I moderati italiani sono alla ricerca di un nuovo leader: tramontato Silvio Berlusconi che continua ad essere il presidente di Forza Italia, ma ha perso inevitabilmente grande parte del suo appeal, chi nel centrodestra crede ancora nell'Europa unita e rifiuta il sovranismo della Lega e di Fratelli d'Italia “brancola nel buio”, abbandonato a se stesso.
I moderati italiani sono alla ricerca di un nuovo leader: tramontato Silvio Berlusconi che continua ad essere il presidente di Forza Italia, ma ha perso inevitabilmente grande parte del suo appeal, chi nel centrodestra crede ancora nell’Europa unita e rifiuta il sovranismo della Lega e di Fratelli d’Italia “brancola nel buio”, abbandonato a se stesso.
Berlusconi non vuole cedere lo scettro del comando e continua a gestire Forza Italia secondo una logica prettamente aziendale, senza ammettere una successione che sarebbe normale in ogni altro paese democratico.
Il numero dei suoi delfini che hanno cercato di emanciparsi da un padre/padrone divenuto ormai troppo scomodo ha annoverato recentemente un nuovo ingresso: Giovanni Toti, il Presidente della Regione Liguria.
Ex direttore del Tg4 e di Studio Aperto, Toti è stato prima cooptato dal Cavaliere come consigliere particolare e poi “lanciato” nel Parlamento Europeo, per preparare in seguito la sua candidatura a governatore della Liguria.
I precedenti non sono certo incoraggianti: chi prima di lui ha tentato di emanciparsi da Berlusconi ha sistematicamente fallito. Come dimenticare Gianfranco Fini, che “in pompa magna” ha fondato Futuro e Libertà per l’Italia, per ottenere poi un misero 0,47% alle elezioni politiche del 2013; oppure Angelino Alfano, che, dopo cinque anni come ministro nei governi Letta, Renzi e Gentiloni, è tornato ad insegnare in università, rinunciando a candidarsi nel 2018.
Giovanni Toti, probabilmente, ritiene di avere una “marcia in più” rispetto ai primi due, e conta di far leva sul ruolo pubblico che ha ricoperto durante gli ultimi quattro anni e sulla rete di legami importanti che ha instaurato con Lega, Fratelli d’ Italia e con il Sindaco di Genova, Marco Bucci.
Dopo avere provato la “scalata” in Forza Italia, di cui è stato anche coordinatore per un breve periodo, ha deciso di fondare un nuovo partito che ha voluto profeticamente chiamare: Cambiamo! Ad oggi Toti resta un rebus, un politico che non si è mai esposto troppo con le sue idee, per non urtare gli alleati nel governo della regione.
Molti elettori si chiedono ancora oggi se il governatore della Liguria sia sovranista oppure europeista, se riconosca le famiglie arcobaleno oppure segua l’esempio di Matteo Salvini, che vuole abolire la dicitura genitore a e genitore b dai documenti ufficiali.
Molto abilmente Toti non ha mai preso una posizione precisa, per non entrare in polemica con la destra populista, ma se vorrà diventare il nuovo leader dei moderati italiani non potrà esimersi dal fare una scelta di campo netta.
Intanto, però, Stefano Costa, capogruppo della Lista Bucci in consiglio comunale a Genova e “Totiano” della primissima ora, ha lasciato il governatore ed è entrato in Fratelli d’Italia, sposando il progetto sovranista di Giorgia Meloni.
Il programma di Toti rimane ad oggi ambiguo e poco chiaro: creare una gamba moderata, inevitabilmente minoritaria, che possa aiutare Meloni e Salvini a vincere le prossime elezioni significa anche venire assorbito dal progetto sovranista, con scarse possibilità di incidere sulla politica di un ipotetico futuro governo.
Se Giovanni Toti crede nell’Unione Europea, negli Stati Uniti d’Europa, in una destra moderna e riformista, con questo progetto ha scelto forse la direzione sbagliata, barattando le proprie idee per una poltrona da ministro… o per la riconferma alla Presidenza della Liguria.
Mai come oggi la contrapposizione destra/sinistra deve essere considerata anacronistica, sarebbe opportuno rendersi conto che, a partire dal 2020, il nuovo duello, la nuova sfida, sarà tra un fronte europeista e riformista ed un fronte sovranista e populista, ben rappresentati dal confronto tra Matteo Salvini e Matteo Renzi, che si è svolto nella trasmissione RAI, Porta a Porta, il 15 ottobre scorso.
Se Giovanni Toti punta veramente a diventare il nuovo leader dei moderati italiani dovrebbe forse guardare ad “Italia Viva”, ad una Forza Italia dove la leadership del Cavaliere è sempre più debole, o anche a quegli esponenti del PD come Paolo Gentiloni (oggi commissario europeo) ed Enrico Letta che sono stati promotori in passato di politiche riformiste finalizzate alla crescita ed allo sviluppo del paese.
La creazione di un unico fronte europeista e riformista è sicuramente ostacolata dalle rivalità personali e dalle ambizioni politiche degli uomini che si candidano a diventarne il leader, come spesso è accaduto nella storia del nostro paese, ma si tratta di problemi che devono e possono essere superati consegnando la parola direttamente agli elettori, ad esempio con il meccanismo delle primarie.
Se Giovanni Toti non sarà capace di operare una scelta di campo precisa e non avrà il coraggio di combattere apertamente per le sue idee, forse guadagnerà qualche poltrona, ma non riuscirà mai a lasciare il suo segno sulla politica italiana.