Gli enzimi sono grandi molecole proteiche “catalizzatori” di diversi processi biologici, variano, cioè, la cinetica delle reazioni chimiche. Significa, in parole povere, che fanno avvenire delle reazioni fino a 100mila volte più velocemente di quanto avverrebbe senza la loro presenza. Stiamo parlando di millesimi di secondo.
Gli enzimi sono grandi molecole proteiche “catalizzatori” di diversi processi biologici, variano, cioè, la cinetica delle reazioni chimiche. Significa, in parole povere, che fanno avvenire delle reazioni fino a 100mila volte più velocemente di quanto avverrebbe senza la loro presenza. Stiamo parlando di millesimi di secondo. Alcuni esempi di azioni enzimatiche sono la produzione del vino dal mosto d’uva, della birra dal malto, la maturazione dei formaggi, ecc.
La nostra attenzione va agli enzimi digestivi. La sintesi di ciascun enzima digestivo è diretta da un gene specifico presente nel nucleo della cellula, il quale, a sua volta, viene attivato da segnali come, per esempio, un ormone. Quando assumiamo una molecola di cibo, questa stimola la produzione di determinati ormoni i quali, con un meccanismo a cascata (sinergismo ormonale), arrivano ad attivare il gene che produce l’enzima specifico per la sua digestione oppure, semplicemente, attivano o disattivano gli enzimi già esistenti nelle cellule.
Gli enzimi digestivi possono essere prodotti dalle ghiandole salivari (come l’amilasi per gli amidi, la ptialina per i carboidrati o la lipasi linguale per i trigliceridi), dallo stomaco (la pepsina per le proteine, la lipasi gastrica per i trigliceridi, ecc.), dal pancreas (amilasi, lipasi, fosfolipasi, ecc.) e dall’intestino (saccarasi per il saccarosio, maltasi per il maltosio, lattasi per il lattosio, ecc.). Nel processo digestivo, grazie a questi enzimi determinate macromolecole vengono ridotte in unità più semplici, più facilmente assorbibili dall’intestino, per esempio le proteasi riducono le proteine in aminoacidi.
In ambito digestivo, con l’uso appropriato del cibo, possiamo regolare la quantità degli enzimi e in più influenzare la qualità enzimatica, agendo di fatto sul pool enzimatico, con il risultato di condizionare la velocità di assorbimento a livello soprattutto intestinale delle varie molecole di cibo. Riducendo la velocità di assorbimento intestinale, otteniamo un basso tasso (attenzione ho detto ‘tasso’ e non ‘indice’) glicemico nel sangue, di conseguenza l’insulina non viene secreta, con il lieto risultato di non produrre grasso.
Dovete sapere che esiste una “specializzazione enzimatica” che ognuno di voi attua inconsapevolmente e determina le vostre abitudini alimentari. Gli enzimi già a disposizione nel vostro corpo “chiamano” a loro volta all’assunzione degli stessi cibi che avete da poco mangiato e per la digestione dei quali questi enzimi si trovano già pronti. Le abitudini alimentari sono dovute a “dipendenze enzimatiche” e non solo a scelte sociali o emotive. Ecco perché siete portati a mangiare sempre le stesse cose! E pensate che non potrete mai fare a meno, la mattina, della brioche con il cappuccino, o andate ghiotti di formaggio. Questo, insomma, è il motivo per il quale siete così restii a cambiare la vostra alimentazione.
La specializzazione enzimatica descritta influenza nell’individuo l’indice glicemico di un cibo. Lo stesso alimento può alzargli più o meno la glicemia a seconda del pool enzimatico presente nel momento in cui lo ingerisce. Ecco ribadito il motivo per cui non si può fare un calcolo dell’indice glicemico assoluto in rapporto a ogni cibo. L’indice glicemico è un parametro per forza di cose, cioè di ormoni ed enzimi, personalizzato. Per questo dobbiamo parlare di ‘tasso glicemico’. Diffidate dei cibi che vi vengono pubblicizzati come “a basso indice glicemico”. Cazzate. Uno stesso cibo può essere a basso indice glicemico per la signora Maria e non per lo zio Pino, perché hanno diversi pool enzimatici, che hanno costruito nel tempo grazie alle loro abitudini alimentari. Quasi tutti gli enzimi sono suscettibili di inibizione da parte di composti, molecole o ioni. Lo studio dell’inibizione degli enzimi è stato fondamentale per mettere a punto l’azione di certi farmaci. Lo stesso studio, così come è stato fatto per i farmaci, può essere fatto sul cibo. Ma io sono l’unico ad aver fatto questo passaggio logico, l’unico che è riuscito a capire l’alimentazione in funzione di questi giochi enzimatici. Ho applicato dei concetti che sono di biochimica alimentare. Una materia che non esiste nelle università in campo medico.
Solo io posso insegnarvi a spezzare questa “dipendenza enzimatica” che avete verso gli alimenti. Magicamente quell’alimento di cui dite non possiate fare a meno smette di esercitare quella grande attrattiva su di voi. Ma non è magia… non è nemmeno plagio sulle vostre menti da parte del sottoscritto (cosa di cui vengo accusato quotidianamente dai vari detrattori); è biochimica alimentare in funzione ormonale ed enzimatica.
Dr.Lemme – Farmacista