Dai cambiamenti climatici all’iperconsumismo, una performance visionaria ispirata al trittico “Il giardino delle delizie” di Bosch. Appuntamento il 2 febbraio a Milano.
MILANO – La parola antropocene identifica l’attuale epoca geologica, in cui l’ambiente terrestre, nell’insieme delle sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, è fortemente condizionato su scala locale e globale dagli effetti dell’azione umana, a cominciare dall’aumento delle concentrazioni dei gas serra nell’atmosfera. “Antropocene”, ovvero il racconto in suoni della modernità, è anche il nome dello spettacolo che andrà in scena venerdì 2 febbraio alla Fabbrica del Vapore di Milano (via Procaccini 4, ore 21, ingresso libero) nell’ambito del cartellone di eventi “Vapore d’Inverno”.
Si tratta di un progetto multimediale, in cui confluiscono musica, parole, immagini, video e testimonianze, che parte da una rilettura dell’opera “Il giardino delle delizie”, famoso trittico del visionario pittore fiammingo Hieronymus Bosch, e che diventa una critica radicale (le tre pale rappresentano, rispettivamente, l’equilibrio ecologico, l’attività antropica e l’inferno climatico) al devastante e irreversibile impatto della presenza umana sulla Terra.
Grazie alla collaborazione con il videoartista spagnolo Jesús de la Iglesia, che ne ha curato la regia, “Antropocene” si configura come un’esperienza immersiva nell’opera che Bosch ha realizzato alla fine del Quattrocento: il quadro prenderà vita attraverso gli effetti speciali che la tecnologia di oggi permette, con l’inserimento di frammenti di immagini che richiamano le tematiche più critiche della modernità, mentre la musica dal vivo – eseguita dal pianista Paolo Paliaga (che è anche l’ideatore dello spettacolo), dal chitarrista Luca Pedroni e dal batterista e percussionista Patrizio Balzarini – accompagnerà gli spettatori in un viaggio profetico e profondamente emotivo.
Spiega Paolo Paliaga, ideatore di “Antropocene” e pianista interessato alla ricerca e all’esplorazione di nuove sonorità, sempre pronto a valicare la linea di demarcazione tra generi e stili:
«Questo spettacolo chiama in causa tutti noi e vuole essere un pugno nello stomaco di chi lo guarda. La chiave interpretativa può essere riassunta nella visione sociologica secondo la quale la modernità ha scatenato forze che risultano difficili da governare. La tecnica, il mercato, il liberismo economico, il consumismo, la fragilità della politica, la globalizzazione, l’indifferenza tra Nord e Sud del mondo, le migrazioni sono la cifra della nostra epoca, ma in verità non sembriamo esserne consapevoli fino in fondo. Attraverso la potenza della pittura di Bosch cerchiamo di leggere la modernità come un percorso che ci sta portando verso il baratro. In questa riflessione filosofica e sociologica sul destino dell’uomo, sul sistema ecologico e sul rapporto uomo-natura saremo aiutati da eminenti intellettuali come Noam Chomsky, Jeremy Rifkin, José “Pepe” Mujica, Umberto Galimberti e altri autorevoli testimoni. Le loro parole si faranno musica e noi suoneremo insieme al ritmo dei loro ammonimenti, con l’obiettivo di sensibilizzare gli spettatori sulle grandi questioni irrisolte della contemporaneità».
Info on line: www.fabbricadelvapore.org