I giudici dell’Alta Corte di Londra hanno deciso che il fondatore di WikiLeaks potrà presentare un nuovo ricorso. Si riapre la partita.
Londra – Julian Assange ed i suoi legali potrebbero avere piantato la prima bandierina su un percorso che potrebbe portarli alla vittoria. Infatti pochi minuti fa l’Alta Corte di Londra ha concesso al fondatore di Wikileaks la possibilità di presentare un nuovo ricorso dinanzi alla giustizia britannica contro l’estradizione negli Stati Uniti dove, ricordiamolo, rischia 175 anni di carcere per aver diffuso documenti riservati del Pentagono e del Dipartimento di Stato contenenti rivelazioni imbarazzanti, inclusi crimini di guerra commessi fra Afghanistan e Iraq. Sono state riconosciute come “non infondate” le tesi della difesa sul timore di un processo non giusto oltreoceano.
Il giornalista da 5 anni è rinchiuso nel penitenziario di massima sicurezza di Belmarsh a Londra, oggi non era presente un aula per motivi di salute come ha spiegato il capo del collegio dei difensori, Edward Fitzgerald. I due giudici dovevano stabilire se la Corte fosse soddisfatta o meno delle rassicurazioni vincolanti e preventive giunte da Washington sul fatto che l’attivista australiano non sarà condannato con la pena capitale una volta estradato negli Usa e se potrà, nel caso, invocare la tutela sulla libertà di espressione sancita dal Primo emendamento della Costituzione americana.
Su questo ultimo punto si è basata gran parte dell’udienza in cui Fitzgerald ha sostenuto che sotto questo aspetto gli Stati Uniti hanno fornito garanzie “palesemente inadeguate“, in quanto i giudici non sono riusciti a garantire che Assange possa godere della protezione per la stampa prevista dalla Carta costituzionale di Washington. Fitzgerald ha concluso la sua arringa ribadendo quelle americane come “non rassicurazioni” e confermando di considerare ancora molto alto il rischio di un ingiusto processo per il suo assistito, oltre che un trattamento “discriminatorio“.
I giudici hanno “preso la decisione giusta”, ha fatto sapere la moglie Stella Assange. “Come famiglia siamo sollevati, ma fino a quando si potrà andare avanti così? Gli Stati Uniti dovrebbero rinunciare subito al caso. È il momento di farlo. Abbandonare questo vergognoso attacco ai giornalisti, alla stampa e al pubblico che va avanti da 14 anni. Questo caso è vergognoso, – ha proseguito – e sta facendo pagare un tributo enorme a Julian. L’amministrazione Biden avrebbe dovuto abbandonarlo fin dal primo giorno, ma ora è il momento giusto per farlo. Quindi, per favore, coloro che negli Stati Uniti hanno il potere di prendere una decisione, per favore abbandonate questo caso ora. Non lasciate che questa cosa vada avanti ancora a lungo”.
Anche il presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, è tornato a gran voce a chiedere la libertà per Assange. “Avrebbe dovuto vincere il premio Pulitzer per aver rivelato i segreti dei potenti, invece è stato imprigionato per 5 anni in Inghilterra”, ha scritto Lula sui social. “Condannato al silenzio di tutta la stampa che dovrebbe difendere la sua libertà come parte della lotta per la libertà di espressione. Spero che la persecuzione contro Assange finisca e che ritorni al più presto possibile alla libertà che merita”, ha aggiunto.