Strage di Ustica e ancora polemiche. La verità travisata continua a tenere banco. Sospetti e veleni continuano nel tempo ma siederanno mai sul banco degli imputati i colpevoli della morte di 81 persone, bambini compresi?
Bologna – Manca meno di una settimana al 40° anniversario della strage di Ustica e il dibattito s’infiamma ancora una volta. Una sorta di rituale che non rende omaggio, anzi offende le vittime e le loro famiglie. Nonostante i numerosi indagati, nessuno ha pagato per la strage che rimane uno degli episodi più controversi della storia italiana. In queste ultime ore a riaccendere le polemiche la prossima uscita (27 giugno) del documentario Rai News sugli ultimi istanti prima dell’esplosione. Il filmato, a cura del giornalista Pino Finocchiaro, prenderebbe in esame i risultati emersi da un non meglio specificato riesame del registratore di cabina (CRV). Da tale ripresa emergerebbe il fatto che il celebre “gua”, che nella storiografia recente è stato attribuito al comandante Domenico Gatti, in realtà pare provenisse dal copilota Enzo Fontana . Seduto dalla parte opposta del comandante.
Immediatamente dopo le anticipazioni televisive del 10 e del 15 giugno, Giuliana Cavazza, presidente dell’Associazione Verità su Ustica, è intervenuto senza mezzi termini ipotizzando un depistaggio politico. Cavazza, insieme al sodalizio, ha inviato una lettera al presidente della Rai Marcello Foa, al direttore generale Fabrizio Salini e al direttore di Rainews Antonio Di Bella, chiedendo di riflettere in merito al contenuto del prossimo servizio, evidenziando quelle che potrebbero essere le conseguenze della diffusione errata e parziale degli avvenimenti.
La diatriba principale ruoterebbe intorno alla fine della registrazione del nastro originale. Il “gua” esclamato nella cabina di comando, nel servizio televisivo, si sarebbe trasfromato nei fonemi “rda, cos’è?”. Se ciò fosse confermato significherebbe una svolta epocale nelle indagini. Certo è che andrebbe contro il parere di decine di periti e di magistrati che, dopo aver ascoltato sino allo sfinimento la registrazione, unanimemente avevano confermato il “gua”. L’associazione contesterebbe anche la nuova lettura che vorrebbe il fonema esclamato dal secondo pilota seduto a destra e non dal comandante seduto a sinistra. Anche in questo caso si andrebbe contro quanto emerso nel processo penale dove la parola era stata attribuita al 98.5% al comandante. Cavazza, infatti, si chiede quali possano essere i nuovi elementi a supporto di questo cambio di struttura. Inoltre un altro punto che infonderebbe forti dubbi sulla veridicità del servizio, stante le dichiarazioni dell’associazione, sarebbe l’audio originale utilizzato per il documentario di Rai News poi conservato sul sito Stragi80.it. È quanto meno lecito dubitare del fatto che un così importante indizio sarebbe oggi in possesso di un sito online e non dentro i faldoni dell’inchiesta.
In più, come sottolineato da Cavazza, sul sito Stragi80.it l’audio in questione, denominato “Ultimo contatto radio del Dc9 IH-870 con Ciampino (20.56)”, avrebbe fine due minuti e mezzo prima dell’incidente. Non vi sarebbero, dunque, tracce del famoso “gua”. Altro particolare su cui l’associazione Verità su Ustica pone l’attenzione è che nel video si farebbe riferimento alle comunicazioni tra il velivolo e il centro di controllo del traffico aereo avvenute in zona Firenze tra le 20:22 e le 20:26, cioè 38 e 34 minuti prima dell’incidente (20:59). Poiché il CVR era a loop chiuso, con un’autonomia di 30 minuti prima che le nuove comunicazioni coprissero quelle precedenti, le comunicazioni da Firenze non avrebbero potuto trovarsi negli ultimi 30 minuti di registrazione.
I dubbi rimangono tanti e la verità sembra sempre più lontana. In ultimo l’associazione chiede maggiori chiarezze sulla natura della fonte. Ad esempio le registrazioni provengono dal CVR o sono state prese dalla console dell’operatore a terra? Considerando che le normali conversazioni tra piloti non sarebbero presenti come lo sarebbero invece le comunicazioni radio si potrebbe propendere per la seconda ipotesi.
L’associazione Verità su Ustica al termine della missiva rincara la dose sul fatto che senza risposte ineccepibili a tali domande, la trasmissione potrebbe rischiare di incorrere nelle ipotesi di depistaggio previste e punite dall’art. 375 per i pubblici ufficiali.
Insomma una situazione non facile e che a quarant’anni di distanza dalla tragedia rimane ancora avvolta nella nebbia. Quello che sappiamo per certo è che quel maledetto 27 giugno 1980 81 persone persero la vita nei cieli della Sicilia.
Quello che non sappiamo, purtroppo, è ancora tanto. Forse troppo. Chi sa se avremo mai il diritto di conoscere la verità?