Le morti sul lavoro e il solito “refrain” della politica: “Si poteva e si doveva evitare”

Dopo la tragedia di Firenze piovono i commenti. Il j’accuse dei sindacati: “Le vittime avevano un contratto da metalmeccanici”.

Roma – Puntuale come un orologio svizzero, dopo la tragedia arriva la pioggia battente dei commenti politici. Da destra a sinistra, con accuse reciproche di quello che si poteva o doveva fare per evitare le morti sul lavoro, e che invece non è stato fatto dall’uno o dall’altro. Il solito “refrain”, si poteva e si doveva evitare. E mentre gli operai muoiono o giacciono sotto le macerie il fiume di dichiarazioni è in piena. Quando arriva la notizia del crollo di un cantiere a Firenze – è il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani a diffonderla – in cui tre operai sono morti e altrettanti sono stati trasportati in ospedale mentre lavoravano alla realizzazione di un supermercato Esselunga, è il premier Giorgia Meloni a inviare il messaggio di cordoglio di tutto il governo per l’ennesima tragedia.

Il presidente del Consiglio segue “con apprensione” le ricerche dei dispersi sotto le macerie del crollo. La stessa apprensione vissuta dal sindaco di Firenze, Dario Nardella. Momenti terribili raccontati da Giani che è accorso sul posto: “Travi accartocciate, è una cosa drammatica. Difficile trovare le parole con queste immagini”. Infatti è difficile trovare le parole, ma la politica continua a commentare dopo le tragedie. Anche Matteo Renzi dice su X che “non ci sono parole”. Ma poi le trova e dice: “Dolore atroce per la tragedia dell’ex panificio militare di Firenze”.

Dopo di lui nel dibattito post tragedia interviene Elly Schlein: ”C’è stato un drammatico incidente a Firenze e vorrei chiedervi di fare insieme un minuto di silenzio per esprimere cordoglio, vicinanza a familiari vittime e sostengo a chi sta prestando soccorso”, afferma la segretaria dem interrompendo l’incontro con le sigle del settore agricolo in corso al Nazareno. ”Quella della sicurezza sul lavoro è un’emergenza vera. L’Italia non può continuare ad essere un Paese in cui si muore di lavoro, di stage e le istituzioni devono fare ogni sforzo per aumentare controlli e fare un grande investimento nella formazione”.

Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana

Tutte reazioni che appaiono sempre di più un disco rotto, tra accuse, rimpalli di responsabilità e l’insicurezza dominante nei cantieri. Marina Caprotti, presidente di Esselunga esprime “profondo cordoglio e vicinanza alle famiglie delle vittime. Siamo sconvolti per quanto avvenuto”,  afferma spiegando che “il cantiere in costruzione era affidato in appalto a una società terza e siamo a disposizione delle autorità per contribuire a chiarire la dinamica di quanto accaduto e per qualsiasi esigenza”.  E conclude: “In segno di lutto nel pomeriggio i negozi Esselunga della città di Firenze verranno chiusi”.

Arriva anche – puntuale – il j’accuse dei sindacati: “Un fatto agghiacciante – commenta il segretario generale
della Cisl, Luigi Sbarra – ma il cordoglio e la solidarietà non bastano. La strage deve finire”. In attesa che la magistratura “faccia luce su dinamiche e responsabilità, una cosa è certa – aggiunge – la sicurezza nei luoghi di lavoro e la salvaguardia della vita dei lavoratori deve essere messa in cima alle priorità del Paese”. La Cgil ci mette il carico, denunciando che ai lavoratori di Firenze sembra – secondo i primi accertamenti – venisse applicato il contratto di metalmeccanici“. In realtà però è evidente che svolgessero lavori edili.

A riferirlo ai giornalisti di fronte al cantiere della morte, Daniele Calosi, segretario della Fiom Cgil di Firenze, Prato e Pistoia: “Se fossimo davanti a questa cosa – accusa – ci troveremmo di fronte al fatto che si utilizza un contratto che ha un costo minore per garantire poi la possibilità a chi prende il subappalto di risparmiare. Queste sono verifiche che sono in corso d’opera”. E aggiunge: “Io credo che questa cosa sia di una gravità inaudita in una Firenze troppo spesso assopita da altre vicende, mentre invece nel mondo reale si muore di lavoro sul lavoro. Una tragedia che poteva essere evitata e sono finite sotto il cemento armato persone che oggi non torneranno a casa”.

Le immagini del cantiere della tragedia

Per questo, conclude Calosi, “come rappresentanti dei lavoratori del settore metalmeccanico della provincia, abbiamo indetto quattro ore di sciopero al termine del turno di lavoro o come modalità diversa come vorranno decidere gli operai. I lavoratori del Nuovo Pignone oggi, ad esempio, hanno scioperato spontaneamente appena avuto la notizia. Non è possibile che per far parlare dei problemi di lavoro si debba morire di lavoro in questo Paese”. 

Intanto però si continua a morire e a commentare dopo la tragedia. E pensare che quest’anno nelle varie inaugurazioni dell’anno giudiziario da Nord a Sud, il fenomeno allarmante dei morti sul lavoro era stato al centro dei discorsi dei magistrati e dei vari capi delle Corti d’Appello. Il primo presidente della Cassazione Margherita Cassano, aveva lanciato l’allarme: “Dai dati messi a disposizione dall’Inail risulta che le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale sono state, nei primi undici mesi del 2023, 968 (38 in meno rispetto alle 1006 del periodo gennaio-novembre 2022, 148 in meno rispetto al 2021, 183 in meno rispetto al 2020 e 29 in meno rispetto al 2019)”.

La neo eletta Presidente ha poi aggiunto: “i dati, pur se in lieve flessione rispetto all’anno precedente, continuano ad essere l’espressione di una grave patologia sociale cui è urgente porre rimedio mediante una forte azione preventiva incentrata sul recupero di effettività di controlli seri, efficaci, moderni, capillari. In un moderno Stato di diritto non è tollerabile che si continui a morire a causa del lavoro”. Eppure è successo e temiamo succederà ancora.

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