Proseguono le polemiche sulle 2 candidature più discusse. Ed è subito scontro Salvini-Fratoianni, ma anche Crosetto e la Lega non scherzano.
Roma – Il duello tra Roberto Vannacci, in campo con la maglia della Lega, e Ilaria Salis, sotto il simbolo di Avs, fa impallidire i politici navigati e i volti noti – anche triti e ritriti se vogliamo – che sono candidati alle elezioni europee. Elly Schlein e Giorgia Meloni e la loro eterna battaglia possono dire “addio tempi di gloria”. A buttarla tra il serio e il faceto, ancora prima che il generale fosse candidato ufficialmente, era stato il leader della Lega Matteo Salvini. Il vicepremier, alla notizia che l’attivista detenuta a Budapest fosse candidata alle europee con i Verdi Bonelli e Fratoianni, aveva scritto ironicamente sui social che un duello tv Vannacci-Salis sarebbe stato avvincente.
Lo stesso generale non si era sottratto alla sfida lanciata dal leader del Carroccio. “In linea di principio non ho problemi a confrontarmi con nessuno”, aveva detto l’autore de “Il mondo al contrario”. Forse lanciare il guanto di sfida Vannacci-Salis da parte di Salvini all’inizio era quasi uno scherzo. Ma poi tutti hanno abboccato. Soprattutto il leader di Avs Nicola Fratoianni che – durante la conferenza stampa convocata alla Camera per presentare la candidatura di Ilaria Salis – ha detto che “parlare di un confronto tra Roberto
Vannacci e Ilaria Salis è qualcosa di estremamente offensivo, una bestialità”.
“Fare una proposta del genere coinvolgendo una persona che ora è detenuta” e rischia, come ricorda il padre Roberto Salis, “11 anni di carcere duro” denota, incalza Fratoianni, “il livello infimo di una figura che è anche vicepremier di questo Paese”. Il segretario di SI tralascia per un attimo ogni considerazione sulla opportunità per il suo partito di candidare una detenuta. Anzi, accende la miccia: “Se Salvini vuole – avverte – confrontarsi con me quando vuole, sono disponibile. Con Vannacci anche no. Grazie”. “Piuttosto – interviene l’altro leader di Avs Angelo Bonelli – sarebbe interessante capire come la presidente del Consiglio Giorgia Meloni valuti la candidatura, da parte di un partito della maggioranza, di uno come Vannacci che ha posizioni
xenofobe, contro l’Europa, contro gli Lgbt e che è stato anche oggetto di misura disciplinare da parte del ministero”.
A proposito della misura disciplinare, il ministro della Difesa Guido Crosetto commenta ironico: “Era chiaro da mesi che lo avrebbe fatto. Sarà certamente eletto e le istituzioni europee potranno godere del suo contributo di idee e valori. Sono certo che la sua presenza aiuterà elettoralmente la Lega. Una scelta win-win, come si dice. Per lui, per la Lega e per l’esercito”. E ancora, “Vannacci con la Lega? E che novità c’è? Era chiaro che sarebbe finita così, d’altronde Salvini e Vannacci hanno molte cose in comune: gli stessi valori e soprattutto lo stesso senso dello Stato“. Parole che scatenano la reazione, dura, del vice segretario leghista Crippa: “Anche Crosetto ha tanto seguito nelle Forze Armate e in Leonardo. E visto che ha così tanto seguito si candidi…”.
Parole infuocate, che si uniscono al coro di polemiche sollevato ieri all’annuncio della candidatura del generale. Una pioggia di no arrivata soprattutto dall’opposizione. L’insofferenza di parte della Lega già traspariva: l’ex ministro Gianmarco Centinaio, prima ancora dell’ufficialità, chiariva: “Se Vannacci sarà candidato nella mia circoscrizione non lo voterò, sceglierò uno del Carroccio che si è fatto il mazzo sul territorio”. Lo stesso concetto espresso oggi, seppure più elegantemente, dal governatore del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga: “Spero possa contribuire ad ottenere un buon risultato per la Lega, ma io sono molto contento dei candidati proposti in Friuli-Venezia Giulia”.
Vannacci va avanti con la necessaria cautela – ”Non sono sicuro di essere eletto, anzi ora inizia la battaglia” – e l’esperienza dell’arte militare, che però nella strategia globale alla fine dell’osservazione del nemico prevede una mossa di attacco. Intanto risponde a Crosetto: “Ha detto che se verrò eletto sarà un bene per l’esercito? E’ una sua opinione, se ritiene che sia così buon per lui. Non vorrei deluderlo però. Sembrava sarcastico? Il sarcasmo lo lascio al ministro. Lui è molto criptico quindi non saprei”. E sui malumori di alcuni esponenti della Lega verso di lui – da Centinaio a Fedriga – replica serafico “sono problemi loro, io vado avanti per la mia strada, discutano tra di loro all’interno del partito, io non ho la tessera” della Lega “al momento, sono un candidato indipendente”. Comunque “faccio tanti auguri anche a loro”.
Vannacci, toscano, 56 anni, 37 passati in divisa con il basco dei parà, al suo attivo missioni in teatri ad alto rischio come la Somalia, l’Afghanistan, l’Iraq, è diventato un personaggio appetibile per la politica nell’agosto scorso, con la pubblicazione del suo libro autoprodotto, ‘Il mondo al contrario’, caso letterario da oltre 200 mila copie sull’onda delle polemiche per alcuni controversi passaggi omofobi e razzisti. Per ora non lascerà l’esercito: è “previsto – dice – che io possa partecipare in una posizione specifica, come prevista dal regolamento, e poi dovrò scegliere se lasciare o mettermi in aspettativa. Qualora non venissi eletto
ho la possibilità di tornare attivamente nell’esercito”. Una cosa è certa: di lui il mondo ne parla. Eccome. E la sua ascesa in politica brucia a molti.
E il leader della Lega sgrana il rosario contro chi critica questa scelta: sinistra, destra e esponenti del suo stesso partito. Però prima vuole dire a Nicola Fratoianni che lo ha chiamato il causa nel famoso duello Vannacci-Salis che la scelta di far scendere in campo il generale toscano “si chiama democrazia. Se qualcuno
decide legittimamente di candidare una persona che è in carcere all’estero con accuse pesantissime – attacca il leader del Carroccio – perché non dovrebbe chiedere il voto agli italiani anche un uomo che ha servito e
difeso l’Italia nel mondo, dall’Iraq all’Afghanistan?”.
Contro Vannacci torna tra noi pure lo scomparso – tranne qualche show al supermercato sul caro prezzi – Danilo Toninelli, ex ministro dei trasporti e delle infrastrutture, che azzarda la sua analisi: “La candidatura del generale Vannacci è stata l’ultima spiaggia. Salvini – spiega il grillino – avrà fatto una spesa di qualche migliaio di euro per un sondaggista, gli avrà detto che all’interno della platea degli elettori leghisti Vannacci è benvisto e di conseguenza l’ha candidato”. E ancora, “Vannacci intercetta il voto ignorante, perché se guardiamo un pò le stupidaggini che ha scritto, soprattutto nel primo libro, sono molto popolari”, ha continuato Toninelli.
“La sua idea generale – prosegue la sua dissertazione Toninelli – è quella dove la donna sta a casa a fare le faccende domestiche e l’uomo fuori a guadagnarsi la pagnotta. L’idea culturale della società di Vannacci è riassunta in questo, lui va a intercettare il voto ignorante. Ricordiamo come in Italia secondo me circa 10 milioni di italiani sono analfabeti reali, e almeno altri 20 milioni sono analfabeti funzionali, di conseguenza Vannacci è la scelta strategica giusta per intercettare il voto ignorante. Poi fa anche ragionamenti che coincidono molto con quelli salviniani e dunque si trovano bene insieme”.
La candidatura del generale della discordia mette zizzania pure nel centrodestra. E quasi quasi fa guardare di buon occhio la “povera Salis” contro l’orco Vannacci, un asso piglia tutto pronto a bruciare pure i voti dei meloniani. Addirittura, il deputato Fdi Giovanni Donzelli lo mette in chiaro, osservando che Ilaria Salis “è
ovviamente libera di candidarsi, e chiunque decide di candidarsi e di mettersi in prima persona per il bene comune ha il mio rispetto”. Il responsabile Organizzazione del partito di Meloni tiene a precisare che il “governo italiano, a guida Fdi, a prescindere dalle opinioni politiche e dalle candidature, fa sempre tutto il possibile per difendere i nostri connazionali, in qualunque condizione si trovino. Anche se si candidano contro di noi, anche se non condividiamo le idee che portano avanti”.
Un Donzelli in chiave soft come non lo abbiamo mai visto, che si richiama poi al caso Zaki: “Quando c’era la vicenda della cittadinanza onoraria noi eravamo all’opposizione e ponevamo dei dubbi. In Parlamento – ricorda – dicevamo che non era la soluzione migliore, e ci trattavano come delle persone che non volevano aiutare Zaki. Il dato di fatto – rimarca – è che finché c’è stata questa polemica, Zaki rimaneva purtroppo
fuori dall’Italia, andati noi al governo e abbassata la polemica, Giorgia Meloni è riuscita a portare Zaki in Italia”.