Il fatto in sé è di una gravità assoluta. E dire che è ancora in corso il processo "Ambiente svenduto" sul disastro ambientale dell’Ilva targata Riva, che vede alla sbarra i responsabili delle acciaierie, politici locali e faccendieri.
Taranto – Nel XXI secolo succede anche questo. Alcuni operai dell’impianto siderurgico ArcelorMittal (ex Ilva) si sono visti recapitare una notifica disciplinare da parte dell’azienda, con repentina sospensione delle mansioni lavorative, interdizione ai luoghi di produzione e richiesta di giustificazioni.
E’ mancata soltanto l’accusa di adunata sediziosa e ci saremmo trovati in pieno regime, e forse nemmeno. Che cosa hanno commesso di tanto grave i malcapitati dipendenti per meritare un simile provvedimento?
La causa scatenante sembra sia stata la pubblicazione di uno screenshot sul proprio profilo Facebook che esortava alla visione della fiction “Svegliati amore mio“ in onda sui canali Mediaset.
La vicenda narra della lotta di una madre (interpretata da Sabrina Ferilli) per sua figlia, che a soli 5 anni si era ammalata di leucemia. La storia si dipana in modo da collegare la grave patologia alle emissioni dell’acciaieria dove il padre (Ettore Bassi) lavorava da vent’anni.
Il fattaccio è stato denunciato dall’Usb, Unione Sindacale di Base, che ritiene “gravissimo il continuo tentativo di voler a tutti i costi alimentare un clima di terrore…”. Sulla stessa lunghezza d’onda i rappresentati degli enti locali: “…ArcelorMittal ha calpestato il diritto dei lavoratori a manifestare il loro pensiero…”, ha dichiarato l’assessore all’ambiente del Comune di Taranto Paolo Castronovi, condannando la sospensione degli operai.
L’azienda precisa che tali provvedimenti sono stati adottati non per aver commentato la fiction “Svegliati amore mio”, ma per “aver denigrato l’azienda stessa e il suo management, anche attraverso affermazioni di carattere lesivo e minaccioso. L’azienda deplora la distribuzione di notizie false e non verificate che a loro volta possano lederne l’immagine ma soprattutto procurare allarme e sconcerto nei lavoratori e nella popolazione“.
Nel messaggio condiviso si richiama l’attenzione su Taranto con locuzioni come “vergogna“ ed “assassini“ per i responsabili dell’inquinamento. Forse avrebbero dovuto utilizzare per lo scempio ambientale di Taranto termini come “encomio con lode“ e “benefattori“?
Un’azienda che pensa all’immagine e non alle condizioni di salute dei propri lavoratori rappresenta la “cartina di tornasole“ dei livelli di sopraffazione e incuria che hanno raggiunto le relazioni industriali, a discapito degli operai. L’aria che si respira sembra portare indietro l’orologio della storia alla Fiat di Valletta, negli anni ’50 del secolo scorso.
Quando all’interno dello stabilimento vennero creati i “reparti confino” in cui venivano isolati gli operai comunisti, socialisti ed i sindacalisti della Fiom. L’azienda li aveva definiti Officine Sussidiarie Ricambi (OSR), ribattezzate Officine Stella Rossa dagli operai.
Quest’ultimi erano tenuti lì a non fare quasi niente: ogni tanto veniva portata loro una cassa di bulloni. Gli operai dovevano contare i bulloni, uno per uno. per poi spostarli sul pavimento quindi rimetterli nella cassa. L’intento era quello di isolare i dipendenti più “facinorosi” dal resto degli operai.
Ricordiamo i tempi dei Padroni del Vapore giusto per rinfrescare la memoria e per dovere di cronaca. Ad usare termini ancora più caustici (altro che vergogna ed assassini) è stata l’autorità giudiziaria che ha avviato il procedimento penale “Ambiente svenduto“ per disastro ambientale, avvelenamento di sostanze chimiche e associazione a delinquere.
Inoltre la Corte europea dei Diritti umani ha accusato l’Ilva e l’Italia di “crimini contro l’umanità“. Nel capo d’imputazione i vertici aziendali si sarebbero resi artefici di reati plurimi contro la vita e la salute umana. Anche le autorità italiane sarebbero state colluse per aver omesso di disporre un quadro normativo utile a prevenire e neutralizzarne gli effetti letali di gas e fumi tossici e nocivi.
Come se non bastasse tre giorni fa l’ennesimo incidente: un’esplosione e un incendio si sono verificati intorno alle 7.30 del mattino in una colata continua dell’acciaieria. Lo ha annunciato ancora una volta il sindacato Usb che parla di “tragedia sfiorata”, spiegando che sono “salvi per miracolo tutti gli operatori presenti sulla linea. E meno male che tutto va bene.
Inoltre i “decreti salva Ilva“ emanati dai governi dell’epoca hanno contribuito ad aggravare la situazione. Altro che fiction televisiva, altro che post su Facebook. I fatti nudi e crudi son ben peggiori.
E poi la fiction si riferisce ad un caso del 2003, in cui l’ArcelorMittal non c’entrava nulla, per il semplice fatto che non c’era. Il provvedimento preso ha l’amaro sapore della “excusatio non petita accusatio manifesta“ e di un nervo scoperto. Scusateci se è poco.
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