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Dalle abbreviazioni agli strafalcioni social, la lingua italiana è sotto attacco

Gli esperti di linguistica ritengono che le capacità di scrittura stiano mostrando notevoli crepe, anche per colpa dei correttori automatici.

Roma – Con la scrittura tecnologica, a farne le spese è la lingua italiana! Una volta si scriveva a mano, addirittura a scuola da bambini era consuetudine svolgere il dettato, riscrivere un brano enunciato dall’insegnante. Quest’abitudine, secondo la moderna pedagogia, era servita a forgiare i rudimenti della lingua italiana, in modo che l’abc della grammatica era conosciuta da molti. L’avvento dei primi cellulari, iniziò a mostrare le prime crepe di questo sorta di meccanismo consolidato. Gli sms (Short Message Service, servizio di messaggi brevi) rivoluzionarono la scrittura in quanto si potevano inviare brevi messaggi di testo da un cellulare ad un altro.

Lo spazio non era granché e per questo si iniziarono ad usare delle abbreviazioni per intendersi. In seguito, con la comparsa degli strumenti da tastiera, pc, smartphone e tablet, questa tendenza si è accentuata. Al punto che la linguistica, ovvero lo studio scientifico del linguaggio verbale umano e delle sue strutture, è portata a ritenere che le nostre capacità e competenze nella scrittura stiano mostrando notevoli crepe, forse anche a causa dei correttori automatici. Un aspetto è da evidenziare, cioè da quando la comunicazione viene espressa attraverso i dispositivi elettronici, c’è stata un’esplosione di… autori, poeti e scrittori. Nel senso che tra WhatsApp, email e commenti sui vari social, non c’è giorno che non si scriva qualcosa.

In linea teorica questo fatto avrebbe dovuto migliorare la capacità della scrittura, ma, invece, pare proprio che non siano aumentate, anzi. Quando si scrive entrano in gioco tante variabili, tra cui il lessico (il repertorio di parole conosciute), la grammatica (l’insieme delle norme che regolano l’uso di una lingua) e l’ortografia (l’uso corretto dei segni quali lettere e sue combinazioni, nonché di interpunzioni come virgolette, trattini ecc.). Tutti e tre gli aspetti oggi subiscono una sorta di stupro, quotidianamente, in primis l’ortografia e a seguire le altre due… damigelle. I motivi sono vari e tanti: la fretta di fare le cose, perché vengono richiesti tempi di risposta molto rapidi, la pressione che si avverte, come sentire il fiato sul collo, tra tante risposte da dare ed è comprensibile un calo della soglia di attenzione.

Non è un problema di scarso rilievo, anche perché già da qualche decennio molti docenti universitari si sono lamentati degli strafalcioni linguistici che erano costretti a constatare quando gli studenti si apprestavano alla stesura della tesi di laurea. Un aspetto questo che lede il prestigio di un’istituzione che dovrebbe essere la fucina in cui si formano le menti e gli ingegni del domani e della futura classe dirigente. Una vera ignoranza nella sua accezione etimologica, ovvero nel suo significato di mancanza di conoscenza che nuoce alla società nel suo complesso. Oltre ad essere una grave perdita economica, in quanto l’investimento non è stato proficuo è la manifestazione dell’incompetenza che diventa potere.

Affinché le competenze linguistiche siano efficaci, è necessaria un’esercitazione continua, che non viene praticata perché si ha a disposizione il correttore automatico, di cui è provvisto qualsiasi programma di scrittura. Insieme all’ultimo arrivato, l’algoritmo, rappresentano le due divinità più venerati dell’olimpo tecnologico. La sua presenza può indurre a non addestrarsi nella lingua o a perdere le conoscenze che si possedevano. Come sempre la duplicità della tecnologia si manifesta in tutta la sua irrimediabilità. Da un lato, essa ammalia con le sue virtù magiche facendo credere che il paradiso in terra è a portata di mano, dall’altra disperde quelle conoscenze che reputa inutili per avvinghiarti ad essa! “Così è (se vi pare)” tanto per citare l’opera letteraria di Luigi Pirandello!

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