I testi che giacciono in Parlamento, tutti presentati da parte di esponenti del centrosinistra, per rivedere la legge sulla cittadinanza.
Roma – Si riapre il dibattito su Ius soli e cittadinanza, con lo scontro tra Forza Italia e Lega. “La legge sulla cittadinanza va benissimo così, e i numeri di concessioni (Italia prima in Europa con oltre 230mila cittadinanze rilasciate, davanti a Spagna e Germania) lo dimostrano. Non c’è nessun bisogno di ius soli o scorciatoie”, scrive il partito di Matteo Salvini in un post. L’iniziativa social non è piaciuta, però, agli azzurri. Il portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi replica piccato: “La nostra posizione non è quella di attaccare gli alleati, a meno che non dicano cose contro il programma che ci siamo dati comunemente. Per cui, stigmatizziamo questo post”.
È il cosiddetto ius scholae il minimo comun denominatore che unisce le varie proposte di legge presentate in Parlamento, tutte da parte di esponenti del centrosinistra, per rivedere la legge sulla cittadinanza, sulla falsariga del testo approdato in Aula alla Camera al termine della precedente legislatura e poi naufragato anche per lo scioglimento anticipato del Parlamento. C’è il disegno di legge a firma della senatrice del Pd ed ex capogruppo Simona Malpezzi, che prevede la concessione della cittadinanza italiana al minore straniero che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il compimento del dodicesimo anno di età, che risieda legalmente nel nostro Paese e che abbia frequentato in maniera regolare per almeno cinque anni nel territorio nazionale uno o più cicli scolastici o percorsi di istruzione e formazione professionale idonei al conseguimento di una qualifica professionale.
Contenuti che si ritrovano anche nella proposta depositata dalla capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, Luana Zanella, e in quella della deputata M5S Vittoria Baldino. Si spingono invece oltre, prevedendo anche il cosiddetto ius soli, le proposte dell’ex presidente della Camera, Laura Boldrini, del deputato del Pd Matteo Orfini e del senatore Dem Francesco Verducci. Nel primo caso la cittadinanza viene riconosciuta ai nati nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di cui almeno uno sia regolarmente soggiornante in Italia da almeno un anno, al momento della nascita del figlio e a chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri di di cui almeno uno nato in Italia.
La proposta Orfini prevede lo ius soli per i bambini nati nel nostro Paese da genitori stranieri, di cui almeno uno vi risieda legalmente senza interruzioni da non meno di cinque anni o sia in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo. Contenuti analoghi a quelli del testo di Verducci, in base al quale acquista la cittadinanza chi è nato nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, dei quali almeno uno sia in possesso del diritto di soggiorno permanente o del permesso di soggiorno di lungo periodo. Requisito decisivo per l’ottenimento di uno dei suddetti titoli, si ricorda, è il soggiorno per almeno cinque anni in Italia. Infine la proposta presentata la settimana scorsa alla Camera dal responsabile Sport del Pd, Mauro Berruto, per disciplinare il tesseramento dei minori stranieri nati in Italia presso le società e associazioni sportive e i casi di concessione della cittadinanza.
Lo ius soli è molto diffuso nel Nord, Sud e Centroamerica, dove viene utilizzato dall’83% degli Stati. Lo hanno ad esempio – affiancato da altre possibilità, legate di solito alla cittadinanza dei genitori – gli Stati Uniti, il Canada, il Messico, l’Argentina e il Brasile. Al di fuori del continente americano pochi Paesi adottano lo ius soli in senso stretto. In Europa, nessun Paese ha questo sistema. L’unico che lo aveva, fino al 2004, era l’Irlanda, ma dopo una storica sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione europea (Zhu and Chen vs Secretary of State for the Home Department) il Paese ha cambiato la propria Costituzione adottando uno ius soli temperato, o condizionato.
La legge sulla cittadinanza Usa prevede lo ius soli e cioè la possibilità di essere cittadini per il semplice fatto di essere nati sul territorio degli Stati Uniti. La cittadinanza americana dura tutta la vita, a meno che non vi si rinunci. In Europa, quello francese è un modello non dissimile da quello italiano, in cui lo ius soli strettamente inteso non esiste e chi nasce nel territorio del Paese non è automaticamente cittadino francese. Ottiene la cittadinanza il ragazzo nato da genitori stranieri quando compie la maggiore età, se in quel momento ha vissuto stabilmente in Francia per un periodo di almeno cinque anni.