Il presidente traccia il bilancio annuale della commissione Antimafia: “è tempo di rilanciare la lotta a Cosa Nostra, non arretriamo”.
Palermo – In settanta sedute sono stati affrontati i casi di corruzione alla Motorizzazione civile di Palermo, la gestione del 118 e lo scandalo delle invalidità civili e il Consorzio autostrade siciliane, e si è discusso a lungo del ruolo della Regione Siciliana in materia di appalti e del contrasto alla diffusione del crack. Il presidente della commissione regionale Antimafia, Antonello Cracolici, tira le somme sull’attività della commissione a un anno dal suo insediamento. Un bilancio che consegna una fotografia drammatica della Sicilia, mentre Cracolici sgrana come un rosario i tanti punti critici durante la presentazione all’Ars.
Un‘attività intensa, a rincorrere le tante emergenze e a trovare la strategia di azione: sono state 55 le sedute tenute dalla Commissione regionale Antimafia, 14 le inchieste avviate, 70 le audizioni, 9 gli incontri con i prefetti e i comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica, 302 gli incontri con gli amministratori locali, due le risoluzioni approvate e la stipula di un protocollo d’intesa con la Cesi. Un dato allarmante è quello che riguarda le aziende confiscate.
“In Sicilia c’è una mortalità delle imprese confiscate alla mafia – ha detto Cracolici – che è pari al 98%: un dato inaccettabile. Il modello organizzativo dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati non funziona. La gran parte del territorio siciliano è gestito dagli uffici che hanno sede in Calabria, mentre Palermo, Trapani e Agrigento fanno riferimento alla sede dell’Agenzia che è a Palermo, con modelli amministrativi che in alcuni casi differiscono l’uno dall’altro. E’ un tema da affrontare, occorre sistematizzare e affrontare i nodi di difficoltà amministrativa”.
E ancora, l’allarme si fa più alto nelle parole di Cracolici quando dice: “La mafia sa tutto, sa per esempio quando e dove si svolgono le gare d’appalto. Allora la creazione di un Osservatorio per monitorare il pericolo di infiltrazioni nei subappalti è necessaria, non è tempo di arretrare, è tempo di rilanciare la lotta alla mafia. La nostra sfida è far sentire il fiato sul collo alla criminalità, far sapere che siamo attenti, che non cediamo alla rassegnazione. Abbiamo bisogno di rafforzare il tessuto associativo nel territorio: entro fine anno faremo una sorta di Stati generali dell’antiracket siciliano, anche per superare divisioni e lacerazioni che ci sono anche in quel mondo”.