Le indagini dunque sono riprese con rinnovato vigore e i particolari da approfondire rimangono quelli rilevati su corpo di Biondo e incompatibili con un gesto autolesionistico.
Palermo – La famiglia di Mario Biondo ma anche tanti amici e conoscenti non hanno mai creduto alla tesi del suicidio del cameraman siciliano. L’uomo di 36 anni era stato ritrovato impiccato nella sua abitazione di Madrid il 30 maggio del 2013 ed il caso era stato sbrigativamente archiviato dalla polizia spagnola e dall’autorità giudiziaria locale come suicidio. Nonostante le indagini frammentarie e qualche grossolano errore investigativo degli inquirenti.
Mentre Madrid archiviava la Procura di Palermo apriva un fascicolo per omicidio. Il bravo operatore di ripresa era sposato con la famosa giornalista di Telecinco Raquel Sanchez Silva, oggi di 47 anni, che aveva conosciuto in Honduras durante le riprese della nota trasmissione “Isola dei Famosi” in versione iberica. La coppia si era poi sposata in Sicilia nel 2012. Fra i due pare andasse tutto liscio sino a quel tragico giorno quando, alle sei del mattino, la domestica di casa Biondo scopriva il cadavere dell’uomo appeso ad un gancio della libreria.
Il professionista aveva ben stretto al collo l’estremità di un foulard mentre l’altro capo era appeso al gancio di un pannello della libreria, troppo debole per sopportare quel peso. L’uomo aveva ginocchia e piedi piegati, numerosi graffi sulle braccia e diversi lividi sulle gambe, come confermerà successivamente l’autopsia. Il fascicolo era stato affidato al Pm Geri Ferrara dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia.
Successivamente la Procura generale di Palermo otteneva la riesumazione della salma per effettuare nuovi esami dopo aver avocato l’indagine ai Pm della Procura. Nei mesi successivi e dopo la nuova autopsia che più di un sospetto confermava agli inquirenti, si disponevano tutta una serie di accertamenti scientifici su Pc e tablet in uso al cameraman.
Dalle perizie degli esperti sarebbe saltato fuori che il suo Pc portatile sarebbe stato avviato per tre volte dopo la sua morte ovvero una prima volta alle 01.31, una seconda alle 10.03 e una terza alle 11.38 ora spagnola. Ma ci sarebbe di più. Il Macbook di Biondo sarebbe stato controllato a distanza da un software in modalità remota da soggetti terzi. Il che significa che qualcuno poteva controllare tutti i movimenti del computer nel periodo tra il 14 giugno e il 2 ottobre del 2013.
Dopo una quindicina di giorni dalla morte di Mario Biondo un ignoto esperto di informatica avrebbe installato nel sistema il programma-spia ottenendo tutte le informazioni per oltre tre mesi. Gli stessi periti, però, avrebbero rilevato che nel medesimo Pc portatile di Biondo (ce n’era uno anche fisso, entrambi nella disponibilità di Raquel Sanchez Silva) sui motori di ricerca il nome della moglie era spesso associato alla parola “porno”.
Dunque l’uomo avrebbe cercato qualcosa in rete relativa al passato intimo della donna? Chi può avere avuto interesse nel controllare il computer del cameraman palermitano? Forse Biondo aveva scoperto qualcosa di compromettente a carico di qualcuno? Nella stanza dove era stato rinvenuto il cadavere sarebbero state ritrovate numerose bottiglie di birra vuote e mozziconi di sigaretta. La porta di casa non presentava segni di effrazione ed era stata chiusa dall’interno.
Le indagini dunque sono riprese con rinnovato vigore e i particolari da approfondire, in buona sostanza, rimangono quelli rilevati su corpo di Biondo. Perché il suo collo presentava un doppio solco oltre quello lasciato dal foulard? E quelle contusioni sulla fronte, estranee al presunto suicidio, come se le sarebbe provocate? Gli oggetti poggiati sulla libreria sarebbero rimasti al loro posto. Situazione impossibile dal punto di vista fisico considerata la trazione del peso del cadavere sul mobile che avrebbe dovuto far cadere libri e soprammobili.
Simulazione di suicidio?: ”…Sappiamo per certo che Mario prima di morire stava indagando sul passato della moglie – raccontano i genitori Giuseppe e Santina Biondo – in casa di mio figlio abbiamo trovato un indirizzo Internet scritto a penna su un foglio vicino al suo computer. Abbiamo preso quel pezzo di carta ma quando Raquel se n’è accorta ce lo ha sfilato di mano gridando come una pazza…”.
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