Il braccio indulgente della legge: evita l’ergastolo il killer di Giulia Rigon

Omicidio del camper: Henrique Cappellari massacrò di botte la compagna, ma per i giudici non merita il fine pena mai chiesto dall’accusa.

BASSANO DEL GRAPPA (Vicenza) – Ventuno anni di reclusione per aver ammazzato a calci e pugni la sua compagna. Il pubblico ministero aveva chiesto l’ergastolo. Cosi fra sconti di pena, buona condotta e altri premi Henrique Cappellari, 33 anni residente a Foza ma brasiliano d’origine, tornerà presto in libertà nonostante abbia sulla coscienza l’omicidio di Giulia Rigon, 31 anni, originaria degli Altopiani di Asiago, avvenuto nella notte tra il 28 e il 29 dicembre del 2021. Le Pm Serena Chimichi e Alessia Grenna, nel primo grado di giudizio, avevano chiesto per l’uomo il fine pena mai, richiesta che non è stata accolta dalla Corte d’Assise di Vicenza, presieduta da Lorenzo Miazzo.

Agli anni inflitti dal collegio giudicante si aggiungono quelli già scontati in carcere dove Cappellari era stato trattenuto fin dal gennaio 2022 perché ritenuto individuo pericoloso. I due senza fissa dimora vivevano in un camper, un Fiat Arcà di colore bianco, parcheggiato in una piazzola di sosta per automezzi in via Capitelvecchio, a Bassano. Anche la notte del femminicidio Henrique e Giulia si trovavano insieme dentro l’automezzo quando l’uomo, alle 6.41 del mattino di quel maledetto 19 dicembre, telefonava ai vigili del Fuoco dicendo all’operatore che la compagna era morta.

Dopo l’allarme si recavano sul posto i soccorritori del 118, i carabinieri di Bassano, con il reparto Scientifico e il medico legale. I militari entrando nel camper ritrovavano il cadavere della donna sul pavimento del mezzo mentre il compagno, sulle prime, raccontava che Giulia era deceduta in seguito ad una caduta accidentale. Le lesioni, però, dopo i primi riscontri medici, non sembravano compatibili con l’esito di una scivolata; piuttosto con un colpo sferrato alla testa della vittima e al petto.

In primo piano Henrique Cappellari con il difensore Dario Lunardin

L’uomo, successivamente, cambiava la versione dei fatti attribuendo la morte della giovane donna a seguito di un’aggressione da parte di alcuni balordi provenienti dalla Lombardia con i quali, in passato, aveva avuto diversi screzi per motivi di interesse economico. Gli investigatori dell’Arma non ci mettevano molto a scoprire che entrambe le versioni dei fatti rese dal brasiliano non erano altro che maldestri tentativi di depistaggio. Infatti in base all’analisi delle celle telefonicheCappellari sarebbe rimasto con la fidanzata sia la sera che la notte in cui la ragazza è morta, mentre dalle registrazioni delle telecamere stradali non risultavano auto con sconosciuti che si sarebbero fermate nelle vicinanze del camper per compiere il presunto sanguinoso pestaggio. Nel camper, inoltre, venivano rilevati esclusivamente impronte e materiale biologico appartenente ai due clochard.

Ma c’era di più: l’anello indossato dall’uomo sull’indice della mano sinistra era compatibile con alcune lesioni riscontrate sul corpo della vittima. In sostanza, a seguito di un ennesimo litigioCappellari avrebbe massacrato di botte la povera Giulia che spirava poco dopo i primi pugni a causa di un colpo mortale che le spezzava lo sterno provocandole una fibrillazione cardiaca con conseguente arresto respiratorio. I due si erano conosciuti diversi anni prima ma si erano anche lasciati due anni prima della tragedia per poi tornare insieme:

I genitori della vittima durante la lettura della sentenza

”I genitori di Giulia sono sempre stati profondamente contrari a quella unione malata – racconta l’avvocato Antonio Marchesini, legale di fiducia di Adriano e Oriana Rigon, papà e mamma della vittima – Chiamavano la figlia ogni giorno per accertarsi che stesse bene. Sapere che viveva in quelle condizioni non dava loro pace. Era una relazione insana, che a lei non faceva bene, ma nessuno avrebbe mai immaginato che potesse andare a finire in questo modo tragico. Giulia e Henrique si erano rimessi insieme da pochi mesi, ma si conoscevano da anni: prima avevano avuto una relazione più lunga, che a lei aveva fatto del male. Prima di rincontrare quell’uomo lei stava meglio: aveva trovato un lavoro che le piaceva tanto, era felice di essere stata assunta a tempo indeterminato. Poi si sono incontrati di nuovo, hanno ripreso a frequentarsi e lei, poco più di un mese prima della morte aveva deciso di andare a vivere con lui in quel camper…”.

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