ROMA – LOTTERIA DEGLI SCONTRINI: UN GRANDE BLUFF CHE NON PIACE A NESSUNO

L'iniziativa, che non piace a nessuno, ad una settimana dall'inizio del gioco non ha fatto certo numeri da capogiro. Se qualcuno si aspettava di risolvere anche in parte l'evasione fiscale è stato smentito su tutta la linea. Che cambiassero gioco.

Roma – Ci siamo. Il primo febbraio scorso, dopo vari rinvii, è partita la famosa lotteria degli scontrini. L’ultima trovata, la terza misura del Piano Italia Cashless del governo per limitare il contante e combattere l’evasione fiscale.

Un ”magico” codice alfanumerico composto da otto caratteri associato al codice fiscale del consumatore che genererà un numero di ”biglietti virtuali” della lotteria, pari a un biglietto per ogni euro di spesa.

La lotteria degli scontrini in partenza dal primo febbraio 2021

La prima estrazione mensile, fissata l’11 marzo, distribuirà premi da 100.000 euro a 10 acquirenti e premi da 20.000 a 10 esercenti a fronte di scontrini trasmessi e registrati al Sistema lotteria dal 1° al 28 febbraio.

Da giugno, si  aggiungeranno le estrazioni settimanali che distribuiranno ogni settimana 15 premi da 25.000 euro per chi compra e 15 premi da 5.000 euro per chi vende.

Nel 2022, infine, ci sarà la prima estrazione annuale, con un premio da 5 milioni di euro per gli acquirenti e da un milione per gli esercenti.

Sono esclusi i biglietti del cinema, del teatro, dei musei, il pieno benzina, il costo del parcheggio, il pranzo comprato con i ticket restaurant e qualunque spesa fatta in farmacia.

Un’ iniziativa del governo contro cui Giorgia Meloni e Matteo Salvini avevano tuonato sin da subito, invitando gli italiani a boicottarla: “…Non solo chiusi in casa, vogliono anche controllare quello che compriamo. Alla lotteria degli scontrini io non mi registro”, aveva twittato il segretario del Carroccio.

Nel 2011, però, era stato proprio il leghista Massimo Bitonci a lanciare la proposta di una lotteria nazionale, su base regionale, sfruttando gli scontrini rilasciati dagli esercenti commerciali.

Massimo Bitonci

“…Significa far sapere a Conte, Casalino, Di Maio, Gualtieri, l’Agenzia delle Entrate e lo Stato tutto quali sono le tue abitudini, cosa ti piace, cosa compri e da chi e a che ora” aveva dichiarato la leader di Fratelli d’Italia.

Eppure la procedura è stata studiata e approvata dall’Autorità garante della privacy negli scorsi mesi che ha assicurato che le informazioni raccolte non sono riconducibili al singolo individuo e permettono al consumatore di non fornire all’esercente il codice fiscale, da cui è possibile ricavare informazioni inerenti alla persona non necessarie per partecipare al concorso.

Insomma, i dati sarebbero utilizzati solo ai fini della lotteria. E’ davvero così? O al contrario, nel momento in cui si comunicano le operazioni all’amministrazione finanziaria si consegnano direttamente nelle mani del fisco i dati personali sui propri acquisti, permettendo così di verificare la corrispondenza o meno tra il tenore di vita del contribuente e la capacità di sostenerlo con i redditi dichiarati?

Una nuova trovata per controllare l’evasione fiscale?

Nonostante i proventi della lotta all’evasione siano sempre maggiori, l’impressione è che non si faccia mai abbastanza. Dal 2006 le somme recuperate dal ”nero” sono in costante crescita, partendo dai 4,4 miliardi di euro e arrivando agli attuali 20 miliardi.

L’attività di contrasto dell’Agenzia delle Entrate è aumentata cinque volte tanto nell’arco di poco più di 10 anni, facendoci  sperare che le pratiche elusive del fisco siano in un lento ma costante arretramento.

Tuttavia, imperterrito, il “fu” governo Conte non rinunciato ad ingegnarsi per mettere in piedi nuovi strumenti di prelievo nemmeno tanto occulto. A questo punto una domanda sorge spontanea: questa lotteria servirà davvero a combattere la ormai cronica piaga di sempre? Indubbiamente gratterà una manciata di milioni di euro in più ma saranno comunque spiccioli di fronte alle esigenze della finanza pubblica.

Chi governa trascina sotto la lente d’ingrandimento i piccoli negozianti che di questi tempi non se la passano certo bene e di cui un buon 30% non è riuscito ad aggiornare il registratore di cassa con il software necessario, mostrando cifre esorbitanti.

Cifre che non sono certamente quelle incassate dall’esercente sottobanco o quelle dell’elettricista che non rilascia la fattura. Richieste, quelle dello Stato, perfettamente legali ma non per questo più accettabili.

Ogni anno oltre sei miliardi di euro sfuggono al nostro fisco, di cui 5,5 miliardi in altre nazioni dell’UE, Lussemburgo e Irlanda in testa, seguite da Olanda e Belgio. Questo sembra essere concesso e tollerato.

Facendo due conti, dunque, riguardo ai 5,5 miliardi di ”made in UE”, considerando una spesa da 25 euro, dei quali 10 sono destinati all’erario (con pressione fiscale al 40%), bisogna totalizzare ben oltre 500 milioni di ricevute non emesse.

Quasi sicuramente la lotteria degli scontrini non sarà assolutamente in grado di avvicinarsi a tali cifre. Pura utopia.

Quello da mettere in discussione dovrebbe essere, piuttosto, uno dei pilastri dell’architettura comunitaria: la libera circolazione dei capitali. Quella legalizzata, sulla quale si chiude un occhio – se non due – e di cui beneficiano solo alcuni a discapito di altri, facendo finta di non essere parassiti fino all’osso ma assoluti moralisti.

 

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