertinenze, come garage, box auto, terrazzi…). La pena va da due a sette anni di carcere. Si può anche procedere d’ufficio per il reato, se a essere occupato è un immobile pubblico o destinato al pubblico, oppure se il proprietario è una persona “incapace, per età o per infermità”. Ci sarà anche una procedura d’urgenza per liberare la casa. E ancora, la stretta sulla cannabis light: l’articolo 18 la inserisce, su decisione del governo, tra le sostanze stupefacenti. E questo vuol dire che non la si potrà importare, lavorare, distribuire, vendere, trasportare e spedire. La regola si applica alle infiorescenze della canapa in tutte le forme, anche semilavorata, essiccata o triturata e a tutti i prodotti che le contengono.

Stretta sulla cannabis light

Infine, misure per contrastare il terrorismo: nasce a questo proposito il reato di “detenzione di materiale con finalità di terrorismo”, che punisce anche chi ha istruzioni per preparare armi o sostanze pericolose. Viene punito anche chi diffonde istruzioni per preparare sostanze tossiche, accecanti o infiammabili per compiere delitti non colposi contro la personalità dello Stato. Le pene vanno dai 2 ai 6 anni. Ha sempre finalità antiterrorismo la stretta sul noleggio di veicoli introdotta durante l’esame nelle commissioni Affari costituzionali e Giustizia: gli esercenti dovranno comunicare anche i dati identificativi della macchina noleggiata (targa e numero di telaio) nonché gli intervenuti mutamenti della proprietà e gli eventuali contratti di subnoleggio. Viene introdotta anche in questo caso un’altra nuova fattispecie di reato, con l’arresto fino a tre mesi o un’ammenda fino a 206 euro.

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