Bocciata la dedica del liceo di Partinico al giornalista assassinato da Cosa Nostra: ora è intitolato a Savarino, ex senatore con simpatie fasciste e sostenitore delle leggi razziali. Il fratello Giovanni: “Problema culturale”.
Palermo – Accade al Liceo Scientifico “Savarino” di Partinico, in provincia di Palermo, dove un referendum per l’intitolazione dell’istituto a Peppino Impastato, giornalista e militante comunista assassinato dalla mafia nel 1978, e alla madre Felicia è stato bocciato dagli studenti: su 1335 alunni, ben 797 (il 73%) hanno detto “no” al cambio del nome.
I liceali hanno motivato la decisione perché, a loro dire, Impastato sarebbe un personaggio “divisivo” per aver militato nelle fila di Democrazia Proletaria, forza appartenente alla sinistra extraparlamentare, cosa che avrebbe potuto “generare disaccordo” e “non rappresentare un ideale unificante per l’intera scuola”. Gli studenti hanno contestato inoltre il metodo utilizzato per giungere all’intitolazione: un iter travagliato e complesso, durato più di due anni, avviato proprio su proposta degli studenti che avevano scelto il giudice ucciso dalla mafia Rosario Livatino, e l’ex sindaco del paese Gigia Cannizzo. Ai due nomi i docenti avevano affiancato quello del premio Nobel Rita Levi Montalcini, al quale poi si era aggiunto quello di Peppino Impastato.
Era il 9 maggio del 1978 quando Peppino Impastato, appena trentenne, veniva ucciso a Cinisi, il paese in provincia di Palermo nel quale aveva fondato Radio Aut, emittente libera e autofinanziata in cui denunciava i crimini e le attività di Cosa Nostra. Dopo un lunghissimo iter giudiziario, durato decenni, per l’omicidio sono stati condannati il boss Gaetano Badalamenti e il suo vice Vito Palazzolo. La figura di Impastato, raccontata nel 2000 dal film “I cento passi” di Marco Tullio Giordana (l’attivista era impersonato da uno straordinario Luigi Lo Cascio), è diventata negli ultimi anni uno dei simboli dell’antimafia, dando vita ad associazioni in suo onore, iniziative e lotte per la legalità.
L’iter delle votazioni aveva presto preso una piega controversa. Al momento del voto il collegio dei docenti aveva scelto Rita Levi Montalcini, ma poi in una seconda votazione, in cui a partecipare era stata solo la metà dei rappresentanti di istituto, era prevalso il nome di Impastato. A quel punto, la parola era passata ai commissari e poi alla Giunta, che aveva bocciato la decisione. Infine si sono espressi i ragazzi, che appunto a grande maggioranza hanno detto no all’intitolazione al giornalista antimafia. Non certo – come hanno specificato in una lettera aperta – per mettere in dubbio l’importanza di Peppino e Felicia nella lotta antimafia, ma per ribadire quanto l’appartenenza politica di Impastato fosse “divisiva” e per contestare l’assenza di coinvolgimento “diretto” e “democratico” degli studenti nel processo decisionale.
In ogni caso, la vicenda fa riflettere. E non solo per la percezione dei giovani di oggi nei confronti di figure come quella di Peppino Impastato, che è stato un’icona antimafia pagando le sue scelte coraggiose con la vita, al di là della sua appartenenza politica.
Il liceo di Partinico è attualmente intitolato a Santi Savarino, giornalista e commediografo nativo della cittadina siciliana che durante il Ventennio non lesinò certo le sue simpatie fasciste, espresse anche attraverso la pronta adesione alla campagna razziale decisa da Mussolini nel 1938: il suo nome comparve nell’elenco, pubblicato sui giornali, di 180 scienziati e 140 politici, intellettuali, scrittori e giornalisti che approvarono le leggi razziali. Una fedeltà che fu ripagata nel luglio del 1943, dopo la caduta del regime e l’arresto di Mussolini, con la nomina, da parte del maresciallo Badoglio, a commissario dell’Ente Stampa con il compito di vigilare sulla eventuale pubblicazione di “notizie non autorizzate” e di procedere al sequestro dei giornali che se ne fossero resi colpevoli. Dopo la fine del Fascismo, Savarino si riciclò nella corrente di destra della DC e nel 1953 riuscì a farsi eleggere senatore, forse con i voti del mafioso Frank Coppola (con il quale intavolò una corrispondenza, oggi agli atti della Commissione Antimafia). Infine tornò fascista, si candidò nel MSI, ma non venne rieletto. Simpatizzante del fascismo e delle leggi razziali, poi senatore democristiano dalle amicizia a dir poco discutibili, poi militante nell’Msi: Santi Savarino non era forse – lui sì – “divisivo”?
Deluso e amareggiato si è detto Giovanni Impastato, fratello di Peppino, che ha sottolineato come Peppino sia un simbolo, un esempio di coraggio e impegno contro la mafia. «Peppino è un personaggio amatissimo dai giovani, forse gli studenti del liceo non hanno studiato la sua storia», commenta. «Secondo me i ragazzi sono stati strumentalizzati e comunque a questo punto c’è un problema culturale».
La vicenda è diventata virale e anche sui social lo sconcerto per la “bocciatura” dell’intitolazione è pressoché unanime, interpretata come un segno dei tempi – in un momento in cui si fa tanto parlare di un “ritorno” del Fascismo, vero o presunto che sia – ma anche come la prova di quanto sia necessario lavorare per promuovere la conoscenza della storia recente tra i più giovani e ribadire quanto la militanza antimafia sia sempre e comunque da considerare un valore etico universale, al di là di ogni appartenenza ideologica o politica. Un’occasione sprecata, dunque. E “cento passi” compiuti non in avanti, ma indietro.