ROMA – SICUREZZA SUL LAVORO: USB CHIEDE NORME ANALOGHE ALL’OMICIDIO STRADALE. ANCORA TROPPI DECESSI.

Rimangono ancora troppi i decessi nel mondo del lavoro. Occorrono norme certe per penalizzare gli errori e le omissioni nella sicurezza sui posti di lavoro. Non più differibile un'analisi seria della gravissima situazione su tutto il territorio nazionale.

Roma – Una strage silenziosa si sta abbattendo sull’Italia, e le responsabilità non sono da ricercare nel virus ma nella negligenza di certi dirigenti e funzionari. È questo la denuncia posta in essere dal sindacato Usb sulla pagina nazionale alla luce della morte di Yuri Conti, operaio di 48 anni pisano, schiacciato da un macchinario rimessosi improvvisamente in moto nell’azienda edile in cui lavorava a Montacchiello (Pisa).

“…Esprimiamo la nostra vicinanza – scrivono i sindacalisti – alla famiglia e ribadiamo la nostra rabbia di fronte all’ennesimo lutto di questa strage quotidiana fatta di morti, feriti, mutilati, sofferenze immani vissute da milioni di lavoratori e dai loro parenti non solo a Pisa ma in tutta Italia…”.

La sede centrale dell’Inail

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Secondo quanto sostiene l’Usb da troppi anni l’INAIL certifica il costante e consistente aumento di questo tragico indirizzo che caratterizza il nostro Paese nel mondo. Nonostante denunce e prtessioni le condizioni di lavoro peggiorano ogni giorno di più. “…La normativa in vigore e le sanzioni in essere non sono evidentemente in grado di fermare la strage, quindi c’è bisogno di individuare strumenti che inducano il padronato ad adottare vere misure a tutela dell’integrità fisica dei propri dipendenti e a rispettare le norme già in vigore…”. Hanno evidenziato i rappresentanti sindacali. Usb ha poi suggerito di utilizzare la medesima tattica impiegata per ridimensionare gli incidenti stradali anche nel mondo del lavoro. Infatti, per quanto concerne le morti stradali, il Parlamento ha individuato uno strumento repressivo molto forte istituendo il reato di omicidio stradale da attribuire a coloro che, nella guida, provocano la morte di altre persone per colpa grave, ovvero guida in stato di ebbrezza, sotto l’effetto di droghe o alcool. Lo stesso principio dovrebbe essere replicato nel mondo del lavoro, responsabilizzando, pena la condanna, il datore il lavoro che non rispetti le adeguate norme di sicurezza per i dipendenti.

“…Occorrono – continua l’Usb – massicci investimenti pubblici per aumentare il personale degli Ispettorati del Lavoro, svuotati su pressione di Confindustria e delle varie corporazioni padronali, per poter continuare a sfruttare al massimo le maestranze senza incorrere in sanzioni e galera…”.

Nunzia Catalfo, ministro del Lavoro

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È in tale dimensione, dunque, che il sindacato propone l’introduzione del concetto del “reato di omicidio sul lavoro”. “…Una scelta – concludono i sindacalisti – che evidenzierebbe l’importanza per lo Stato e le sue Istituzioni della tutela della vita e della sicurezza dei lavoratori e l’estrema rilevanza della necessità di contrastare la mancata attuazione delle disposizioni normative esistenti a tutela dell’incolumità del lavoratore.  L’allarme sociale che le morti sul lavoro devono determinare non può essere inferiore agli incidenti stradali. Se si è soggetti attivi nel provocare le condizioni per la morte di un lavoratore nel posto di lavoro, si deve essere considerati assassini!…”. Una situazione preoccupante, che di anno in anno appare più complessa, e posiziona l’Italia tra le nazioni con la maggiore incidenza di incidenti mortali durante l’orario lavorativo in Europa.

Come sottolineato da Carlo Soricelli, curatore dell’osservatorio indipendente Morti sul Lavoro di Bologna, dall’inizio dell’anno sono stati registrati circa 600 decessi. Di questi 291 avvenuti sul luogo di lavoro, mentre 361 sono lavoratori morti a causa del Coronavirus. La situazione non migliora in settore della coltivazione, dove dall’inizio del 2020, nonostante le belle parole del governo e della ministra Bellanova, sono già 71 gli agricoltori schiacciati dal trattore. Di cui uno aveva solo 13 anni.

Carlo Soricelli dell’osservatorio indipendente Morti sul Lavoro di Bologna.

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Sulla morte di Yuri Conti è intervenuto anche Potere al Popolo che, dopo aver espresso la propria vicinanza alla famiglia, ha colto l’occasione per sottolineare come ancora una volta le debolezze sotto il profilo della sicurezza in cui riversano molte maestranze. “…Ci hanno detto in tutti i modi che nonostante la pandemia sarebbe andato tutto bene, ma per Yuri non potrà essere più così. Ancora una volta un lavoratore non farà ritorno a casa e siamo di nuovo a chiedere di fermare questa strage. Una strage che si deve e si può fermare puntando il dito contro tutti coloro che hanno responsabilità dirette e indirette questa sequenza di morti sul lavoro che si allunga quotidianamente è il segno evidente che lo sfruttamento avanza, che le condizioni di lavoro peggiorano ogni giorno di più e che le normative in vigore e le sanzioni in essere non sono assolutamente in grado di fermare questa vera e propria valanga di omicidi…”.

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