Lo zio della donna deceduta, in casa con i congiunti, avrebbe confermato le violenze in danno della nipote da parte di Locatelli che avrebbe aggredito la compagna a calci e pugni con una violenza tale da causarle gravi ferite le cui conseguenze ne avrebbero provocato il decesso dopo una lunga agonia.
Bergamo –. La donna è poi morta in ospedale una settimana dopo, il 6 aprile, per la gravità dei traumi ricevuti mentre i medici, insospettiti dalle strane contusioni, hanno avvisato la polizia. La 34enne Viviana Caglioni giungeva in ospedale con un grave trauma cranico che, a sentire il compagno Cristian Michele Locatelli e la mamma della donna, era stato causato da una caduta accidentale, fatto smentito dalle indagini. Gli inquirenti, dopo le relazioni di medici e paramedici del 118, aprivano un fascicolo a carico dell’uomo, anche sulla scorta di alcune ferite all’inguine della vittima assai sospette.
Cristian Michele Locatelli e la madre della vittima hanno continuato a confermare la loro versione dei fatti ma gli investigatori, grazie alle intercettazioni telefoniche, avrebbero scoperto un’altra e ben più drammatica verità. Lo zio della donna deceduta, in casa con i congiunti, avrebbe confermato le violenze in danno della nipote da parte di Locatelli che avrebbe aggredito la compagna a calci e pugni con una violenza tale da causarle gravi ferite le cui conseguenze ne avrebbero provocato il decesso dopo una lunga agonia. Michele Locatelli, una volta in stato di fermo, si avvalso della facoltà di non rispondere ma dovrà rispondere di omicidio volontario aggravato da futili motivi. L’uomo, pregiudicato, si sarebbe comportato alla stessa stregua di un padre padrone tenendo sotto scacco gli altri congiunti, intimiditi e minacciati da Locatelli ogni qual volta maltrattava la compagna. Durante l’ennesimo alterco, reso più violento dalle restrizioni, l’uomo avrebbe sfogato tutta la sua rabbia, immotivata, contro la povera Viviana che, stavolta, ci rimetteva la vita.