Corte d’Appello restituisce alla madre il figlio sottratto sulla scorta di una consulenza che faceva acqua da tutte le parti. Un primo passo importante contro la tragica “burla” dell’alienazione genitoriale
ROMA – Un’altra madre ha riottenuto l’affidamento del figlio ma l’odissea da “sottrazione” non è ancora finita. Il bimbo dovrà sottoporsi a cure psichiatriche per ordine del tribunale capitolino. Laura Massaro, 40 anni, ha vinto la sua battaglia per riottenere il figlioletto dopo un’annosa battaglia a colpi di carta bollata prima con l’ex marito violento poi con il consesso giudiziario minorile. La corte d’Appello di Roma ha poi deciso di restituire il bimbo a Laura Massaro annullando l’allontanamento coatto del minore stabilito dal locale tribunale per i minorenni. La decisione dei giudici d’Appello ha riconosciuto il diritto dei bambini ad essere ascoltati, ai sensi dell’articolo 12 della convenzione di New York sui diritti del fanciullo e dell’articolo 6 della convenzione di Strasburgo, mettendo in discussione la “famigerata” alienazione parentale.
In buona sostanza la richiamata corte ha accolto il ricorso del legale di fiducia della donna, l’avvocato Lorenzo Stipa, il quale si è visto annullato il decreto che disponeva l’immediato allontanamento del bambino dalla madre, accusata appunto di alienazione parentale (il comportamento del genitore affidatario che strumentalizza il rifiuto del minore di vedere l’altro genitore, impedendone così le visite stabilite dal giudice) con la sua collocazione presso la casa del padre. Il provvedimento “restrittivo” per il bimbo era stato preso dal tribunale per i Minori sulla scorta della sola perizia eseguita dalla psicoterapeuta Irene Petruccelli, come purtroppo accade quasi sempre. Il decreto stabiliva che il bambino avrebbe potuto vedere la madre, con la quale vive da quando ha due anni, solo una volta ogni 15 giorni, durante visite assistite. Un curatore, per di più, avrebbe vigilato sulla relazione padre-figlio sia di giorno, che di notte, ma in caso di gravi problemi di conflittualità il bimbo sarebbe stato trasferito in casa famiglia.
Insomma la solita manfrina con la quale centinaia di bambini vengono allontanati dai genitori con cui stanno meglio per essere ceduti, senza ascoltare le loro necessità, presso il genitore meno amato per poi prendere la via, salvo rare eccezioni, della casa di assistenza che lucra sul giovanissimo ospite. Ricordiamo che la sindrome da alienazione parentale o genitoriale non è contemplata fra le patologie psichiatriche ma viene utilizzata spesso a sproposito dai consulenti senza pensare che la presunta malattia non è riconosciuta come disturbo mentale dalla maggioranza della comunità scientifica internazionale.
Nel nostro Paese la SINPIA (acronimo di società italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) ha incluso la sindrome tra le possibili forme di abuso psicologico mentre altri psichiatri, anche autorevoli, la definiscono priva di presupposti clinici, di validità e di affidabilità. Laura Massaro si è battuta per riavere il figlio che non ha mai tentato di “deviare” a suo favore e la sua triste vicenda è comune a migliaia di donne accusate, senza prove, di alienazione parentale la cui grave situazione ha mosso la deputata Veronica Giannone a parlarne alla Camera. Per la donna parla il suo legale:
”… Sono tre i punti principali che la Corte d’Appello ha evidenziato – dice l’avvocato Lorenzo Stipa – primo: la bigenitorialità non può essere al di sopra del supremo interesse del bambino perché il volere del minore va assecondato e i suoi sentimenti e le sue emozioni vanno messe al centro poiché nessun rapporto affettivo può essere costruito con la forza e la coercizione. Di seguito la sentenza d’Appello ha criticato come il decreto del tribunale dei Minori non avesse previsto un avvicinamento graduale del bambino al padre e non avesse indagato adeguatamene le capacità genitoriali paterne. Ultimo punto il decreto aveva disposto un monitoraggio sulla relazione padre-figlio da parte di un curatore incaricato dai servizi sociali, ma questo monitoraggio in realtà è nei fatti irrealizzabile…La sentenza della corte d’Appello ha fortemente criticato l’operato della tutrice e del servizio sociale…”.
Il bimbo di Laura Massaro, a quanto pare, dovrà comunque sottoporsi a cure neuropsichiatriche in day-hospital dopo le enormi pressioni mentali subite durante gli estenuanti interrogatori degli “esperti” e del giudice. Un’ulteriore sofferenza che poteva essergli risparmiata.