Intanto le proteste contro la PAC hanno prodotto il ritiro della proposta di abolire i pesticidi inquinanti e semplificazioni burocratiche.
Roma – Mondo agricolo e crisi climatica, una relazione compromettente. Sembrano passati anni da quando i “trattori” hanno invaso le strade italiane e poi quelle europee. Eppure è successo all’inizio del mese di febbraio di quest’anno. La protesta mirava alla revisione del “Green Deal” europeo (la transizione verde che ha come obiettivo di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050), al contrasto della concorrenza sleale e alla diffusione dei “cibi sintetici” e riconoscimento del valore del made in Italy.
Negli ultimi mesi, le proteste contro la Politica agricola comune (PAC) hanno prodotto il ritiro della proposta di abolizione dei pesticidi inquinanti e le semplificazioni burocratiche. Se quest’ultimo provvedimento è senz’altro da apprezzare, per il primo, beh è come aver messo la corda al collo al settore! E non si tratta di una problematica circoscritta all’agricoltura ma investe tutta la catena alimentare. Fatto salvo il sacrosanto diritto di protestare, fa parte dei principi basilari della democrazia, è da registrare che il mondo agricolo con la crisi climatica ci è andato, finora, a braccetto. Solo nel 2021, infatti, ha generato circa il 13% dei gas serra nell’Unione Europea, a cui vanno sommati quelli dei mezzi e degli edifici agricoli.
Perché il problema principale per l’agricoltura è la crisi climatica e non affrontarla è come mettere la polvere sotto il tappeto. La Politica Agricola Comunitaria (PAC) prevede ingenti finanziamenti all’agricoltura, si parla di più del 30% dell’intero bilancio. Si tratta di risorse erogate per nessun’altro settore economico. Ora è giusto semplificare le procedure amministrative per l’accesso ai fondi europei, mirando a neutralizzare usi furfanteschi, come più volte ci ha dimostrato la cronaca locale. Se gli agricoltori italiani preferiscono il ritorno ai pesticidi e non una vera soluzione delle crisi climatica confondono l’effetto con la causa.
E, stando ai numeri, i finanziamenti dell’Europa per l’agricoltura italiana continuano ad essere di un certo rilievo. Infatti, il PNRR (Piano Nazionale Ripresa e Resilienza), che ricordiamolo è un’estensione del Green Deal, ha stanziato ben 6,5 miliardi per l’agricoltura, alimentando l’economia nel suo complesso. Una agricoltura votata ad un approccio ecosostenibile produce qualità e servizi per il territorio, salvaguardando il clima, terreni, acque e salute delle persone.
E’ chiaro che si tratta di un processo che ha tempi più lunghi rispetto alle tecniche intensive e pericolose utilizzate finora. Ma che alla lunga, dal punto di vista economico, è più vantaggioso, per produttori e consumatori. Se si vuole una svolta nel mondo agricolo, bisogna iniziare da chi la terra la lavora quotidianamente, senza rincorrere i falsi miti del profitto a tutti costi, ma rispettando i cicli che madre natura ci ha donato.