Tra i ritrovamenti il corpo di un adulto (probabilmente una donna) e un bambino piccolo ancora appoggiati l’un l’altro.
Milano – Scavate nella roccia di una collina, all’interno intere famiglie e alcuni oggetti funebri: così si presentano le tombe ritrovate tra febbraio e marzo 2024 dalla missione congiunta italo-egiziana EIMAWA (Egyptian-Italian Mission At West Aswan) sulla sponda occidentale di Assuan, nell’area circostante il Mausoleo dell’Aga Khan. È in questa zona infatti che dal 2019 gli archeologi stanno scavando e dove hanno già individuato 400 tombe che risalgono al periodo compreso tra il VI secolo a.C. e il II secolo d.C.
Una particolarità di quest’ultimo ritrovamento è però nel tipo di sepoltura: le tombe infatti si trovano su più di dieci livelli di terrazzamenti, un fatto unico in Egitto. In pratica, tutto il profilo della collina si presentava costellato da tombe scavate nella roccia che all’epoca dovevano creare un grande effetto scenografico, soprattutto durante le feste, quando si pensa, sulla base delle lanterne in terracotta ritrovate durante gli scavi, venissero illuminate.
Eccezionali sono anche le caratteristiche dei defunti: nonostante nell’antichità le tombe siano state depredate dai ladri, conservano ancora decine di corpi mummificati e parti del corredo funerario. Tra i corpi sono stati rinvenuti anche quelli di un adulto (probabilmente una donna) e di un bambino, con un’età stimata alla morte di 1-2 anni, ancora appoggiati l’uno sull’altro in un sarcofago di pietra. Ora, attraverso le analisi del DNA, gli studiosi cercheranno di stabilire se c’era un legame di parentela tra i due.
Inoltre analisi antropologiche e radiologiche hanno fornito informazioni preziose sulle condizioni di vita, salute e malattie dell’epoca. Si è così scoperto che il 30-40% degli individui era molto giovane, si va dai neonati agli adolescenti. Alcuni soffrivano di malattie infettive e altri di disordini metabolici; è stata individuata anche una donna di età matura sopravvissuta a un’amputazione, come è evidenziato da un callo osteoreparativo nel femore.
Altri corpi presentano segni di anemia, carenze nutrizionali, ma anche tracce di tubercolosi e segni di osteoartrite. In diversi casi non si riconosce alcuna patologia ossea significativa, per cui si ipotizza che la causa del decesso sia da attribuire a malattie infettive. La TAC ha anche rivelato la presenza di braccialetti al polso di alcuni individui, di cui è stato possibile ottenere una ricostruzione tridimensionale grazie alla tecnica dello “sbendamento virtuale” (i corpi e le bende in cui sono avvolti sono lasciati intatti, ma i raggi emessi dalla macchina permettono di vedere tutti i dettagli all’interno).
Nelle tombe, oltre ai corpi, sono state rinvenuti anche numerosi manufatti: statuette in terracotta dipinta, sarcofagi in pietra e in legno, tavole d’offerta e molti cartonnages dipinti (realizzati con lino e gesso, servivano a coprire il corpo dei defunti).
“L’insieme dei dati suggerisce che nella parte inferiore della necropoli fosse sepolta la classe media di Syene (moderna Assuan) e dell’antistante isola di Elefantina, mentre le zone più alte della stessa necropoli sembrano essere riservate all’élite. L’analisi della struttura di queste tombe fornisce anche un’idea delle condizioni di lavoro degli antichi artigiani e delle loro abilità: riuscirono infatti a scavare profondamente nella roccia stanze e gallerie funerarie dal soffitto molto basso, in condizioni climatiche non facili”, spiega Patrizia Piacentini professoressa di Egittologia presso l’Università degli Studi di Milano a capo della missione insieme a Abdelmoneim Said, Soprintendente delle antichità e della zona turistica di Assuan e della Nubia (Ministero del Turismo e delle Antichità egiziano).