Fiammetta Borsellino: “Il depistaggio ha ucciso mio padre per la seconda volta”

La figlia del giudice al convegno “Mafie e antimafie” al via oggi a Palermo: “I fratelli Graviano non sono mostri ma piccoli uomini”.

Palermo – I fratelli Giuseppe e Filippo Graviano? “Uomini di una pochezza e una piccolezza unica”, persone “non vive nonostante la loro presenza fisica” e che non devono “restare dei fantasmi” perché “non sono mostri” ma uomini “che negano principalmente a loro stessi la possibilità di vivere e morire con dignità”. Parla così dei due boss di Brancaccio Fiammetta Borsellino, figlia minore del giudice Paolo Borsellino, intervenendo al convegno ‘Mafie e antimafie oggi’ in corso a Palazzo Steri di Palermo, appuntamento che vede i con­tri­bu­ti di rap­pre­sen­tan­ti del mon­do del­la giu­sti­zia, del­la cul­tu­ra e del gior­na­li­smo nel­l’am­bi­to del­le ce­le­bra­zio­ni per l’an­ni­ver­sa­rio del­le stra­gi ma­fio­se del 1992, in cui per­se­ro la vita Gio­van­ni Fal­co­ne, Fran­ce­sca Mor­vil­lo, Pao­lo Bor­sel­li­no e gli agen­ti del­le scor­te.

Fiammetta Borsellino e Alfredo Morvillo durante i lavori

Oggi, nel suo intervento, alla presenza dell’ex Procuratore capo di Trapani Alfredo Morvillo, fratello di Francesca Morvillo, Fiammetta Borsellino ha dato alcuni elementi su quell’incontro con i boss avvenuto a sorpresa in carcere nel dicembre del 2017. In quella occasione lanciò un appello ai killer che uccisero suo padre invitandoli “a chiedere perdono” e a raccontare tutta la “verità”. Filippo e Giuseppe Graviano, condannati a diversi ergastoli per le stragi e altri fatti di sangue, sono detenuti al 41 bis. L’incontro avvenne dopo che Borsellino ottenne il permesso dall’allora ministro della Giustizia Andrea Orlando. “Non posso entrare nei particolari – ha detto la figlia del giudice ucciso in via D’Amelio – perché diverse sono le persone e diversi sono i fratelli con i loro percorsi interiori fatti. Non bisogna farli restare dei fantasmi. Non sono più ‘mostri del male’ – ha spiegato – Io mi sono sentita molto più viva e ho sentito più vivo mio padre rispetto queste persone che continuano a recitare una parte”.

Giovanni Falcone e Paolo Borsellino

“Il depistaggio ha ucciso mio padre per la seconda volta”

Quell’incontro, ha spiegato, le ha cambiato la vita. “Dal giorno in cui incontrai i fratelli Filippo e Giuseppe Graviano in carcere, seppure non ci sia stata una continuità del percorso che è stato completamente ignorato dalle istituzioni e per il quale non sono stata completamente sostenuta, tuttavia da questa esperienza, che per me è stata molto importante, è scaturito l’impegno nelle carceri, soprattutto carceri di massima sicurezza in tutta Italia”. E quello di incontrare studenti e società civile al termine del quarto processo per la strage di via D’Amelio, quando il giudice Antoni Balsamo definì la strage Borsellino “Il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana”.

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La strage di via D’Amelio, in cui persero la vita il giudica Paolo Borsellino e la sua scorta

“Ho cominciato questo impegno più pubblico solo a conclusione del processo Borsellino quater, anno in cui si è sancita l’esistenza, di cui oggi non si vuole completamente parlare della parola depistaggio. A conclusione del processo siamo stati messi di fronte a questa amarissima verità, che ha ucciso mio padre per la seconda volta, questo percorso deviato di allontanamento della verità caratterizzato da gravissime anomalie, sia dal punto di vista investigativo che processuale”, ha spiegato Fiammetta Borsellino. “Siccome nessuno ne ha voluto parlare, non si è mai data la giusta rilevanza anche sulla stampa, ho sentito questa urgenza, questa esigenza di denunciare la mancata verità – ha detto ancora – che ho sempre definito una offesa alla intelligenza del popolo italiano, soprattutto perché oggi la mancata verità sulla strage è connessa alle ragioni della disonestà di chi questa verità la doveva cercare”.

Alfredo Morvillo: “A Palermo servono uomini forti che credano in qualcosa, non solo alla poltrona”

Al convegno è intervenuto anche il fratello di Francesca Morvillo, moglie di Falcone, l’ex Procuratore Alfredo Morvillo, oggi in pensione. Che ha attaccato quella parte di società civile che ancora va a braccetto con la ‘zona grigia’. Ma anche “chi governa la città”. Perché “fino a quando non ci saranno uomini in grado di essere credibili agli occhi della gente, di guidare questa gente verso la meta di essere liberi e di esprimere le proprie idee, non cambierà nulla”. “Io ho ricevuto solidarietà di nascosto da gente che paura di dire come la pensa. Mi auguro, da cittadino comune, che un giorno ci guidino persone di alto spessore morale, che credono veramente nella lotta alla mafia, non a parole, andandosi a sedere in prima fila il 23 maggio, ma che facciano ciò che faceva ad esempio Padre Puglisi, che era un modello per i cittadini”, ha denunciato Morvillo.

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La strage di Capaci

“Spero per Palermo che nascano prima o poi uomini forti che credano in qualcosa e non soltanto nella bella poltrona”, ha detto. “Dobbiamo chiederci se la massa della gente, degli indifferenti, che difficilmente potrà rinunciare al tipo di vita condotta fino ad ora, alle raccomandazioni e ai favori, che certi ambienti politico mafiosi sono in grado di fare, dalle piccole cose- ha aggiunto Morvillo -. La gente da sola è difficile che possa trovare la forza di rinunciare a questo sistema nel quale vive da tempo. Avrebbe bisogno di modelli, di essere guidata, di una guida credibile. Di forti personalità che guidino le persone”.

Il con­ve­gno ‘Mafie e antimafie oggi’ pro­se­gui­rà domani, sa­ba­to 18, dal­le 9.00, con una ta­vo­la ro­ton­da dal ti­to­lo “Gli stru­men­ti giu­ri­di­ci di con­tra­sto” e un in­con­tro di chiu­su­ra, mo­de­ra­to da Gio­van­ni Fian­da­ca, a cui par­te­ci­pe­ran­no la Pre­si­den­te del­la Com­mis­sio­ne Bi­ca­me­ra­le An­ti­ma­fia Chia­ra Co­lo­si­mo, il Pro­cu­ra­to­re na­zio­na­le An­ti­ma­fia Gian­ni Me­lil­lo, il Pro­cu­ra­to­re di Pa­ler­mo Mau­ri­zio De Lu­cia, il Pre­si­den­te del­la Com­mis­sio­ne an­ti­ma­fia re­gio­na­le An­to­nel­lo Cra­co­li­ci, il Pre­si­den­te del­le Ca­me­re pe­na­li ita­lia­ne Fran­ce­sco Pe­trel­li, e l’ex Pro­cu­ra­to­re ge­ne­ra­le di Pa­ler­mo Ro­ber­to Scar­pi­na­to.

In oc­ca­sio­ne del­l’e­ven­to ver­rà pre­sen­ta­to, in an­te­pri­ma, il trai­ler del do­cu­film “1992: Fal­co­ne e Bor­sel­li­no”, rea­liz­za­to dal re­gi­sta Am­bro­gio Cre­spi con il Di­par­ti­men­to di Scien­ze Po­li­ti­che e del­le re­la­zio­ni in­ter­na­zio­na­li, nel­l’am­bi­to del pro­get­to “Of­fi­ci­na Uni­Pa per la le­ga­li­tà e il con­tra­sto alle ma­fie” fi­nan­zia­to dal MUR.

Il 23 maggio si terrà inoltre la commemorazione della strage di Capaci nel 32mo anniversario, con un importante programma di eventi.

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