Proroga al 2027 e gare con indennizzi all’osso: la legge che delude i balneari

L’ultima versione del ddl approvata da Palazzo Chigi con il placet di Bruxelles. Prevista la possibilità di demolire le strutture esistenti.

Roma – Nonostante l’approvazione della riforma, il malcontento tra i balneari è diffuso. “Niente di nuovo sotto l’ombrellone” tuona Legambiente. “Il Dl sull’annosa vicenda dei balneari, che ha avuto il via libera dal Consiglio dei ministri è l’ennesimo graffio su una tela già abbastanza ricca di sgorbi”. E’ il commento di Sebastiano Venneri, responsabile turismo e Innovazione Territoriale di Legambiente che osserva come “La soluzione trovata è una banale ed ennesima proroga al 2027, ma probabilmente anche al 2028, con tanti saluti alla sentenza dell’Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato del 2021, massimo organo di giustizia amministrativa del nostro Paese, che ha imposto lo stop alle proroghe”.

Giudizio non soddisfacente anche da parte di Federbalneari Italia, che fa notare con il provvedimento
contenda “alcuni punti cardine che tengono conto delle esigenze di tutela del comparto turistico balneare italiano”, ma “non ben coordinati tra loro”. “Se da un lato comprendiamo in parte la scelta obbligata del governo, viste le difficoltà di rapporto con la Commissione Europea e l’evidente rischio di un ulteriore deferimento della procedura d’infrazione alla Corte di Giustizia, che avrebbe creato non pochi problemi alla stabilità del settore, dall’altro siamo insoddisfatti per il mancato dialogo tra governo e categoria, con un provvedimento approvato senza un confronto preventivo e ragionato con la categoria, le regioni e i comuni”, afferma Marco Maurelli, presidente di Federbalneari Italia. Da una prima valutazione, risulta ancora insoddisfacente il piano di tutela per le PMI concessionarie.

Molto ridimensionati gli indennizzi ai gestori uscenti, che il ddl prevede di calcolare solo sulla base degli investimenti non ammortizzati degli ultimi cinque anni. Una modifica deludente per la categoria, se si pensa che la legge sulla concorrenza del governo Draghi apriva al calcolo sull’intero valore aziendale. Anche la precedente versione del ddl Meloni-Fitto conteneva il riferimento al valore aziendale, ma Palazzo Chigi sarebbe stato costretto a rimuoverlo per volere della Commissione Ue, che lo riteneva un vantaggio improprio ai concessionari uscenti.

Il provvedimento, con una serie di modifiche alla legge concorrenza del governo Draghi, che aveva stabilito la scadenza del 31 dicembre 2023 e introdotto per la prima volta le gare delle concessioni. Il ddl Meloni-Fitto propone invece di estendere la validità delle concessioni fino al 30 settembre 2027. Gli enti locali dovranno concludere le gare entro il 30 giugno 2027, con la possibilità straordinaria di avere tempo fino al 31 marzo 2028 in caso di “pendenza di un contenzioso o difficoltà oggettive legate all’espletamento della procedura stessa”. Saranno i sindaci e i funzionari locali a decidere se applicare la proroga oppure avviare subito le gare, e qui sta uno degli elementi controversi del ddl.

Balneari in protesta

Per quanto riguarda i bandi, questi dovranno essere pubblicati per almeno trenta giorni sull’albo pretorio online del Comune e, per i titoli di interesse regionale o nazionale, anche sulla Gazzetta ufficiale della Repubblica italiana. Per le concessioni superiori a dieci anni sarà obbligatoria anche la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea. I bandi dovranno indicare la durata della concessione, che potrà essere di minimo 5 e massimo 20 anni, e il valore degli investimenti non ammortizzati.

Federbalneari chiede “al governo di sospendere i bandi avviati arbitrariamente dai comuni per assegnare le concessioni in modo troppo discrezionale sulle nostre coste e non in linea con il presente decreto-legge Salva Infrazioni, e di procedere prima alla scrittura dei criteri economici previsti dal decreto stesso. Inoltre, avremmo preferito che fosse preservato il criterio della pianificazione turistica attuale, per evitare che
gli attuali lotti concessori potessero essere aggregati, cancellando di fatto gli attuali lotti concessori. Si rischia
che il ‘modello Jesolo’ prevalga senza alcuna regola, e questo non vogliamo sia consentito. Abbiamo tempo fino al 2027 o 2028 per risolvere e chiarire, nella fase attuativa della riforma, le annose questioni economiche non ancora definite”.

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