Influencer e creator, solo il 2% riesce a diventare ricco, negli Usa come in Italia

I dati parlano chiaro: solo 2 su 10 hanno guadagni alti, mentre il 92% è costituito da un folto gruppo di piccoli imprenditori di sé stessi.

Roma – Sedotti dai social, gli influencer non riescono, poi, a liberarsene. Lo sviluppo dei “social network”, Instagram e TikTok solo per citare i più noti, ha reso possibile la condivisione di svariati contenuti: testuali, immagini, audio e video. Condividi oggi, condividi domani, alcuni hanno iniziato a guadagnarci, tanto da farne sorgere una vera economia. Ed è così che si sono affermati gli influencer ed i creator. I primi sono degli opinion leader che hanno molti seguaci sulla rete ed influenzano le decisioni di acquisto dei loro seguaci. I secondi sono creatori di contenuti originali e di alta qualità.

L’immaginario collettivo li ha esaltati e invidiati perché, si pensa che guadagnino cifre da capogiro. In realtà, sono pochi i fortunati, mentre la stragrande maggioranza, di soldi ne vede davvero pochi. Sia per gli uni che per gli atri, l’esito è identico, ovvero: non riuscire a distaccarsi dalla “rete”. Secondo gli ultimi dati diffusi solo il 2% di loro, negli USA, ha ottenuto un guadagno superiore ai 50 mila dollari, mentre il 92% sono costituiti da piccoli imprenditori di sé stessi. In linea di massima, sono le stesse percentuali riscontrate in Italia.

DeRev, un’azienda di strategia e marketing digitale, con sedi a Milano e Napoli, ha diffuso dei dati secondo cui con circa 10 mila follower, si ricavano 100 e i 250 euro per post sponsorizzati sui social. Solo gli influencer o creator con milioni di follower riescono ad avere notevoli guadagni, mentre per gli altri è un modo per coltivare un hobby o un secondo lavoro. C’è da dire che si tratta di un contesto molto complesso, anche per l’imprevedibilità dei social media. Capita, non di rado, che l’algoritmo, assurto, ormai al ruolo di nuovo demiurgo dell’era tecnologica fino ad essere considerato provvisto di facoltà quasi… taumaturgiche, andando a selezionare i contenuti più visti, manifesti la sua imponderabilità.

Ed è un attimo che like, condivisioni e commenti subiscano un tracollo. In questo loro totale dominio, non si può fare a meno di essi, una sorta di “Ndo vai se… il like non ce l’hai”? Se scompaiono, si riduce la visibilità e, quindi, i guadagni. Chi nuota in questo mare, è consapevole che una situazione del genere possa palesarsi. Per quanto ci si sforzi di capire cosa possa non andare, ci si arrende alla casualità dell’accadimento.

Inoltre, se non si è al passo coi tempi, si rischia di non riuscire a districarsi dalle maglie della rete. Ad esempio, su Instagram è il coinvolgimento partecipativo del pubblico che determina i contenuti più virali. Al contrario, su TikTok è l’algoritmo che decide tutto, mettendo in secondo piano i follower e relegando al ruolo di prima attrice la fortuità. Bisogna essere, dunque, succubi dei ghiribizzi di un anonimo, invisibile algoritmo? Secondo gli esperti di social media, TikTok ha un margine molto grande tra i contenuti che hanno successo e quelli che ne hanno poco. Tuttavia, pur ignorando come opera l’algoritmo, si è a conoscenza dei contenuti che gli aggradano.

I creator sono costretti ad aggiornarsi sui cambiamenti delle varie piattaforme e ad avere un approccio versatile. Se ci si blocca, il rischio è l’anonimato, ovvero la loro fine. Bisogna essere sempre attenti a pensare a contenuti funzionanti o a modificarli in itinere, se ci si accorge che è calata l’approvazione dei fans. Inoltre, monitorare con assiduità i numeri conseguiti dai posti. Praticamente una lotta continua e senza tregua, quasi un supplizio! Ma il tempo per un break è previsto, oppure ci pensa l’algoritmo? Chissà! E’ un percorso ad ostacoli che non può che produrre burnout.

Dato il contesto in cui si opera, non c’è da meravigliarsene. Ma è vita questa? Essere sempre connessi, vittime dei post, notifiche da cui si è travolti come un fiume in piena. E poi dipendere da come si sveglia la mattina quello sconosciuto dell’algoritmo, che  secondo il suo umore può portare in cima all’olimpo e sprofondare negli inferi! Ma la tecnologia non doveva agevolare la vita e avere più tempo libero? Se per il primo aspetto, forse, può essere, relativamente, vero, per il secondo, il tempo da libero si è trasformato in occupato sui social e sotto pressione!

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