La povertà rappresenta un’autentica emergenza sociale, originata dalla disoccupazione, malattie, divorzi, carenza di sostegno familiare o sociale, e traumi psichici. Le conseguenze di tale condizione includono isolamento, alcolismo, abuso di sostanze, malattie e decesso prematuro.
Roma – L’esercito dei “senza fissa dimora” in continua crescita. Che la povertà sia una vera e propria emergenza sociale, lo si sa da un pezzo, ormai. Ogni indagine giornalistica e ricerche socio-economiche confermano che il trend verso l’abisso della povertà è in forte crescita. Basta farsi un giro nelle piazze, alle stazioni, sotto i portici di qualunque medio-grande città italiana, se ne incontrano tanti. Sembrano sagome fisse, stagliate, nette, invisibili. Nel senso che sono lì a gridare la loro disperazione, ma le loro grida non sono ascoltate da nessun passante, quasi come se la loro voce fosse colpita da disfonia. Ed invece sono sempre lì, avvolti nei loro cartoni e negli indumenti laceri e cenciosi e che indossano.
Quando fa freddo, alcuni indossano dei pastrani malandati talmente grandi che sembrano farli soccombere sotto il loro peso. L’alcool ed il fumo delle sigarette annebbiano e stordiscono i loro pensieri, forse per andare oltre. Chissà dove, non si sa! Ancora oggi c’è chi li definisce col termine francese “clochards”, quasi a voler richiamare un’atmosfera romantica dal vago sapore “bohemien”, da artista anticonformista. A questo proposito è da rilevare il comunicato a cura della Fio.PSD, la Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora, un’associazione che persegue finalità di solidarietà sociale nell’ambito della grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora, che invita a non usare questo termine: “E’ una mistificazione, in quanto la realtà ci dice che molti si adattano in negativo alla situazione che vivono. Spesso gli stessi senza fissa dimora raccontano, a sé stessi e agli altri, che si trovano in quella situazione per scelta.
Ma è una strategia di sopravvivenza per poter resistere in una situazione di forte disagio, per mantenere quel minimo di autostima che ti consente di non annientarti in una situazione in cui socialmente sei già stato annientato. Le persone senza dimora vivono un disagio complesso, non dettato da una “scelta di libertà” (contrariamente a quanto spesso si crede), ma da acuta sofferenza e rottura radicale rispetto alle reti sociali. Per questo la parola clochard va sostituita con ‘persona senza dimora’ che è la traduzione italiana per homeless”. Le cause da cui scaturisce questa condizione sono tante e varie: la perdita del lavoro, una malattia, un divorzio, la mancanza di supporto familiare o sociale, traumi psichici.
Tra le conseguenze vi sono: isolamento, alcolismo, consumo di droga, malattie, morte prematura. Negli ultimi tempi sono cresciute le coppie giovani che si trovano dalla sera alla mattina in mezzo ad una strada. Ad esempio, le cronache giornaliste ci hanno informato di un esempio di quello che accade a Milano, ma potrebbe succedere in qualsiasi città italiana. E’ la storia di una coppia italiana, lei 46 anni, lui 52. Hanno parlato di una sorta di dominio degli africani sui posti dove dormire, tentativi di furti di quei quattro spiccioli che si posseggono.
Lei, quando capita, lavora come donne delle pulizie a 6 euro all’ora in nero. Il compagno lavorava in una caffetteria di nome che ad un cero punto, per una questione di debiti ha chiuso. Che le condizioni siano peggiorate, è dimostrato dal calo della solidarietà tra poveri, andata al diavolo pure essa. E’ un quadro agghiacciante, soprattutto perché basta un nonnulla per ritrovarsi ad incrementare le fila dell’esercito degli invisibili. A volte converrebbe non voltare il capo dall’altra parte, a mo’ di fastidio, quando li incontriamo sui marciapiedi o sotto un portico. Forse se incrociassimo i loro sguardi, noteremmo una grande disperazione, la stessa che potrebbe toccare ad ognuno di noi!