La ricostruzione del delitto degli inquirenti, mentre si vigila sulle reazioni dopo l’assassinio del rampollo della cosca di ‘ndrangheta.
Milano – Quella sparatoria in pieno giorno a Cernusco sul Naviglio e un omicidio che ora dopo ora rende più nitido il quadro in cui è maturato. Dopo il delitto nel quale il capo ultrà dell’Inter Andrea Beretta ha ucciso Antonio Bellocco, gli investigatori monitorano le tensioni che si sono create con l’uccisione del rampollo di una delle cosche storiche della ‘ndrangheta nel timore di possibili reazioni. Ma intanto vengono a galla dettagli sulla dinamica del delitto: Bellocco è stato massacrato con quasi una decina di coltellate al petto e alla gola dall’ex amico e rivale negli “affari” Andrea Beretta, al vertice della curva da quasi due anni, dopo l’assassinio dello storico leader Vittorio Baiocchi. Ora emerge che Beretta temeva che il clan Bellocco volesse ucciderlo.
Era fine ottobre del 2022 quando a Milano Vittorio Boiocchi, capo ultrà dell’Inter, era stato ucciso per strada mentre tornava a casa: l’uomo, 69 anni, con precedenti penali, era stato colpito da più colpi di arma da fuoco mentre era in via Fratelli Zanzottera, alla periferia della città, nel quartiere Figino. I colpi lo avevano raggiunto al collo e al torace. L’allarme era stato dato da alcuni passanti. Diverse le condanne definitive: rapina, traffico di droga e sequestro di persona. Era stato anche raggiunto da cinque anni di Daspo a seguito degli scontri avvenuti dopo Inter-Napoli del 2018, l’occasione in cui morì l’ultrà del Varese Dede Belardinelli.
A quanto pare Beretta, 49 anni, non aveva mai digerito la presenza di Bellocco, uomo dei clan, nel direttivo della curva. E martedì mattina, davanti alla palestra di Cernusco sul Naviglio, avrebbe chiesto senza mezzi termini all’amico: “Cos’è questa storia che mi volete ammazzare?“. Il 36enne – con la madre ancora al 41bis e padre morto in carcere, avvicinatosi ai capi curva nerazzurri dopo la morte di Boiocchi – gli avrebbe risposto: “Sì, ammazziamo te e tutta la tua famiglia“. E a quel punto Beretta avrebbe replicato: “Figlio di p…., io non ho paura di te”, e avrebbe reagito. Come emerge dalle indagini dei carabinieri e dalle dichiarazioni del capo ultrà agli inquirenti, Beretta sarebbe infatti venuto a conoscenza del fatto che il clan Bellocco lo voleva “eliminare”.
Per questo, ha spiegato, girava armato di pistola, con matricola abrasa, e coltello a serramanico. Il leader della “nord”, come scrivono i pm nella richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere, ha messo a verbale “il movente prossimo e remoto dei fatti”. Da un lato c’era dunque il timore di essere ucciso dai Bellocco, dall’altro le “pretese” del 36enne erede della potente cosca sui business del capo ultrà e sugli “utili” di un negozio di merchandising a Pioltello, nel Milanese. E mentre si indaga da tempo sul mondo delle curve, su alleanze e infiltrazioni della criminalità organizzata, riguardo all’omicidio i pm negli atti chiariscono, sulla base di testimonianze e delle immagini di videosorveglianza, che Beretta non è stato “vittima di un’aggressione”.
Beretta aveva sia la pistola sia il coltello, e quindi non ha reagito dopo essere stato gambizzato come si era creduto inizialmente. L’ipotesi è invece che il 49enne, entrato nella macchina di Bellocco, dopo quel breve botta e risposta avendo saputo che il 36enne voleva farlo ammazzare, avrebbe tirato fuori la pistola e sarebbe iniziata una colluttazione. La ferita di striscio all’anca, Beretta (che secondo i magistrati sarebbe di “indole violenta” e con una sfilza di “precedenti penali”) potrebbe essersela fatta mentre impugnava l’arma, cercando di sparare a Bellocco: poi, caduto a terra il caricatore, l’avrebbe accoltellato.
Sul corpo dell’erede del clan di ‘ndrangheta il capo della “nord” ha infierito, anche rientrando nella macchina, dopo essere caduto fuori, fino a quando è stato trascinato via da due testimoni. Quei due che poco prima, come scrivono i pm, aprendo la portiera lato passeggero avevano visto “quanto accaduto” all’interno, mostrando “la loro preoccupazione ed il loro stupore per la vista di un corpo privo di vita”. Beretta, interrogato ieri nel carcere di Opera, si è avvalso della facoltà di non rispondere davanti alla gip Lorenza Pasquinelli, che depositerà l’ordinanza di convalida del fermo e di custodia cautelare. Bisognerà verificare, anche attraverso l’autopsia, se sia stato sparato un altro colpo. Un teste ha riferito di aver sentito uno sparo e un rumore simile: nel frattempo, altri ultrà potrebbero essere convocati nelle indagini.