Previsione choc: Sicilia come il deserto entro il 2030, ma non è il cambiamento climatico

Gli esperti di Meteoweb smentiscono l’allarme del Guardian: “Un fenomeno che c’è sempre stato, il riscaldamento globale non c’entra”.

Roma – Da mesi, per non dire anni, si parla dell’allarme siccità in Sicilia. Tanto che della difficile situazione dell’isola ha parlato anche il quotidiano britannico Guardian, con un reportage che contiene addirittura una catastrofica previsione: una buona parte del territorio siculo si trasformerà in un vero e proprio deserto nel giro di pochi anni, entro il 2030. Il simbolo dell’emergenza è il lago di Pergusa, in provincia di Enna. Si tratta di un piccolo bacino alimentato dall’acqua piovana, unico lago naturale dell’isola. Il tabloid britannico riporta le recenti parole di Christian Mulder, professore di ecologia ed emergenza climatica all’Università di Catania, secondo cui “entro il 2030 un terzo del territorio della Sicilia diventerà un deserto, paragonabile alle aride terre dell’Africa settentrionale”.

Il lago di Pergusa

“L’intera fascia che si affaccia sul Canale di Sicilia è destinata ad una rapida desertificazione“, ha spiegato l’esperto. “La Sicilia sta ora affrontando le conseguenze concrete di decenni di cattiva gestione delle risorse idriche e le possibilità che la situazione migliori sono ridotte”, ha concluso Mulder. La siccità non è una novità per la Sicilia insomma, priva di grandi fiumi o ghiacciai. Colpa del cambiamento climatico, dicono i sostenitori dell’ideologia green, convinti che la siccità sia legata alle temperature sempre più alte e le piogge sempre più scarse e concentrate in pochi, distruttivi eventi. In realtà questo fenomeno ha sempre caratterizzato la Sicilia, colpita dalla cattiva gestione delle risorse e degli impianti che rende più complicato conservare l’acqua sull’isola.

A smentire i catastrofisti, e i fanatici del cambiamento climatico una analisi di Meteoweb che fa notare come il “problema della siccità in Sicilia non è certo una novità e non può essere in alcun modo correlato al cambiamento climatico e al riscaldamento globale. Da sempre, infatti, ciclicamente, la Sicilia soffre di gravi periodi di siccità: clamorosi quelli degli anni ’70 e ’80, più recente e di fresca memoria quello del 2002, tutti molto più gravi dell’attuale. A fine maggio, infatti, le precipitazioni accumulate in Sicilia negli ultimi 12 mesi, con una media regionale di 453mm, sono scese sotto la soglia psicologica di 500mm medi, eppure durante la grande siccità del 2002, nello stesso periodo l’accumulo medio era di 415mm. Quindi molto inferiore rispetto a quest’anno. E parliamo di 22 anni fa. Ancora peggio fu nel 1977, ben 47 anni fa”.

Meteoweb parla anche della grande lezione del Nord. “Abbiamo la memoria corta. Anzi cortissima. Fino a poco più di un anno fa, infatti, il Nord Italia ha vissuto una siccità disastrosa, molto peggiore di quella attuale in Sicilia. Le piogge sono mancate per due anni in tutto il settentrione e persino in pianura Padana si è arrivati al razionamento idrico, soprattutto tra Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. Il leader dei Verdi ha perfino portato i sassi dell’Adige in secca in Parlamento, accusando il governo di non fare nulla contro l’emergenza. E invece dalla primavera 2023 è iniziato un periodo eccezionalmente piovoso, la siccità è finita, le piogge sono così abbondanti che fiumi e laghi hanno esondato più volte e adesso l’acqua è diventata troppa. Perché la natura tende sempre a compensare i suoi estremi. Nei primi sei mesi del 2024, il Nord Italia ha battuto tutti i propri record pluviometrici”.

Ecco perché – dicono gli esperti di Meteoweb – i “catastrofisti stanno toppando, ancora una volta. Sfruttando la memoria corta, la suscettibilità rispetto alle paure e la comprensibile ignoranza scientifica del popolino. Ma la situazione non è affatto apocalittica, e in ogni caso per evitarla basterebbe compiere le adeguate scelte politiche. E così come per i fenomeni estremi, il dissesto idrogeologico ma anche le altre calamità naturali quali terremoti e maremoti, l’arma di contrasto più efficace rimane quella della prevenzione. E anche la siccità si può prevenire. Realizzando dighe e bacini tali da conservare l’acqua, che in Sicilia è sempre abbondante nelle zone di montagna, per poi utilizzarla nei periodi siccitosi consentirebbe di evitare ogni tipo di problema”.

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E ancora, spiega l’analisi, un altro aspetto rilevante riguarda le reti idriche: in “Sicilia e al Sud in generale sono un vero e proprio colabrodo. Oltre il 50% dell’acqua potabile viene dispersa in guasti e perdite delle reti. Già solo rendendo efficienti le reti idriche, non ci sarebbe alcun problema di siccità anche se non dovesse piovere per 9 mesi consecutivi come accaduto quest’anno. Infine ci sono le tecnologie, come quelle che consentono di desalinizzare l’acqua del mare e che forniscono acqua potabile a Israele, in pieno deserto. Con le adeguate politiche di sviluppo e la realizzazione delle grandi opere (dighe, reti idriche e impianti di desalinizzazione), la Sicilia non subirà mai le conseguenze della naturale siccità che ciclicamente c’è sempre stata e sempre ci sarà.

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