Toti in tv attacca la politica: “Ha lasciato alle toghe il potere penale e morale”

L’ex governatore racconta il suo calvario: “Sono stati i magistrati a mettere in carcere la Liguria”. Il 5 novembre inizia il processo.

Roma – Giovanni Toti torna in tv, ospite di Quarta Repubblica su Rete 4, parlando della vicenda giudiziaria che lo ha travolto e gli è costato la perdita della libertà e della carica da presidente della Regione Liguria. “Io sono in pace con la mia coscienza. Sono molto sereno. Credo di avere dato tutto quello che potevo alla politica e i risultati nella regione Liguria si vedono. Io non riesco ad avercela fino in fondo neppure con i magistrati, che pure secondo me sbagliano. Io ce l’ho con la politica e con tutti coloro che dal ’94 hanno approvato leggi che hanno tolto alla politica ogni potere di azione in questo Paese, lasciando alla magistratura l’idea di poter fare da giudice penale e morale di quello che fa la politica”. 

“La colpa è della mia categoria o di quello a cui appartenevo prima di tornare a fare il giornalista, cosa che certamente farò. La politica quella barriera non l’ha messa”, ha aggiunto l’ex presidente della Liguria citando Montesquieu il filosofo francese della ‘separazione dei poteri’. “Mi occuperò di politica da un altro punto di vista – ha spiegato poi Toti, annunciando così che tornerà a fare il giornalista -. Qualche pensiero cercherò di scriverlo su ‘Il Giornale’ che è stato uno dei pochi fari di libertà”. Poi torna sul calvario giudiziario. “Non siamo stati noi a tenere in ostaggio la Liguria. Sono stati i magistrati a mettere, in qualche modo, in carcere la Liguria. Noi saremmo tornati ben volentieri al nostro lavoro. Poi a un certo punto quando capisci che la tua controparte non sente ragione, le amministrazioni devono andare avanti”.

Toti e la sua lettera di dimissioni

E ancora, “stupisce onestamente un’opposizione, che c’è passata, e una politica in generale senza eccezioni che non ha capito che prima Mani Pulite e poi l’era Monti-Severino con i reati contro i colletti bianchi e il traffico di influenze, hanno costruito leggi che volendole interpretare portano a far sì che tu possa essere un corrotto o un corruttore per un atto di cui avevi diritto”. Sul fronte giudiziario si aprirà il prossimo 5 novembre il processo all’ex governatore della Liguria. La gip Paola Faggioni ha accolto la richiesta della procura di Genova di giudizio immediato per Toti, l’imprenditore portuale Aldo Spinelli e l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova e Savona, nonché ex ad di Iren, Paolo Emilio Signorini. Le difese dovranno scegliere, entro il 15 settembre, se procedere con rito ordinario oppure se scegliere l’abbreviato o il patteggiamento.

All’ex presidente della Regione Liguria vengono contestati la corruzione e il finanziamento illecito, mentre a Signorini e Spinelli la sola corruzione. Il collegio giudicante è composto dai giudici Roberto Cascini, Riccardo Crucioli e Valentina Vinelli: viene assegnato automaticamente in base a una tabella stabilita con un sistema informatico. I legali di Toti e Spinelli hanno già detto di puntare sul rito ordinario mentre i difensori di Signorini starebbero valutando. Per Toti arriva quindi la possibilità di difendersi in tribunale dopo le accuse e i tre mesi di arresti domiciliari, che lo hanno poi costretto alle dimissioni, unica via per tornare in libertà.

Giovanni Toti e l’imprenditore Aldo Spinelli

Sulle accuse di corruzione, Toti ha assicurato: “Non ho intascato un euro per me stesso o per la mia famiglia. Anzi sono orgoglioso di dire che sono assai più povero di nove anni fa quando facevo il direttore, nonostante gli emolumenti che spettano a un presidente di regione non siano bassi”. Poi ha spiegato perché si è dimesso. “La decisione non è stata dettata da alcun isolamento politico, anzi grazie a chi mi ha fatto sentire grande vicinanza come Salvini, Nordio, Santanché. Se avessimo fatto ricorso in Cassazione sarebbe stato un muro contro muro sulla pelle della Liguria”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa