Una volta concluse le indagini si potrà fare maggiore chiarezza sulla drammatica vicenda che ha riproposto alla ribalta delle cronache il terribile fenomeno degli abusi sui minori in ambito familiare.
Cabiate – Le violenze ed i soprusi sui minori hanno subito e subiscono preoccupanti impennate. E sempre più nell’ambito familiare. Quello di Cabiate, in provincia di Como, è un delitto fra i più odiosi perché ha avuto per vittima una bimba di appena 18 mesi.
Il presunto orco, Gabriel Robert Marincat, operaio rumeno di 25 anni, detenuto in carcere, si è avvalso della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio davanti al Gip Andrea Giudici. L’uomo, difeso dall’avvocato Stefano Plenzick, è accusato di maltrattamenti e violenza sessuale in danno della piccola Sharon Barni, 18 mesi, figlia della sua compagna, deceduta l’11 gennaio scorso.
L’operaio si trova in stato di detenzione a seguito di provvedimento restrittivo richiesto e ottenuto dal Pm Antonia Pavan ed eseguito dai carabinieri della Tenenza di Mariano Comense che indagano sul gravissimo fatto di sangue. La vicenda presenta ancora diversi lati oscuri che solo l’indagato potrebbe chiarire, qualora rivelasse agli inquirenti i particolari della tragedia che l’uomo aveva descritto come un incidente domestico.
Marincat da circa tre mesi pare convivesse in pianta stabile a Cabiate in casa della compagna Silvia Barni di 24 anni, barista, e madre della piccola vittima. L’uomo sarebbe rimasto solo con la bambina più di una volta quando la madre si trovava al lavoro.
Quel maledetto pomeriggio la prima ad accorgersi che c’era qualcosa che non andava era stata la nonna della bimba che si era recata in casa della figlia dopo aver appreso la brutta notizia. Appena entrata nell’appartamento di via Dante Alighieri la donna vedeva la piccola riversa sul pavimento e verosimilmente priva di conoscenza mentre Marincat le avrebbe riferito dell’incidente ovvero che la piccola Sharon, giocando, aveva urtato una stufa che le era poi caduta addosso uccidendola.
L’operaio, una volta avvisata la madre della bimba per telefono, avrebbe ripetuto la versione dell’incidente domestico ma si sarebbe ben guardato dal chiamare i soccorsi nonostante Sharon avesse perduto conoscenza. La nonna di Sharon notava che la nipotina aveva delle tracce di vomito sulla maglietta e presentava un profondo taglio sulle labbra.
La nonna della bimba urlava a Marincat di chiamare il 118 ma l’uomo decideva di andarsene per raggiungere l’abitazione dei genitori a Lentate sul Seveso dove poi verrà arrestato. La versione dei fatti riferita dall’uomo ai congiunti della vittima non coincideva con le risultanze dell’esame autoptico, disposto nell’immediatezza dei fatti dal pubblico ministero comasco.
Il decesso della piccola, infatti, sarebbe riconducibile ad un trauma cranico contusivo e produttivo di frattura cranica occipitale sinistra oltre a focali sanguinamenti intracranici ed un edema cerebrale massivo. Sul corpo della bambina sono state riscontrate diverse lesioni quali escoriazioni al vertice del capo, ecchimosi in regione frontale e in regioni zigomatiche, escoriazioni al naso e lacerazioni compatibili con una probabile violenza sessuale.
In parole povere la bimba sarebbe stata oggetto di pugni, calci e di abusi sessuali forse anche in epoche antecedenti al decesso. Gli esiti preliminari della consulenza medico legale di concerto con gli accertamenti svolti dai carabinieri di Mariano Comense, i cui militari non hanno perduto di vista l’uomo nemmeno per un istante, hanno indotto a pensare che Sharon sia stata ripetutamente percossa, anche in precedenti occasioni, e poi violentata in data prossima a quella della sua morte.
L’alibi della caduta accidentale di una stufa con successivo ferimento mortale della bimba per aver picchiato la testa sul pavimento a seguito dello schiacciamento del pur leggero elettrodomestico non convinceva gli inquirenti che decidevano di arrestare l’operaio la cui detenzione è stata confermata dal Gip il 26 gennaio scorso:
”…Quando ci sarà il processo – dice Silvia Barni, mamma inconsolabile della piccola Sharon – allora il giudice dirà qual è la verità, chiarirà che cosa è successo. Non voglio dire altro, sono state dette tante parole, si stanno ingigantendo le cose e non voglio aggiungere altro…”.
La donna ha visto la sua bambina per l’ultima volta durante il trasporto in ospedale con l’elisoccorso del 118. La bimba andava in arresto cardiaco per il gravissimo trauma riportato e a nulla sono valsi i numerosi tentativi dei medici di turno per rianimarla.
E’ probabile però che se la bimba fosse stata soccorsa per tempo avrebbe avuto qualche possibilità in più di sopravvivere. Adesso sembra scontato il rinvio a giudizio dell’indagato.
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