Dopo 19 anni ed infiniti depistaggi è giunto il rinvio a giudizio per i presunti assassini di Serena Mollicone e per chi aveva indotto al suicidio il brigadiere Santino Tuzi.
Arce – Rinviati a giudizio dal Gup Domenico Di Croce i 5 imputati per l’omicidio di Serena Mollicone, uccisa ad Arce il 1 giugno del 2001. Alla sbarra il prossimo 15 gennaio 2021 a Cassino ci saranno l’ex maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, il figlio Marco e la moglie Anna Maria; il maresciallo Vincenzo Quatrale e l’appuntato Francesco Suprano:
“… Siamo soddisfatti, abbiamo ottenuto quello che avevamo chiesto che è il massimo che potevamo ottenere – ha detto l’avvocato Dario De Santis, legale di fiducia della famiglia Mollicone – un pensiero forte va Gugliemo, se fosse stato vivo avrebbe vissuto anche lui questa soddisfazione. Questo risultato è stato raggiunto anche grazie al suo coraggio e alla sua perseveranza…”.
”… Io sono innocente. Non ho mai fatto del male a Serena Mollicone – aveva detto Franco Mottola ai cronisti – né so nulla sulla sua morte, respingo ogni accusa. La mattina del 1° giugno non l’ho vista né in caserma né in altre parti, non è venuta mai a cercarmi in caserma, il brigadiere Santino Tuzi non mi ha telefonato dalla caserma a casa mia e non mi ha avvisato di nulla. Dice una menzogna (Tuzi) o si sbaglia quando dice di aver parlato con me…”.
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Se non sono stati Mottola e compagni ad uccidere Serena Mollicone chi avrebbe ucciso la ragazza dentro la caserma dei carabinieri? L’11 aprile del 2008 il brigadiere Santino Tuzi si toglieva la vita sparandosi un colpo alla tempia con la sua pistola d’ordinanza dopo aver dichiarato di aver visto Serena entrare in caserma. Versione che il sottufficiale ebbe a ritrattare dopo le presunte pressioni subite dal suo superiore Vincenzo Quatrale, per poi riconfermare la prima versione dei fatti pochi giorni prima di morire:
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”… Le carte parlano chiaro – aggiungeva Maria Tuzi, figlia del povero brigadiere – e noi attendiamo serenamente il verdetto. Il fatto che Guglielmo Mollicone non sia qui fisicamente si sente. Per me era un sostegno, era il mio pilastro, però è come se ci fosse, io rappresento lui e i familiari, lui è qui con noi… C’è anche mio padre con le testimonianze che ha lasciato e le piccole cose che abbiamo trovato trs i suoi documenti…”.
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Vincenzo Quatrale, secondo la tesi accusatoria del Pm Maria Beatrice Siravo, avrebbe spinto al suicidio Santino Tuzi con le sue incalzanti sollecitazioni finalizzate a non confessare ciò che aveva visto. Un altro aspetto terribile legato all’omicidio di Serena sarebbe stata la sua probabile salvezza se soccorsa in tempo. La ragazza, secondo i medici legali, sarebbe rimasta agonizzante per oltre sei ore dopo che i suoi aguzzini avevano tentato di soffocarla infilandole un sacchetto di cellophane sulla testa. La giovanetta sarebbe stata anche picchiata a sangue arrivando a sbatterle la testa contro lo stipite di una porta di un locale in disuso, sempre dentro la caserma di Arce. Qualcuno poi era stato incaricato di cancellare ogni traccia e di trasportare il cadavere di Serena altrove per depistare le successive indagini. Dopo ben 19 anni di omissioni e connivenze l’epilogo della tragica vicenda sembra ormai imminente.
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